Nel 2023 chi raggiunge i 41 anni di contributi versati potrà fare affidamento su un’altra misura pensionistica appena nata. Si chiama quota 103 ed è una misura che come funzionamento richiama alle vecchie quota 100 e quota 102. Ma è una misura che richiama anche alla quota 41 precoci. Questione di modalità di completamento della quota o di carriera necessaria alle uscite. Ma con 41 anni di contributi non usciranno solo i nati a partire dal 1961 come la quota 103 prevede. Potranno uscire anche altri lavoratori privi dei 62 anni di età già completati.

“Buonasera, mi chiamo Davide e mi trovo già con 41 anni di contributi nel mio estratto conto. Ho iniziato a lavorare a 17 anni ed escludendo qualche pausa, non ho mai smesso. Ho 60 anni di età e non possono accedere alla quota a103. Cosa posso fare? Devo versare contributi volontari per arrivare a 43 anni di carriera? Mi sembra assurdo che dopo una carriera così lunga devo pagare per poter andare in pensione. Voi cosa mi suggerite?”

 

Quando in pensione con 41 anni di contributi?

pensioni

Andare in pensione con 41 anni di contributi è una cosa che nel 2023 potrà essere fatta con due diverse misure. La prima è la novità 2023, quella che parla di quota 103. Serve aver completato una carriera lunga almeno 41 anni di contributi, a prescindere da quando la carriera è iniziata. E serve aver compiuto già i 62 anni di età. La somma di età e contributi deve dare 103. La misura nel 2023 si apre a quanti sono nati nel 1961 o prima. Peri nati nel 1961 che per esempio hanno iniziato a lavorare a 21 anni, l’occasione potrebbe essere ghiotta. Per evitare di dover attendere altri 2 anni di lavoro per raggiungere i 42 anni e 10 mesi che fino al 2026 rappresentano il limite contributivo per le pensioni anticipate ordinarie, quelle prive di qualsiasi collegamento al requisito anagrafico.

I precoci non devono attendere i 62 anni di età

E sempre priva di qualsiasi requisito anagrafico è l’altra misura che consente nel 2023 di accedere alla quiescenza con 41 anni di versamenti.

La misura in questione si chiama proprio quota 41. Ma non è la tanto agognata quota 41 per tutti. Infatti servono requisiti più specifici e soprattutto, appartenere a categorie particolari. La quota 41 oggi in vigore è definita per precoci perché dei 41 anni di contributi uno deve essere stato versato prima dei 19 anni di età.

Non è necessario un anno di contribuzione continua prima dei 19 anni di età, perché può essere anche la somma di diversi periodi di lavoro intermittenti a garantire i 12 mesi minimi di contributi da precoci. Con la quota 41 di oggi, i precoci non devono attendere i 62 anni di età. E il nostro lettore precoce lo è e quindi una speranza di poter rientrare nella pensione anche senza i 62 anni di età esiste per lui.

Cosa serve per la quota 41 nel 2023

Ma come dicevamo, si tratta di una misura che ha delle precise e delimitate condizioni di accesso. Bisogna rientrare in determinati perimetri e categorie. Una cosa che il nostro lettore non ci dice e non ci da modo di approfondire. Infatti la quota 41 precoci è destinata a disoccupati che hanno terminato di percepire la Naspi (indennità per disoccupati INPS), da almeno 3 mesi prima di poter presentare domanda di pensione. Oppure, serve essere stati riconosciuti invalidi civili dalle competenti commissioni ASL, in misura non inferiore al 74%. O ancora, bisogna aver iniziato da almeno 6 mesi ad assistere un parente stretto disabile grave e pure convivente con il diretto interessato alla pensione.

I gravosi in pensione senza i 62 anni di età, perché 41 anni di contributi bastano

Lo spaccato più importante di soggetti che possono avere accesso alla quota 41 precoci è quello dei lavori gravosi. Infatti chi ha svolto una attività logorante per gran parte della carriera (per almeno 6 degli ultimi 7 anni o per almeno 7 degli ultimi 10 anni), può rientrare nello scivolo senza limiti di età.

I lavori gravosi previsti dalla normativa per la quota 41 precoci sono:

  • Infermieri e ostetriche di sale parto e sale operatorie che lavorano a turni;
  • Facchini e addetti allo spostamento delle merci in genere;
  • Camionisti e conduttori di mezzi pesanti in genere;
  • Lavoratori edili;
  • Agricoli;
  • Pescatori;
  • Macchinisti dei treni o personale ferroviario viaggiante;
  • Siderurgici;
  • Conciatori di pelli o pellicce;
  • Marittimi;
  • Addetti all’assistenza di persone non autosufficienti;
  • Maestri, maestre ed educatori di scuola dell’infanzia e asili nido;
  • Addetti ai rifiuti e netturbini;
  • Addetti ai servizi di pulizia;
  • Gruisti.