Ormai sono moltissime le persone che hanno almeno un tatuaggio, una moda che si sta diffondendo a macchia d’olio negli ultimi decenni al punto da essere inserito nel paniere Istat. Quanto, però, questa moda può influire sul mondo del lavoro? C’è ancora chi guarda ai tatoo con diffidenza?

Secondo un’indagine realizzata nel 2015 dall’Istituto Superiore della Sanità ad essere coinvolte dalla moda del tatoo sono soprattutto le donne, il 13,8% del campione intervistato  (uomini 11,7%). Gli uomini preferiscono le decorazioni su spalle, gambe e braccia mentre le donne sulla schiena, piedi e le caviglie.

Nel 25,1% dei casi il tatuato italiano vive al Nord e nel 30,7% dei casi è laureato. Nel 63,1% dei casi lavora.

Allora, la domanda che ci si pone è come il tatuaggio può influire sulla carriera di una persona? In sede di selezione del personale chi ha un tatuaggio visibile potrebbe essere discriminato?
Nessuna legge italiana, è bene precisarlo, vieta i tatuaggi e chi ne ha può accedere a qualsiasi professione anche se nell’esercito e nelle forze dell’ordine i tatuaggi ben visibili sono un blocco palese perché inficiano il decoro dell’uniforme. Chi, quindi, sogna di fare una carriera militare è meglio che eviti i tatuaggi, sia visibili che non visibili poiché anche quelli che non sono visibili possono risultare di discredito alle istituzioni.

In tutti gli altri lavori non dovrebbero esserci problemi, ma non sempre è così: soprattutto nel lavoro privato dove a decidere per un candidato piuttosto che per un altro non è un concorso ma una persona.

Chi è più discriminato nella scelta di tatuarsi sono i modelli, le hostess e gli steward: la Ryanair, a tal proposito, non ammette trasgressioni al proprio regolamento.

Mentre in alcune professioni il tatuaggio non fa che aumentare il prestigio (si pensi agli istruttori di fitness, ai dj, agli artisti, ai tatuatori stessi), in altri casi il tatoo non viene ben tollerato, soprattutto per quei lavori dove è richiesto un certo decoro (si pensi all’impiegato in giacca e cravatta. Secondo degli studi effettuati dal professor Andrew Timming dell’Università di St.Andrews (in Scozia), riportati dall’Economist, i candidatri con il tatuaggio visibile tendono ad essere fatti fuori più facilmente dalla selezione del personale.

Anche qualora si dovesse assegnare un incarico in una impresa, ad essere scelti, di solito, non sono i dipendenti con tatuaggi vistosi, soprattutto quando l’incarico presume il contatto con i clienti.

Prima di scegliere di fare un tatuaggio, quindi, è bene pensare a dove farlo e a renderlo poco visibile in sede di lavoro (la schiena e le spalle vanno bene poiché possono anche non essere scoperte al lavoro) poiché in alcuni contesti, purtroppo, a contare sono ancora soprattutto le apparenze e un tatuaggio potrebbe costarvi il lavoro dei vostri sogni o compromettere la vostra futura carriera.

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