Come più volte abbiamo ribadito, le nuove pensioni anticipate varate dal Governo sono piene di tagli e penalizzazioni di assegno. Da un lato le pensioni si allontanano nel tempo. Dall’altro lato si impongono regole che le rendono meno ricche per chi esce dal lavoro. Per questo molti lavoratori sono rimaste profondamente delusi da ciò che ha prodotto la legge di Bilancio 2024. Molti i nostri lettori che si domandano che genere di penalizzazione subiranno nel momento in cui sceglieranno tra questi canali di uscita anticipata dal mondo del lavoro.

“Salve, sono un camionista che dovrebbe poter andare in pensione nel 2024 grazie alla conferma dell’Ape sociale. Prima di tutto, mi confermate che la misura sarà attiva anche l’anno prossimo? E poi, ho sentito dire che ci sono delle nuove penalizzazioni per la mia eventuale pensione. Ho 63 anni già compiuti e nel 2024 termino i 36 anni di lavoro. Escludendo lavori di gioventù nel settore alberghiero, faccio il camionista da quando avevo 25 anni.”

Le novità del Governo sono sempre restrittive, ecco cosa cambia nel 2024

Partiamo dalla quota 103 una misura che il governo ha deciso di riproporre per il 2024 ma piena zeppa di tagli e limitazioni. Infatti prima di tutto cambiano le regole di calcolo degli assegni che diventano contributivi. Inoltre la decorrenza del trattamento è posticipata di diversi mesi sia per quelli del settore privato che per quelli del settore pubblico. Infine l’importo massimo dell’assegno fruibile scende da massimo cinque volte il trattamento minimo a massimo quattro volte lo stesso trattamento.

Penalizzazioni di assegno quindi che però non riguardano solo la nuova quota 103. Anche la conferma dell’Ape sociale nel 2024 non sarà esente da penalizzazioni. Per esempio l’età pensionabile passa da 63 anni a 63 anni e 5 mesi. In pratica cinque mesi di attesa in più per andare in pensione. Inoltre anche in questo caso l’assegno è limitato come importo e non può superare i 1500 euro al mese.

Pensioni anticipate 2024, i tagli ci sono, ma durano solo per gli anni di anticipo

Va detta una cosa però. Alcuni tagli imposti dal Governo alle nuove misure, sono a scadenza. Infatti se per il calcolo contributivo della quota 103, questo diventa perenne e non abbandona più il pensionato, diverso il caso delle limitazioni di importo delle prestazioni. Quindi, sia per la quota 103 con la sua pensione massima pari a 4 volte il trattamento minimo, che per l’Ape sociale fino a massimo 1.500 euro, nel tempo la penalizzazione si azzera. Infatti per la quota 103 al compimento dei 67 anni, il limite massimo di importo viene risolto con un nuovo calcolo della pensione.

Dall’Ape sociale alla pensione di vecchiaia

Lo stesso accade all’Ape sociale. Anzi, per quest’ultima misura, oltre a sparire il limite di importo della prestazione a 67 anni, spariscono anche le altre limitazioni delle misura stessa. L’Ape sociale si può prendere fino al compimento dei 67 anni di età. Poi bisogna passare alla pensione di vecchiaia ordinaria. Significa che verranno meno tutti i limiti. Il pensionato prenderà quindi la tredicesima che per tutto il periodo di anticipo non viene concessa. Prenderà eventualmente le maggiorazioni. La pensione di vecchiaia rispetto all’Ape sociale diventa reversibile e si indicizza al tasso di inflazione. E anche il limite dei 1.500 euro, se il pensionato ha diritto a un trattamento maggiore, cesserà di essere applicato.