Vorrei ma non posso. Può essere così riassunto l’intervento del D.L. 50/2022, cosiddetto decreto Aiuti, con il quale il Governo ha cercato di dare una svolta all’impasse che si è creata nel meccanismo di cessione del credito. Infatti, le novità introdotte dal decreto si applicheranno solo in riferimento alle comunicazioni della prima cessione o dello sconto in fattura inviate all’Agenzia delle entrate a partire dal 1° maggio 2022.

Ciò non permetterà alle imprese e alle banche di liberarsi facilmente dai crediti edilizi detenuti nel proprio portafoglio e riferiti a lavori eseguiti negli anni precedenti al 2022.

Tuttavia a breve potrebbe arrivare una svolta che potrebbe realmente agevolare la cessione del credito. I tempi però si allungheranno e di molto con la caduta del Governo. Infatti, salvo sorprese entro oggi si arriverà allo scioglimento delle Camere.

La cessione del credito. L’attuale situazione

Dopo l’intervento dell’art. 14 del D.L. 50/2022, cosiddetto decreto Aiuti, le banche hanno maggiore autonomia nella cessione dei crediti da bonus edilizi quali superbonus, bonus facciate, bonus ristrutturazione, ecc.

In particolare, le banche, senza attendere la quarta cessione,  possono cedere i crediti in favore dei oggetti diversi dai consumatori o utenti, come definiti dall’art. 3, comma 1, lettera a), del Codice del consumo, di cui al D.Lgs. n. 206/2005. Ciò consente alle banche di cedere il credito anche ai titolari di partita iva, siano essi imprenditori individuali o professionisti. Indipendentemente dal fatturato o dalla soglia ricavi/compensi da questi conseguiti. Rimane fermo che che colui che acquista il credito dalla banca deve essere titolare di un conto corrente con la banca stessa, ovvero con la banca capogruppo.

Prima dell’intervento del decreto Aiuti, le banche potevano cedere i crediti edilizi in loro possesso solo verso i clienti professionali o clienti business.

Ad esempio, si intendo per tali:

  • banche;
  • imprese di investimento;
  • altri istituti finanziari autorizzati o regolamentati;
  • organismi di investimento collettivo e società di gestione di tali organismi;
  • i negoziatori per conto proprio di merci e strumenti derivati su merci;
  • imprese di grandi dimensioni;
  • ecc.

Ad ogni modo, fermo restando il limite massimo delle 4 cessioni:

  • la prima cessione, anche da sconto in fattura, può essere effettuata nei confronti di qualsiasi soggetto anche privato;
  • la 2° e la 3° solo nei confronti di banche, altri intermediari finanziari e società appartenenti a un gruppo bancario iscritti nei rispettivi albi tenuti dalla Banca d’Italia (articolo 106 e articolo 64, Dlgs n. 385/1993) o imprese di assicurazione autorizzate a operare in Italia (soggetti qualificati).

Nuovi cambiamenti in arrivo.
Sarà la svolta?

Il Governo è cosciente del fatto che quanto fatto con il decreto Aiuti non è sufficiente a sbloccare il mercato della cessione del credito.

C’è bisogno di misure più incisive. Tali misure sono allo studio del Governo.

In primis, si dovrebbe intervenire sulla lista dei soggetti in favore dei quali i crediti possono essere ceduti. Consentire la cessione del credito verso i privati solo nella fase di prima cessione è un limite piuttosto rilevante. Infatti, sia dalla prima che fino alla 4° cessione, non ci dovrebbero essere vincoli rispetto a coloro che possono acquisire il credito. La cessione dovrebbe avvenire anche tra imprese. Infatti, per un’impresa potrebbe essere conveniente acquistare il credito ad un prezzo più basso rispetto a quello che è il suo valore nominale. Il credito potrebbe essere utilizzato per pagare imposte e contributi previdenziali in F24. In alternativa potrebbe essere ceduto ulteriormente ad un prezzo superiore rispetto a quello di acquisto.

In sintesi, il Governo dovrebbe facilitare la circolazione dei crediti.

Tuttavia, i tempi entro cui introdurre le novità potrebbero allungarsi e di molto con la caduta del Governo. Infatti, salvo sorprese entro oggi si arriverà allo scioglimento delle Camere.