E’ ancora emergenza lavoro. Sempre più imprenditori non riescono a reperire personale qualificato e non sempre il problema è la mancata preparazione, a volte i candidati non si presentano affatto. Se la disoccupazione resta un tarlo importante, anche quello delle imprese che faticano a trovare personale non è da sottovalutare.
Difficile trovare candidati
Secondo l’elaborazione effettuata dall’Ufficio studi della Cgia sull’indagine condotta dall’Unioncamere-Anpal, sistema informativo Excelsior, è emerso che ben il 32,8% delle assunzioni da parte delle aziende sono difficili a causa dell’impreparazione dei candidati.
A fare chiarezza il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo secondo cui ‘‘Gli imprenditori cercano sempre più personale altamente qualificato, dall’altro figure caratterizzate da bassi livelli di competenze e specializzazione. Se per i primi le difficoltà di reperimento sono strutturali a causa anche dello scollamento che in alcune aree del Paese si è creato tra la scuola e il mondo del lavoro, i secondi, invece, sono profili che spesso i nostri giovani rifiutano e solo in parte vengono coperti dagli stranieri”.
Figure che si fatica a reperire
Ma quali sono quelle figure che ricercate e con difficoltà di reperimento? Tecnici informatici, esperti in marketing, camerieri, progettisti, addetti alla vendita, ingegneri, cuochi, operai metalmeccanici ed elettromeccanici sono solo alcune delle professioni in cui il vuoto appare più grande. E il problema non riguarda solo il Nordest ma bene o male tutto il paese con una percentuale media di difficoltà di reperimento del 27,5 per cento in particolare in alcune province quali Chieti, Teramo, Potenza, Siracusa, Taranto, Cagliari, L’Aquila.
Il problema del Mismatch
Se il motivo per cui molti giovani nemmeno si presentano ai colloqui o rinunciano a mandare la candidatura si può facilmente intuire, quello del Mismatch è un problema da considerare. Secondo il report di Boston Consulting Group “Fixing the Global Skills Mismatch”, cresce sempre di più il gap tra le competenze richieste e quelle disponibili sul mercato del lavoro. Bisogna tenere presente che entro pochi anni una buona percentuale di lavori verteranno su competenze nuove, lavori che ancora non esistono e che sostituiranno i mestieri attuali. Facile dunque capire quel gap difficile da colmare per le aziende ma che non aiuta a colmare il vuoto della disoccupazione.
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