Licenziare un dipendente, dal 2013, non è gratis. Anche per l’azienda (datore di lavoro) ha un costo. Il c.d. ticket licenziamento. Il prezzo può variare di anno in anno. Ciò, in quanto, detto contributo dipende dal massimale NASPI mensile che l’INPS annualmente stabilisce.

A prevedere il costo è il comma 250, lettera f), legge bilancio 2013, dove è stabilito che

nei casi di interruzione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato per le causali che, indipendentemente dal requisito contributivo, darebbero diritto all’ASPI [oggi NASPI], intervenuti a decorrere dal 1° gennaio 2013, è dovuta, a carico del datore di lavoro, una somma pari al 41% del massimale mensile di ASPI [oggi NASPI] per ogni 12 mesi di anzianità aziendale negli ultimi tre anni.

Nel computo dell’anzianità aziendale sono compresi i periodi di lavoro con contratto diverso da quello a tempo indeterminato, se il rapporto è proseguito senza soluzione di continuità o se comunque si è dato luogo alla restituzione di cui al comma 30.

Il contributo, dunque, lo deve pagare il datore di lavoro che licenzia il lavoratore con “contratto a tempo indeterminato” e per le stesse causabili che darebbero diritto al lavoratore di chiedere la NASPI (ossia la c.d. indennità di disoccupazione).

La NASPI massima mensile 2024

Il contributo licenziamento è legato alla NASPI. Dipende dal massimale NASPI mensile che l’INPS annualmente stabilisce.

La NASPI, ricordiamo, può averla (dietro domanda fatta all’INPS) il lavoratore dipendente che perde involontariamente il lavoro. Quindi, chi viene licenziato. La può chiedere anche chi si dimette ma solo se trattasi di dimissioni per giusta causa.

Requisito indispensabile è quello di avere almeno 13 settimane di contribuzione contro la disoccupazione nei quattro anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione. È pagata mensilmente dall’INPS per un numero di settimane pari alla metà delle settimane contributive presenti negli ultimi quattro anni.

L’importo cui si ha diritto è pari al 75% della retribuzione media mensile imponibile ai fini previdenziali degli ultimi quattro anni.

A decorrere al primo giorno del 6° mese di fruizione, la prestazione si riduce del 3% ogni mese. Se il beneficiario, al momento della domanda ha compiuto 55 anni, la predetta riduzione scatta dall’8° mese se il beneficiario ha compiuto 55 anni alla data di presentazione della domanda.

Ad ogni modo è stabilito un importo massimo mensile. A questo fine, l’INPS ha fissato la NASPI massima mensile per il 2024 nell’importo di 1.550,42 euro (Circolare n. 25 del 2024).

Ticket licenziamento 2024, quanto costa all’azienda

Come anticipato, dal 2013, il datore di lavoro che licenzia un dipendente con contratto a tempo indeterminato ha un costo. Il ticket di licenziamento.

Detto costo è pari al 41% del massimale mensile NASPI per ogni dodici mesi di anzianità aziendale negli ultimi tre anni.

Dunque, la base di calcolo del contributo è rappresentata dal massimale NASPI annualmente determinato, che per il 2024 abbiamo detto essere di 1.550,42 euro. Questo significa che per determinare il contributo di licenziamento 2024, la base di calcolo è il predetto importo NASPI massimo mensile.

Ne consegue che, ad esempio, per un lavoratore che ha solo 12 mesi di anzianità lavorativa il ticket licenziamento sarà pari a 635,67 euro, ossia (1.550,42 x 41%). Per un lavoratore, invece, con 36 mesi di anzianità lavorativa oppure oltre, il ticket sarà di 1.907,01, ossia (635,67 x 3).

Per chi, invece, ha un’anzianità contributiva inferiore a 12 mesi occorre suddividere il ticket di licenziamento (41% di 1.550,42) per 12 mesi, e moltiplicare il risultato per gli effettivi mesi dell’anno in cui il lavoratore è risultato assunto (si conteggia per intero il mese in cui l’assunzione si è protratta per almeno 15 giorni nel mese stesso).

Riassumendo