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Oggi: 05 Dic, 2025

In Francia la riforma delle pensioni sarà sospesa per evitare le elezioni anticipate

La riforma delle pensioni in Francia potrà essere sospesa per consentire al nuovo governo di restare in carica e approvare il bilancio.
2 mesi fa
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Riforma pensioni in Francia
Riforma pensioni in Francia © Licenza Creative Commons

C’è la volontà dei partiti di consentire l’approvazione del nuovo bilancio entro fine anno. Con queste parole il primo ministro dimissionario Sébastien Lecornu allontana lo scenario di elezioni anticipate. Entro stasera dovrà riferire al presidente Emmanuel Macron e in caso di esito negativo lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale sarebbe molto probabile. Da ieri sera emergerebbe l’ipotesi che in Francia la riforma delle pensioni possa essere sospesa. Apre ad essa Elisabeth Borne, che guidò il governo fino ai primi mesi dell’anno scorso e che fu proprio l’ideatrice della storica riforma, avversata da vivaci proteste di piazza.

Socialisti vendono cara la pelle

Sono i socialisti che da mesi chiedono una sospensione della riforma come precondizione per negoziare sul bilancio. E Borne, che attualmente è ministro dell’Istruzione, ha dichiarato che non bisogna farne un totem. D’altra parte, la sinistra deve giustificare il suo eventuale appoggio al governo o almeno la mancata censura ai propri elettori. E per farlo deve loro “vendere” qualcosa di sensibile sul piano politico.

Se la riforma delle pensioni in Francia venisse realmente sospesa, per la presidenza Macron sarebbe un esito catastrofico. Il suo bilancio sul fronte delle riforme praticamente quasi si azzererebbe. L’approvazione avvenne due anni fa in un clima di forte contestazione. Era da trenta anni che i governi ci provavano, da Jacques Chirac a Nicolas Sarkozy. Ogni tentativo era andato a vuoto e finalmente anche Parigi si era dotata di una disciplina meno anacronistica con l’obiettivo di migliorare i conti pubblici futuri.

Riforma minimal sospesa? Mercati in allarme

In sé la riforma è stata minimal.

L’età pensionabile è stata alzata da 62 a 64 anni al 2030 e al ritmo di 3 mesi all’anno a partire dal settembre 2023. Sono aumentati da 42 a 43 gli anni necessari per ricevere l’assegno pieno. Considerato che l’età pensionabile ufficiale altrove sia ormai quasi sempre di 65 o 67 anni, nulla di così eclatante. Ma in Francia le pensioni non si toccano. Spetta adesso ai mercati decidere se la sopravvivenza politica di Macron valga più della difesa dei conti previdenziali.

I rendimenti francesi restano più alti di quelli italiani in queste ore, sebbene la prospettiva di nuove elezioni sembri allontanarsi. Il nuovo governo sarebbe tallonato maggiormente dalla sinistra, che pretenderebbe in cambio una politica fiscale meno rigida. Il deficit per il 2026 era stato concordato al 4,6% del Pil con la Commissione europea dal precedente primo ministro François Bayrou. Lecornu già lo aveva rivisto al 4,7% e adesso parla di “sotto il 5%”. Con la sospensione della riforma sulle pensioni, la Francia rischia di indispettire i creditori internazionali più di quanto avverrebbe con lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale.

Pensioni in Francia, disfatta di Macron

Il declino di Macron sta tutto qui. Il presidente vinse nel 2017 sull’onda di una rivolta contro l’establishment politico promettendo riforme e riduzione della spesa pubblica. A distanza di otto anni e mezzo, la Francia vive una grave crisi fiscale e all’attivo ha un paio di riforme, tra cui la più rilevante sulle pensioni, in corso di smantellamento. Un bottino magrissimo per l’inquilino dell’Eliseo, che sarà ricordato come colui che ha devastato i conti pubblici dopo avere promesso di risanarli.

In politica estera va persino peggio. Macron si atteggia a galletto sul palcoscenico internazionale su temi come Russia e Palestina. La verità è che ha perso il controllo di tutta la Françafrique, votatasi alla Russia di Vladimir Putin e alla Cina di Xi Jinping.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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