Sta per cambiare tutto per quanto concerne misure e strumenti di contrasto alla povertà. Il reddito di cittadinanza funzionerà fino al 31 dicembre 2023. Poi si passerà all’assegno di inclusione, o garanzia di inclusione. Un passaggio che non lascia tranquilli quanti vivono in condizioni precarie economicamente. Soprattutto quanti si trovano con una età compresa tra i 18 e i 59 anni, o in famiglie prive della presenza di over 60, invalidi o minorenni. Dubbi e perplessità che solo l’entrata in vigore del decreto consentirà di fugare.

Ma oggi in base al testo del Decreto Lavoro, le differenze tra reddito di cittadinanza e questa specie di reddito di inclusione possono essere già sottolineate.

“Buonasera, sono il capofamiglia di un nucleo familiare composto da me e mia moglie, entrambi di 48 anni di età senza lavoro e senza reddito. Viviamo in una casa in affitto e se non ci fosse stato il reddito di cittadinanza non avremmo potuto arrivare a fine mese e magari nemmeno pagare l’affitto del bilocale dove viviamo. Ma adesso siamo seriamente preoccupati per il nuovo reddito di inclusione. Cosa cambia e per noi cosa accadrà adesso?”

Tutte le differenze tra reddito di cittadinanza e reddito di inclusione: beneficiari, requisiti, cifre

Ormai è certo che il reddito di cittadinanza chiuderà i battenti il prossimo 31 dicembre 2023. E ormai sembra sempre più sicuro che dal 1° gennaio 2024 la nuova misura che ne prenderà il posto si chiamerà assegno, reddito o garanzia “di inclusione”. Anche se a primo impatto le due misure possono sembrare simili, effettivamente le differenze sono tante. E ci saranno nuclei familiari che dalla nuova misura saranno penalizzati come importo percepito. Infatti come struttura e beneficiari le due misure sembrano simili. A cambiare nettamente sono le scale di equivalenza.

Scale di equivalenza, cosa sono e che effetto hanno sul reddito di cittadinanza e sull’assegno di inclusione

Si tratta di quei parametri utilizzati in questi anni per calcolare l’importo da erogare di sussidio e per calmierare meglio il sussidio in base ai componenti di un nucleo familiare.

Quando parliamo di differenze tra assegno d’inclusione e reddito di cittadinanza e di famiglie più o meno penalizzate dalla nuova misura, il riferimento è agli importi. Anche se va detto che il testo dello schema del Decreto Lavoro licenziato dal Consiglio dei Ministri il 1° maggio 2023, di fatto, rischia di escludere alcuni beneficiari che invece in questi anni hanno percepito il reddito di cittadinanza. Tra cui il nostro lettore e sua moglie.

Dall’ISEE alla scala di equivalenza, le differenze tra RDC ed ADI

Secondo le prime stime sul reddito di inclusione, sembra che potranno accedervi i nuclei familiari al cui interno ci sono soggetti over 60, under 18 o invalidi. Di conseguenza esclusi dal sussidio quanti hanno nuclei familiari composti esclusivamente da soggetti di età compresa tra i 18 e i 59 anni di età, e non invalidi. Tra RDC e ADI, usando i due acronimi delle misure, l’ISEE non cambia. Infatti il limite massimo di ISEE al di sopra del quale il sussidio è negato ai richiedenti era e resta pari a 9.360 euro. Ma ciò che cambia sono alcuni requisiti economici che rischiano di assottigliare di molto la platea delle famiglie beneficiarie.

Per il reddito di cittadinanza la scala di equivalenza partiva da 1 per il single e non poteva superare 2,2. Tutto commisurato ai componenti successivi al primo, e basato su età e disabilità. Il valore massimo con la nuova misura passa a 2,3. Penalizzati dalle nuove regole le famiglie con figli maggiorenni non disabili, che di fatto non vengono considerati. Le famiglie con figli piccoli vedranno la scala di equivalenza peggiorare, passando da 0,2 a figlio a 0,1.

La guida agli importi del nuovo reddito di cittadinanza

Le scale di equivalenza sono assolutamente fondamentali sia per calcolare l’importo del sussidio che per calcolare i requisiti e le soglie reddituali non da non superare.

Per esempio, il reddito da non superare è pari a 6.000 euro. Ma sempre per i single. Infatti un single, se non ha altre entrate, che beneficia del sussidio prende 500 euro come integrazione al reddito. Se invece prende 100 euro di reddito mensile il sussidio scende a 400 euro e così via.

Oltre all’ISEE anche la soglia reddituale è fondamentale per il diritto e la misura del sussidio

In base ai componenti scende la soglia reddituale da non superare. Per esempio, il nucleo familiare monogenitore con un figlio piccolo sotto i due anni, con il reddito di cittadinanza prendeva 600 euro al mese. Adesso ne prenderà 575. Un nucleo familiare con madre, padre e due figli sopra i 2 anni di età, con il RDC prendeva 900 euro al mese, adesso ne prenderà 600. E se scendono gli importi, allo stesso modo scende la soglia reddituale da non superare. Perché con 2 figli sopra i 2 anni di età e con padre e madre nel nucleo, con il reddito di cittadinanza non si doveva superare la soglia di 10.800 euro (900 euro al mese appunto). Con l’ADI invece non si deve superare 7.200 euro (600 euro al mese).