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Oggi: 05 Dic, 2025

La Germania cancella il reddito di cittadinanza a chi rifiuta il lavoro, sarà “assicurazione di base”

Niente più reddito di cittadinanza in Germania a chi non collabora attivamente nella ricerca di un posto di lavoro.
2 mesi fa
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Reddito di cittadinanza in Germania
Reddito di cittadinanza in Germania © Licenza Creative Commons

Anche in Germania il reddito di cittadinanza così com’era stato congegnato è storia. Dopo una riunione del governo di dieci ore, a notte fonda della giornata di giovedì è arrivata l’attesa riforma del sussidio. Era stata promessa dal cancelliere Friedrich Merz ed è stato il rospo che ha dovuto ingoiare l’alleato socialdemocratico per non paralizzare l’azione dell’esecutivo. Oltre a un aumento dei fondi per gli investimenti pubblici, tra le novità spiccano anche la “pensione attiva” con la possibilità per i tedeschi di poter continuare a lavorare anche dopo essere andati in quiescenza.

Merz ai tedeschi: andate a lavorare!

Ma è sul reddito di cittadinanza che i media in Germania si sono, forse giustamente, concentrati.

Anzitutto, cambierà presto nome. Da Bürgergeld si chiamerà Grundsicherung, ossia “assicurazione di base”. Per i conservatori il lessico è sostanza. L’attuale nome lascia pensare, a loro avviso, che si abbia il diritto di vivere sulle spalle dei contribuenti senza lavorare. D’ora in avanti, la filosofia sarà la seguente: chi è abile al lavoro, si dia da fare. Sembra uno slogan meloniano, ma effettivamente è quanto prevede la riforma.

La revisione del reddito di cittadinanza in Germania passa per gli uffici di collocamento. I percettori dovranno collaborare per trovare un lavoro. A tutti sarà fissato un appuntamento per offrire loro un’opportunità lavorativa. Al primo rifiuto, non succede nulla. Al secondo rifiuto ingiustificato, il sussidio verrà decurtato del 30%. Al terzo appuntamento andato a vuoto, sarà cancellato in toto. Si cercherà così di risolvere un grosso motivo di lamentela tra i cittadini. Su 5,4 milioni di percettori, 3,9 milioni sono considerati “occupabili”.

E quasi la metà sono cittadini stranieri.

Sussidio costoso e molti abusi

Secondo il Bundesagentur für Arbeit, nel 2024 il Bürgergeld è costato ai contribuenti 46,9 miliardi di euro, 4 in più dell’anno precedente e qualcosa come come l’1,1% del Pil tedesco. Per intenderci, l’incidenza in Germania è circa tripla rispetto al costo del reddito di cittadinanza in Italia. E le casse dello stato non navigano più nell’oro come un tempo. Al contrario, Berlino ha l’esigenza di finanziare il costosissimo riarmo da 500 miliardi in deficit in dieci anni. In più, servono maggiori investimenti per rinnovare le infrastrutture e sostenere l’economia domestica.

Merz sente il fiato sul collo di un elettorato che lo ha già in parte abbandonato e chiede risultati. La crescita non riparte, anzi ad agosto la produzione industriale è precipitata del 4,3% su luglio e del 3,90% annuale. E la colpa è stata principalmente del settore auto, che si è contratto del 18,5% mensile. Tant’è che il cancelliere intende chiedere a Bruxelles lo stop al divieto di vendere auto con motore a combustione dal 2035. Sul tema i due partiti che lo sorreggono sono profondamente divisi. Conservatori favorevoli, socialdemocratici contrari.

Reddito di cittadinanza in Germania test per tenuta del governo

L’impopolarità dei due schieramenti tradizionali, ormai minoritari sul piano dei consensi, è tale da spingerli a trovare ogni possibile compromesso per evitare il fallimento anche di questa esperienza di governo. Il taglio del reddito di cittadinanza in Germania serve al centro-destra per dimostrare ai propri elettori di impegnarsi a favore della riduzione degli sprechi e dell’assistenzialismo.

La sinistra non può accettare più di tanto tagli al welfare, già ridottasi a percentuali minime dal secondo dopoguerra.

Il driver della crescita erano state per decenni le esportazioni. E i dati che continuano ad arrivare dalla bilancia commerciale sono allarmanti. I dazi americani, entrati in vigore da pochi mesi, hanno già colpito l’industria tedesca. L’inflazione, invece, non vuole scendere. A settembre è risalita al 2,4% annuale, ai massimi dell’anno. I tedeschi spendono di più per fare la spesa con un’economia ferma. Lo spettro della stagflazione si aggira a Berlino e semina il panico tra le stanze della cancelleria federale.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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