La prima conseguenza del successo per l’Offerta Pubblica di Acquisto e Scambio (OPAS) lanciata da Monte Paschi sul capitale di Mediobanca è il cambio del controllo in Generali. La compagnia di Trieste è guidata dal 2016 dal CEO francese Philippe Donnet ed è partecipata da Piazzetta Cuccia con una partecipazione del 13,22%. Risultano tra i principali azionisti anche Francesco Gaetano Caltagirone (6,90%) e Delfin (10%) della famiglia Del Vecchio. E la possibile prima vittima dell’OPAS sarebbe la joint venture tra Generali e Natixis.
Joint venture tra Generali e Natixis annunciata a gennaio
Eravamo agli inizi di gennaio quando venne annunciato un accordo tra Trieste e Parigi per la nascita di una società di gestione del risparmio controllata pariteticamente e con masse gestite per 1.900 miliardi di euro.
Di queste, 650 miliardi sarebbero state apportate dalle società che ad oggi gestiscono la liquidità per la compagnia italiana. Sarà un caso, ma solamente tre giorni più tardi Monte Paschi lanciava l’OPS su Mediobanca.
Governo in allarme, scatta l’OPS su Mediobanca
Cos’era accaduto nel frattempo? Il governo Meloni aveva appreso con allarme la joint venture tra Generali e Natixis, temendo che i risparmi degli italiani finissero in mani straniere. Donnet smentì un simile scenario, ma le nomine annunciate mesi dopo per capeggiare la nuova realtà accentuarono il timore. Se è vero che vi è stata ufficialmente una spartizione 50/50 delle cariche, d’altra parte non compare un solo italiano nelle quattro posizioni chiave.
Ad aprile Donnet e la lista del CDA vincevano il voto all’assemblea degli azionisti. Il primo otteneva il quarto mandato consecutivo. Contro si erano schierati ancora una volta Caltagirone e Delfin. I due sono anche soci di Monte Paschi e Mediobanca. A seguito dell’OPAS, i numeri della nuova Monte Paschi dicono che Delfin si attesterà intorno al 20% e Caltagirone al 13% del capitale.
Di fatto, controlleranno Piazzetta Cuccia insieme al Tesoro e a Banco BPM. Di riflesso, avranno anche il controllo di Generali.
Caltagirone-Delfin a capo di Trieste
Sommando a valle il 13% e passa di Mediobanca e il 17% diretto complessivo, i due soci nei fatti avranno il controllo del 30% della compagnia. Fate attenzione a questo dato, perché rischia di essere oggetto di contenzioso legale nei prossimi mesi. Gli sconfitti in Mediobanca e la dirigenza di Generali eccepiranno che Delfin e Caltagirone si siano mossi di concerto. Se fosse accertato in tribunale, scatterebbe per loro l’obbligo di lanciare un’Offerta Pubblica di Acquisto sul rimanente capitale del 70%. Si tratterebbe di mettere su un’operazione da 40 miliardi massimi. Insostenibile.
Il governo ha appoggiato da dietro le quinte l’OPAS su Mediobanca per mettere in sicurezza la compagnia dalle mire della finanza transalpina. Questo significa che la joint venture tra Generali e Natixis verrà con ogni probabilità affossata sul nascere. Resta, infine, da vedere che fine farà il CDA appena rinnovato. Se la nuova Mediobanca in mano a Monte Paschi segnalasse la volontà di discontinuità nella gestione, cosa farebbero gli amministratori in carica?
Generali e Natixis verso il divorzio
Attenzione anche a Unicredit.
La banca gestita dal CEO Andrea Orcel è presente nel capitale di Generali con una quota recentemente accumulata del 6,7%. Dopo avere dovuto rinunciare a Banco BPM, ripiegherà su Trieste? L’istituto ha votato contro il nuovo CDA in aprile e contro l’OPS di Mediobanca su Banca Generali ad agosto. Segnali distensivi nei confronti del governo, che potrebbe a quel punto ricambiare il favore appoggiando – tramite il Tesoro in Monte Paschi – un’eventuale alleanza con Piazza Gae Aulenti e gli altri principali soci della scalata appena conclusasi.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

