Il lavoro nel turismo è sempre stata una risorsa importante per l’Italia, anche se mai sfruttata al 100% del suo potenziale. Il motivo risiede un po’ nell’atavica ricerca dell’agognato posto fisso piuttosto che dell’attività con rischio imprenditoriale, un po’ nella volontà, specie al sud, di lavorare sugli standard minimi, senza massimizzare quanto il nostro stupendo territorio ha da offrire in termini di natura, cultura ed enogastronomia.

Tuttavia, tra crisi, pandemia e voglia delle nuove generazioni di vivere senza troppi vincoli lavorativi, l’Italia sembra aver riscoperto le enormi possibilità legate al turismo.

Il PNRR in questo scenario può giocare un ruolo fondamentale per la rinascita di borghi e città fino ad ora lasciati a se stessi. Ma bisogna fare attenzione e sfruttare nel migliore dei modi, con coscienza, questa opportunità. Sempre con la speranza che questo PNRR riesca a partire!

Più servizi meno alloggi

Negli ultimi anni, piattaforme come Airbnb e voli economici Ryanair su aeroporti prima al di fuori dalle rotte turistiche, hanno portato alla luce tesori nascosti del nostro Paese.

Piccole città senza particolari attrazioni, ma comodissime per fare da base a centri ben più noti, oppure alternative meno turistiche ma più autentiche per vivere un’esperienza italiana autentica.

Molti stranieri hanno potuto così conoscere cittadine e borghi non presenti sui cataloghi ma comunque ricchi di fascino. Con qualche centinaio di euro una coppia o una famiglia può godersi la realtà italiana ad un paio di ore di volo, osservando la vita locale.

Dalla Germania, dall’Olanda o dall’Est Europa si raggiunge con facilità la costa adriatica, in città come Bari o Pescara, ideali per trascorrere in totale relax alcuni giorni presso spiagge belle e attrezzate, direttamente in città.

In conseguenza di questi nuovi arrivi, molte persone hanno trasformato le seconde case in B&B e case vacanze per accogliere i turisti in crescita, facendo fronte alla carenza di strutture ricettive.

Stesso discorso nei piccoli borghi montani, prima sconosciuti e ora presi d’assalto specie in estate.

Sebbene sia prevista una continua crescita di visitatori e sia giusto continuare ad investire sulla ricettività, bisogna accompagnare l’aggiunta di posti letto con servizi e, soprattutto, opportunità lavorative per i residenti.

Il lavoro nel turismo non può essere finalizzato solo al turismo

Chiariamo bene questo concetto.

Con il PNRR molti centri storici verranno sistemati e saranno promossi come mete turistiche; quelli già nel giro vivranno una ulteriore crescita. Quindi vanno bene altre strutture ricettive, ma attenzione! Non bisogna creare paesi dormitorio, pieni di B&B, ristoranti e locali per aperitivi, privi però di una solida base sociale.

C’è bisogno di residenti, persone che vivano il paese, insieme ai visitatori, perché altrimenti si rischia di trasformare i paesi in alberghi diffusi, privi di quelle fondamenta che permettono ad una comunità di prosperare nel tempo.

Abbiamo come esempio il macroscopico caso di Venezia, dove è stato provocatoriamente installato un contatore di residenti e turisti, per scoprire che a breve i secondi supereranno i primi in presenze.

Quindi, piano con l’entusiasmo: per poter ottenere il massimo da questa opportunità storica e forse irripetibile, è necessario pianificare.

Il comune di Calascio (provincia di L’Aquila), vincitore del bando PNRR per la rivalutazione dei borghi storici, ha presentato un piano di recupero basato sulla riscoperta degli antichi mestieri.

Non solo un albergo diffuso e un ostello, ma nel paese troveranno spazio anche una ippovia e infrastrutture per modernizzare la pastorizia, fino al secolo scorso motore trainante dell’economia della zona.

La proposta turistica si costruisce intorno a questo progetto, per far coesistere un blocco di residenti permanenti con visitatori spalmanti durante tutto l’anno, non solo in alta stagione.

Gli incentivi per la residenza

Molte regioni sovvenzionano economicamente chi decide di trasferirsi in via permanente nei centri spopolati. Si tratta di cifre che variano da regione a regione, solitamente alcune migliaia di euro l’anno, che però permettono di pagare buona parte dell’affitto (se non la totalità).

Possono essere soluzioni per chi intende abbandonare il caos e i costi della città per iniziare magari una nuova attività, per la quale i residenti hanno spesso dei sussidi.

Eventi culturali per promuovere il territorio

Le radici culturali di un territorio sono una risorsa enorme, che va sfruttata in ottica turistica, con una duplice valenza: mantenere vive le tradizioni e attirare visitatori.

Basti pensare al successo della pizzica in Puglia, riscoperta recentemente come traino per il recupero turistico di alcune zone interne della regione, prima snobbate in favore della località costiere.

Ecco, rivalutare l’interno con eventi culturali, per creare una nuova dimensione turistica in grado di puntare anche ad un indotto di nicchia, esteso però su tutto l’anno.

Non è sbagliato convertire una seconda casa in struttura ricettiva, anzi è utile, ma se bisogna investire da zero, il consiglio è quello di puntare a creare servizi ed eventi (anche per famiglie e bambini) che possano portare alla comunità un valore aggiunto, in termini non solo economici ma anche sociali.

Un paese, una città, non deve abbandonarsi all’indulgenza del guadagno facile e rapido, ma costruire progetti di crescita nel lungo periodo.

I residenti sono necessari e bisogna creare le basi perché possano vivere in tranquillità e non soffocati da masse di turisti.