Le spese per i figli che vanno a studiare all’estero si possono portare in detrazione nella dichiarazione dei redditi? Riportiamo l’e-mail di una nostra lettrice con la richiesta di chiarimenti su questo argomento.

“Non senza sacrifici dal 2018 ho iscritto mia figlia presso un’Università privata inglese. Le spese per seguire i corsi di studi previsti si possono portare in detrazione nel prossimo 730 o nel modello Redditi PF e, se si,  in che percentuale? I miei dubbi riguardano in particolare la Brexit: cambierà qualcosa per la detrazione della retta universitaria all’estero dal prossimo anno?”.


Nei modelli 730 o Redditi PF viene in effetti riconosciuta la possibilità di portare in detrazione un importo pari al 19% dell’imposta lorda per le spese sostenute nell’anno relative alla frequenza di corsi di istruzione universitaria.

C’è da fare in primo luogo una distinzione tra università pubbliche e private. Nel primo caso la spesa della retta è interamente detraibile. Le voci di spesa che si possono scaricare corrispondono a:

  • tasse di immatricolazione e di iscrizione (anche per fuori corso);
  • soprattasse per esami di profitto e laurea;
  • partecipazione ai test selettivi di accesso ai corsi di laurea, eventualmente previsti in base alla facoltà. In questi casi infatti le suddette prove vengono considerate una condizione propedeutica e indispensabile per l’accesso alla frequentazione dei corsi di istruzione universitaria (riferimento legislativo alla risoluzione n. 87 del 2008).

Questo, come abbiamo visto, vale per le Università Statali.

Per gli atenei privati, italiani o esteri, le spese detraibili non possono superare l’importo stabilito per ciascuna facoltà universitaria con decreto del ministero dell’Istruzione (per le spese del 2018 il Decreto ha confermato gli importi dell’anno precedente). La soglia varia in base all’area disciplinare e alla regione in cui è ubicato l’ateneo. Si va da un minimo di 1.500 euro per le facoltà umanistico-sociali in una Università nel Sud ad un massimo di 3.700 euro per i corsi di medicina in un’università del Nord.

Nel caso di Università private estere si prende in considerazione come area geografica quella del domicilio fiscale del contribuente.

Chiudiamo con un chiarimento rispetto all’osservazione, legittima, che la nostra lettrice fa in merito alla Brexit. Va detto che la normativa in vigore, per la detrazione delle spese universitarie all’estero, non fa alcuna distinzione tra università di Stati appartenenti all’Unione europea o extra-Ue. L’interpretazione corretta quindi porta ad escludere che con la Brexit ci saranno cambiamenti per la detrazione fiscale delle spese per chi studia a Londra.

Leggi anche: studiare all’estero, le 20 migliori Università europee da frequentare per trovare lavoro

Se hai domande o dubbi, contattami: [email protected]
“Visto il sempre crescente numero di persone che ci scrivono vi chiediamo di avere pazienza per la risposta, risponderemo a tutti.
Non si forniscono risposte in privato.”