Nessuna novità sul fronte dei tassi di interesse in Giappone. Il board della banca centrale ha deciso di tenerli invariati allo 0,50%. Tuttavia, due suoi componenti hanno proposto un aumento allo 0,75%. Sono Hajime Takata e Naoki Tamura. Già questo è stato un evento eccezionale, un segnale della possibile stretta nel mese di ottobre. La decisione di politica monetaria è arrivata dopo la pubblicazione del dato sull’inflazione ad agosto, scesa al 2,7% annuale, il dato più basso dal novembre scorso. Anche l’inflazione di fondo è stata del 2,7%. In ogni caso, superiore al target del 2%.
Messaggio al futuro premier
La politica monetaria è stata rivista in senso più restrittivo.
Se i tassi sono rimasti invariati, la Banca del Giappone ha altresì deciso di vendere ETF per 330 miliardi di yen all’anno e REIT (trust immobiliari) per 5 miliardi all’anno. La reazione del mercato è stata un apprezzamento del cambio e l’ulteriore risalita dei rendimenti sovrani. Di fatto, Tokyo ha segnala l’abbandono delle misure di Abenomics adottate nel decennio passato e fino a un paio di anni fa.
Ma non fatevi traviare dalle cifre. I 330 miliardi di yen in ETF corrispondono a meno di 2 miliardi di euro. E l’istituto con gli acquisti condotti tra il 2010 e il 2023 ne ha accumulati per 37.000 miliardi (circa 213 miliardi di euro). Ai ritmi annunciati, ci vorrà più di un secolo per azzerare gli asset detenuti. Dunque, la politica monetaria cambia più di facciata che nel concreto. La verità è che il governatore Kazuo Ueda e il suo board hanno voluto inviare un messaggio al futuro premier: fai attenzione a ciò che proponi.
Politica monetaria resta iper-espansiva
Con l’economia in rallentamento e il malcontento dei cittadini per il carovita, la tentazione per il successore di Shigeru Ishiba potrebbe essere di tornare ad una politica fiscale e monetaria più accomodante. In altri termini, più deficit e tassi azzerati. Opzione pericolosa con un’inflazione che non scende e un cambio che rischierebbe di indebolirsi ulteriormente. Uno scenario più probabile se a vincere le primarie fosse Sanae Takaichi. Ma la normalizzazione monetaria con un debito pubblico sopra il 250% del Pil appare inverosimile. Lo dimostrano i tassi tenuti allo 0,50% con un’inflazione di cinque volte e mezzo più alta.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

