Ha sicuramente molti nemici. Non è raro che, quando gli italiani scendono in piazza per qualsiasi motivo – che si tratti di Palestina libera, di questioni legate al lavoro, alle pensioni o ad altri temi sociali – abbiano nella Meloni e nei rappresentanti del suo governo un bersaglio da schernire e offendere. Su questo, nessuno può negarlo: le scene di fantocci della Premier portati in piazza, con scritte e manifesti ostili, sono ormai una costante. Eppure, il governo guidato dalla leader di Fratelli d’Italia prosegue nel suo percorso. Porta avanti le sue politiche, condivisibili o meno. E regge nei sondaggi, dove risulta più spesso in crescita che in calo quanto a gradimento.
Naturalmente, le politiche attuate possono accontentare alcuni contribuenti e scontentarne altri. Ma vanno avanti. Proprio ieri, ad esempio, Giorgia Meloni è stata ospite di quello che molti esperti considerano come gli Stati Generali dei commercialisti italiani. E nel suo intervento – accolto da una vera e propria ovazione – ha riportato al centro del dibattito il tema del taglio delle tasse al ceto medio.
Le parole della Premier Giorgia Meloni non lasciano spazio a dubbi: presto taglio IRPEF al ceto medio
Pensionati, lavoratori dipendenti, autonomi e ogni altro contribuente che rientra in quella fascia che comunemente definiamo ceto medio riceveranno presto una notizia tanto attesa: pagheranno meno tasse.
La politica di revisione delle aliquote IRPEF procede infatti spedita. E ora, anche secondo la Premier Meloni, è arrivato il momento di alleggerire il carico fiscale su un ceto medio sempre più in difficoltà.
Ma chi rientra fiscalmente nel ceto medio? Si tratta dei contribuenti che oggi appartengono al secondo scaglione IRPEF, ovvero coloro con redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro.
Con una sorpresa aggiuntiva: potrebbero rientrare nei benefici anche i contribuenti con redditi fino a 60.000 euro.
Le tasse per il ceto medio andranno giù, ecco come
Naturalmente, non tutti pagheranno meno tasse. Si prevede l’esplosione di polemiche ideologiche, soprattutto da parte della sinistra, che storicamente ritiene che chi guadagna di più debba contribuire maggiormente rispetto a chi ha redditi più bassi.
Secondo questa visione, la progressività dell’imposta è uno strumento da rafforzare, non da indebolire. Tuttavia, è evidente che già oggi chi ha redditi inferiori paga meno rispetto a chi guadagna di più. Ma da sinistra si chiede di aumentare ulteriormente la forbice, imponendo un carico fiscale più pesante ai redditi elevati.
A destra, invece, si va in un’altra direzione. Con l’attenzione rivolta al ceto medio, ovvero cittadini con redditi dignitosi ma non certo milionari, che non dovrebbero essere visti come “ricchi da colpire”.
E ieri, su questo, la Premier è stata molto chiara.
Dopo il taglio degli scaglioni del 2024, arriva ora una nuova fase: la rimodulazione dell’aliquota del secondo scaglione, che porterà una riduzione del prelievo su tutti i redditi compresi tra 28.000 e 60.000 euro.
Continua la rimodulazione dell’IRPEF: stavolta tocca al ceto medio pagare meno tasse
Come già riportato in precedenza, oggi gli scaglioni IRPEF sono tre:
- 23% per i redditi fino a 28.000 euro;
- 35% per i redditi tra 28.000 e 50.000 euro;
- 43% per i redditi oltre i 50.000 euro.
L’operazione IRPEF 2024 è partita con l’unificazione del secondo scaglione (15.000–28.000 euro, con aliquota al 25%) con il primo scaglione (fino a 15.000 euro, al 23%).
Il risultato? Un taglio del 2% su quella fascia di reddito, a vantaggio di tutti coloro che guadagnano più di 15.000 euro, per la parte fino a 28.000 euro.
Ora, tocca a chi guadagna di più. Si punta a ridurre l’aliquota del secondo scaglione: dal 35% al 33%, con un ulteriore taglio del 2%.
Ma c’è di più: anche per chi ha redditi tra 50.000 e 60.000 euro, l’aliquota non sarebbe più del 43%, bensì del 33%, allineandosi a quella del secondo scaglione.
Un cambiamento che porterebbe fino a 1.440 euro di risparmio fiscale per chi ha redditi esattamente pari a 60.000 euro (e naturalmente benefici proporzionati anche per chi guadagna meno).