Le pensioni in Italia sono troppo basse e questo è un dato di fatto. La media per gli assegni previdenziali pagati dall’INPS è molto bassa. Talmente bassi la pensione che sono tantissimi i pensionati che continuano a lavorare o che riprendono a lavorare dopo essere andati in pensione. Questione di bilancio familiare e di esigenze reddituali che a volte impongono questa soluzione. Ma lavorare nel sistema Italia prevede la copertura contributiva. In termini pratici, o prima o dopo la pensione, se uno lavora deve versare i contributi.

E questi valgono per la pensione sempre, anche se versati dopo la data di pensionamento.  

“Scrivo per capire cosa devo fare con i nuovi contributi che ho versato all’INPS da 3 anni a questa parte. Premetto che sono un pensionato dal 2016 ed ho 69 anni di età. Da una parte per scelta personale e dall’altra per questioni economiche, ho deciso di riprendere a lavorare alla veneranda età di 66 anni. A tre anni di distanza dal mio pensionamento ho ripreso a lavorare tornando a versare contributi naturalmente. Cosa dovrei fare adesso con questi nuovi contributi? Devo rifare domanda di pensione?” 

Cosa fare con i contributi versati dopo la pensione  

Andare in pensione e continuare a lavorare. Una situazione questa che, come detto in premessa, riguarda una moltitudine di italiani. Tralasciando le motivazioni che possono spingere una persona a scegliere di tornare a lavorare nonostante una pensione già guadagnata, l’argomento va affrontato da un’altra angolazione che è quella dei contributi versati. È naturale che essendo contributi sopraggiunti dopo la data di decorrenza di una pensione, questi non sono stati utilizzati per il calcolo del rateo spettante. Significa che si stanno versando contributi che non vengono utilizzati per l’ammontare della pensione. Questo però non vuol dire che siano contributi non utilizzabili. I contributi previdenziali infatti, come natura, si versano per poter poi essere trasformati in pensione.

Ed anche questi che potremmo definire postumi rispetto alla pensione, possono tornare utili. 

Cos’è la pensione supplementare e come funziona 

Nulla vieta ad un lavoratore già in pensione di chiedere il supplemento di pensione relativo a periodi di contribuzione versati dopo essere andato in pensione. Il supplemento di pensione altro non è che un incremento della pensione già percepita a suo tempo, alla luce di un nuovo accredito di contribuzione previdenziale. In buona sostanza si tratta di una somma aggiuntiva di pensione che viene erogata dietro domanda da parte del pensionato all’INPS. Domanda che il pensionato deve presentare nel momento in cui dopo la liquidazione della pensione, ha continuato o ha ripreso a lavorare. Il supplemento può essere chiesto da tutti i pensionati iscritti all’AGO (Assicurazione Generale Obbligatoria) e quindi al Fondo Pensione Lavoratori dipendenti, alla Gestione separata, alla Gestione Artigiani e Commercianti, al Fondo per i lavoratori agricoli (coltivatori diretti, mezzadri e Coloni) e così via dicendo. 

Come ottenere il supplemento di pensione 

Per supplemento di pensione quindi non si fa riferimento ad una pensione nuova e in più erogata dall’INPS al pensionato. Si tratta semplicemente di una somma aggiuntiva sulla pensione già liquidata. Ma va sottolineato il fatto che nel caso in cui la pensione percepita dal diretto interessato è un trattamento già integrato al minimo o con le maggiorazioni sociali, il supplemento può essere chiesto lo stesso, ma non produrrà alcun effetto sull’ammontare della prestazione. Per quanto riguarda il caso specifico del nostro lavoratore, lui al momento ha diritto a chiedere il supplemento. Infatti tale facoltà può essere esercitata se sono passati almeno cinque anni dalla data di pensionamento. Il limite dei 5 anni è fondamentale anche per i supplementi successivi. Infatti, se un pensionato continua a lavorare, può presentare domanda di supplemento, ogni 5 anni.

In termini pratici il primo supplemento può essere chiesto se sono decorsi almeno cinque anni dalla data di pensionamento, quelli successivi se sono decorsi cinque anni dalla precedente richiesta di supplemento.  

Il supplemento di pensione, la sua decorrenza e altri chiarimenti utili 

In altri termini il nostro lavoratore che è andato in quiescenza nel 2016, può richiedere il supplemento per questi tre anni di contribuzione versata dopo la data di pensionamento. Se continuasse a lavorare, un ulteriore supplemento potrebbe chiederlo soltanto nel 2027, cioè decorsi altri 5 anni dall’ultimo supplemento, a prescindere dai mesi di nuova contribuzione versata. Il nostro lettore dal momento che ha 69 anni di età può sfruttare l’agevolazione che consente a chi ha raggiunto l’età della pensione di vecchiaia a 67 anni, di chiedere il supplemento già decorsi due anni dalla data di pensionamento o del precedente supplemento. Una facoltà utilizzabile una sola volta però. La decorrenza del supplemento, e quindi dell’incremento della pensione parte dal primo rateo utile ed in genere dal rateo del mese successivo a quello di richiesta. Nel caso in cui l’INPS non versa l’incremento entro questi termini, il pensionato ha diritto agli arretrati sempre dal mese successivo a quello in cui inoltra domanda all’INPS.