Trasferire la residenza all’estero per pagare meno tasse in Italia? Molti italiani lo hanno già fatto o lo stanno pianificando perché la pressione fiscale nel nostro Paese è talmente alta che per molti sta diventando una questione di sopravvivenza.

Il fenomeno riguarda un po’ tutti, dagli imprenditori ai pensionati, dai giovani laureati a coloro che vivono di rendite finanziarie, i cosi detti rentiers. Lo Stato, causa l’enorme indebitamento pubblico, stringe sempre più la corda intorno al collo dei contribuenti al punto di costringerli a fare le valige, lasciando magari in patria affetti e parenti.

Insomma, l’italiano medio è stanco del fisco italiano, delle mille tasse e soprattutto di una giustizia fiscale ai minimi storici

La pensione allestero rende di più

Il caso più comune riguarda i pensionati, coloro ai quali il fisco sottrae una bella fetta di reddito. Tanti se ne sono andati a vivere in Paesi come Bulgaria, Romania, Portogallo, Spagna, dove il fisco, non solo è meno oppressivo, ma a volte incentiva il trasferimento. Secondo gli ultimi dati Inps, sono quasi mezzo milione i pensionati italiani che hanno portato la loro residenza all’estero. Il Portogallo è la meta preferita dagli ultra 65 enni per i quali il fisco lusitano non trattiene neanche un centesimo di pensione per 10 anni se ci si trasferisce a vivere lì ottenendo lo statuto di residente non abituale e trasferendo la pensione su banche portoghesi. Stesso discorso per le Isole Canarie dove migliaia di pensionati italiani hanno trasferito la residenza beneficando di un livello di tassazione agevolato e un costo della vita decisamente più basso che in Italia.

Portare i capitali fuori dall’Italia

Vi sono poi coloro che hanno capitali da parte e hanno deciso di vivere di rendita. Ebbene, oggi a fronte di bassi tassi di interesse che remunerano il capitale in banca, fra tassazione delle rendite finanziarie, Tobin tax, e imposte sul capital gain, mantenere la residenza in Italia equivale a farsi erodere il capitale nel tempo dal fisco tricolore.

Vi è poi tutta una serie di vincoli che impediscono la libera disponibilità del denaro e di utilizzo delle proprie somme depositate in banca, senza rischiare un accertamento fiscale o una denuncia per auto riciclaggio. Insomma, tutti fattori che stanno portano a considerare poco conveniente restare in Italia.

Il trasferimento di residenza

Ma come fare per trasferire la residenza all’estero senza incorrere in errori o incappare in qualche trappola burocratica o fiscale? L’Agenzia delle Entrate, come noto, conosce bene questo aspetto e non manca di effettuare controlli e verifiche sulla effettiva residenza del contribuente all’estero. Oggi, poi, con lo scambio automatico di informazioni fiscali con i Paesi stranieri è diventato più facile controllare gli effettivi spostamenti degli italiani. In ogni caso, per essere a posto col fisco italiano, è bene sapere che non è sufficiente trasferire la residenza all’estero per non pagare più tasse in Italia. Occorre anche dimostrare di non avere più alcun interesse e legame con il Bel Paese. Così, l’iscrizione all’AIRE è solo un punto di partenza, poiché ciò non toglie che un contribuente possa essere iscritto al registro degli italiani residenti all’estero ma poi dimorare per più di 6 mesi all’anno in Italia o mantenere attività, anche sotto prestanome, nel nostro Paese.

I controlli dell’Agenzia delle Entrate

Per il 2020 l’Agenzia delle Entrate sta preparando una serie mirata di verifiche fiscali e inizierà a controllare chi ha trasferito la residenza all’estero a partire dall’anno 2010. Lo scorso mese di marzo l’Agenzia ha emanato un provvedimento per raccogliere tutti i dati di quelli che hanno chiesto l’iscrizione all’AIRE per iniziare a contestare la residenza all’estero con l’obiettivo di dare la caccia a tutte le false residenze all’estero.

Quindi, per essere considerati dal fisco italiano realmente residente all’estero, occorre rispettare tre requisiti:

  • iscrizione all’AIRE, controllando di essere realmente stato incluso (operazione che richiede qualche settimana, a volte mesi);
  • trascorrere più di 186 giorni all’anno fuori dall’Italia, cosa dimostrabile attraverso biglietti aerei, timbri sul passaporto, bollette elettriche, ecc.;
  • dimostrare di aver trasferito all’estero il centro vitale dei propri interessi.

Mantenere legami con l’Italia, avere degli immobili, automobili, attività commerciali, conti in banca, bollette energetiche o contratti telefonici sarà sicuramente motivo di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate. Per cui è bene tagliare ogni legame per stare tranquilli con il fisco se realmente si vuole emigrare e andare a vivere all’estero.