Il Governo Monti ha chiesto tra le lacrime agli italiani maggiori sacrifici: sono previsti aumenti delle tasse pressoché per tutte le categorie di lavoratori. Restano però anche esenti, collocate in una sorta di limbo fiscale, le prostitute che non sono sottoposto ad alcuna tassazione. La normativa italiana non regolamenta, come ignorasse il fenomeno, e a quanto pare così fa il Fisco.

 

LA LEGGE SULLA PROSTITUZIONE IN ITALIA

Occorre partire da una premessa importante, oggetto spesso di considerazioni errate. La prostituzione in Italia non è reato: lo sono invece tutta una serie di potenziali attività ad essa correlate e illecite, quali il favoreggiamento o lo sfruttamento della prostituzione, l’induzione alla prostituzione etc.

Finora quindi lo Stato ha preferito tirarsi fuori e non regolamentare la situazione, giungendo peraltro ad evidenti contraddizioni come quella dell’inquadramento fiscale.

E’ ovvio che non si può chiedere ad un ladro di pagare le tasse sul bottino perché esso svolge un’attività illecita, ma in questo caso la situazione è diversa.

 

TASSE PROSTITUZIONE: PERCHE’ LE PROSTITUTE NON LE PAGANO

Ma allora perché se quello della prostituta è un mestiere legale queste ragazze sono esenti dal pagamento delle tasse? La questione è tornata di attualità ora che il Fisco ha messo di nuovo mano nelle tasche degli italiani ma non si tratta certo di una faccenda nuova. Ci sono associazioni, ad esempio l’Associazione Toscana a Difesa dei Consumatori, che da anni si battono per questo problema nell’ipocrisia e l’indifferenza generale.

Dal punto di vista giuridico non esiste dunque una motivazione che giustifichi questo paradosso: intuitivamente le ragioni di questa esclusione non sono difficili da immaginare e più che ad un privilegio delle prostitute sembrano orientate alla tutela della privacy dei clienti e alla protezione omertosa del giro d’affari illegale che la prostituzione genera a basse tariffe per i consumatori.

In Italia del resto la privacy è un alibi perfetto quando si vuole agire nell’anonimato (vedi anche il decreto sulle intercettazioni). Ma siamo sicuri che la privacy di cui sono preoccupati sia solo quella legata alla sfera sessuale? Potersi permettere di andare con le prostitute in tempi di crisi significa avere un certo tenore di vita quindi forse sarebbe proprio il caso di estendere anche ai clienti i controlli sulle dichiarazioni.

 

LEGALIZZAZIONE PROSTITUZIONE: A BOLOGNA LE PROSTITUTE PAGANO LE TASSE

Da questo punto di vista merita di essere citato l’esperimento pilota che vede protagonista la città di Bologna. Nelle strade del capoluogo emiliano i carabinieri hanno censito le prostitute annotando i guadagni medi giornalieri. Il 95 % di quelle che lavorano per strada risultano essere di nazionalità rumena: non sono rimpatriabili perché fanno parte dell’ Unione Europea ma non godono del privilegio esentasse. Ed ecco il cavillo che l’Agenzia delle Entrate aspettava: considerando che in media ognuna di loro guadagna dai 300 ai 500 euro a notte è evidente che per le casse dell’Erario rappresenta un’entrata non indifferente.

Anche la senatrice radicale Poretti, propositrice di un disegno legge per la legalizzazione della prostituzione, ha fatto i conti: «70 mila prostitute presenti nel nostro paese per 9 milioni di clienti e un costo medio per prestazione di 30 euro fa un giro d’affari, sicuramente per difetto, di 90 milioni al mese, oltre un miliardo l’anno».  Rapportato ad un’aliquota al 26 % significa un’entrata pari a 260 milioni di euro (al netto del denaro incassato da straniere irregolari e dalle minorenni).

L’esperimento avviato a Bologna, una delle città italiane in cui il business della prostituzione sembra essere maggiormente proficuo, ha creato una spaccatura politica. Sel e radicali si sono opposti, Pdl e Lega hanno invece approvato l’idea. Sicuramente oltre alla tassazione va previsto un trattamento fiscale completo, come ha sottolineato la vendoliana Cathy La Torre, capogruppo Sel in Comune: questo include diritto alla pensione e di tutti gli altri servizi connessi al fatto di essere riconosciute dal Fisco.

 

I leghisti hanno ripreso la raccolta di firme per abrogare la legge Merlin e riaprire le case chiuse. Anche l’Udc si schiera con la Lega, deciso ad abbattere il muro di omertà che protegge il fenomeno della prostituzione.

Pia Corve, segretaria del Comitato per i diritti delle prostitute, si è detta fortemente contraria e ha invitato le ragazze a farsi identificare ma senza offrire dettagli sulla propria vita privata.

Intanto il censimento dei carabinieri va avanti: su 248 ragazze finora identificate il 955 sono rumene, l’1,8% russe e l’1,6% uruguaiane.