Con la quota 103 l’ultima legge di bilancio ha introdotto una misura che ha permesso e permetterà a molti lavoratori al raggiungimento dei 41 anni di contributi versati e di 62 anni di età, di andare in pensione in anticipo. Ma sempre la stessa legge di bilancio e sempre in riferimento a questa misura pensionistica, ha introdotto il cosiddetto bonus contributivo, una misura che richiama al vecchio bonus Maroni è che adesso si scopre da diritto pure a degli arretrati. Ma di cosa si tratta veramente e che genere di misura è? Vediamo di approfondire il tutto rispondendo ad un quesito di un nostro lettore.

“Buonasera mi chiamo Daniele e a giugno 2023 ho maturato il diritto ad uscire dal lavoro con la quota 103. In pratica ho completato 62 anni di età e 41 anni di contributi versati. Perché proprio a giugno ho fatto il compleanno. Dal momento che non ho voluto aderire alla quota 103, ho presentato domanda per avere il la maggiorazione di stipendio dovuta proprio al bonus Maroni. Ma non ho ancora ricevuto nulla. Adesso leggo pure che avrei diritto a degli arretrati. Cosa devo fare ancora oltre alla domanda?”

Un aumento di stipendio con arretrati per chi ha maturato la pensione quota 103 ma non lascia il lavoro

Lo chiamano tutti Bonus Maroni 2023 ma solo perché somiglia ad una misura del passato. Infatti in uno dei governi Berlusconi l’allora Ministro del Lavoro Roberto Maroni varò un incentivo a restare al lavoro per chi maturava il diritto alla pensione ma non sceglieva di andare in quiescenza. Un incentivo sotto forma di un incremento della retribuzione. Per incentivare i lavoratori a proseguire la loro attività lavorativa a requisiti pensionistici raggiunti, all’epoca fu concesso un aumento di stipendio del 32,7%. Adesso si parla invece del 9,19% in più di stipendio che andrebbero a percepire quanti hanno maturato il diritto alla pensione con quota 103 e vi rinunciano.

Infatti si tratta dello sgravio della quota contributiva a carico del dipendente ogni mese. Infatti del 33% di aliquota contributiva dei lavoratori dipendenti, il 9,19% è a carico del lavoratore. Mentre il restante è a carico del datore di lavoro. Ma se il vecchio bonus era per tutti, questo vale solo per chi entra nel perimetro della quota 103.

La domanda per lo sgravio contributivo del Bonus Maroni

Il lavoratore interessato da questa misura deve produrre apposita domanda all’INPS. Pare che l’INPS debba necessariamente dare risposta al richiedente entro 30 giorni. Nella circolare illustrativa della misura inoltre, vengono previsti degli arretrati. La procedura di richiesta è scattata dal 28 giugno 2023. E l’INPS ha spiegato che “i lavoratori che hanno presentato la domanda di rinuncia dell’accredito contributivo entro il 31 luglio, avendo perfezionato i requisiti di accesso alla pensione anticipata flessibile entro tale data, hanno facoltà di chiedere che la rinuncia produca effetto a decorrere dalla prima decorrenza utile di Quota 103”. In altri termini, l’incremento dello stipendio, pari come detto al 9,19%, vale dalla data di decorrenza della prestazione. Per esempio, chi avrebbe potuto prendere la pensione di quota 103 dal 1° maggio, può godere dell’incremento di stipendio proprio a partire dal primo maggio.

Il taglio del cuneo fiscale rende lo sgravio contributivo poco favorevole per chi rinuncia alla quota 103

Il nostro lettore dice di aver già presentato domanda e quindi è nella condizione di dover attendere solo l’esito dell’istanza e la risposta dell’INPS. Per quanti invece sono interessati ancora dal dover adempiere a questa istanza, va sottolineato che bisogna presentare domanda subito. Gli esperti hanno già iniziato ad analizzare il bonus ed a produrre tutte le controindicazioni che ci sono. Perché come sempre, ci sono anche soggetti a cui questa agevolazione non solo non fa comodo, ma finisce con il penalizzare.

Il bonus risulta più favorevole per lavoratori con redditi superiori ai 35 mila euro. Ma non dipende dall’ammontare del reddito piuttosto dipende da taglio del cuneo fiscale ed incremento degli stipendi del 6% e del 7% rispettivamente per redditi da 25.000 a 35.000 euro e per redditi fino a 25.000 euro. Il taglio del cuneo fiscale ha già prodotto uno sgravio notevole per i lavoratori. Ed è evidente che c’è chi non subisce già una trattenuta del 9,19% di contributi a suo carico proprio per via del taglio del cuneo fiscale. L’appetibilità del bonus quindi per questi lavoratori (i già citati soggetti con redditi fino a 35.000 euro), è meno evidente.