Ai comuni è lasciata, per le imposte, tasse e multe di propria competenza, la possibilità di decidere la non applicazione dello stralcio debiti previsto dalla legge di bilancio 2023. A loro è lasciata questa chance perché sono loro stessi a conoscere la situazione delle proprie casse. Sono loro a sapere se possono permettersi l’annullamento di alcuni debiti che i cittadini hanno nei loro confronti.

E già il 50% degli amministratori locali (sindaci) sanno che non potranno permetterselo, e quindi, dovranno decidere per la non applicazione.

E la decisione dovrà essere presa in fretta e con apposita delibera. Che poi dovrà essere comunicata all’ente di riscossione entro il 31 gennaio 2023.

Alcuni comuni lo hanno già fatto, come ad esempio Roma e Milano. Alla capitale, cancellare le multe, ad esempio, costerebbe circa 240 milioni di euro. Un buco che non ci si può permettere.

Intanto l’Agenzia Entrate Riscossione ha anche fornito le istruzioni operative per i comuni che non concedono lo stralcio debiti.

Stralcio debiti, regole diverse per enti diversi

La legge di bilancio 2023 (commi da 222 a 230) ha previsto il c.d. stralcio debiti fino a 1.000 euro affidati, dall’ente creditore (ad esempio Agenzia Entrate) all’ente di riscossione, dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2015. L’annullamento sarà automatico. Questo significa che il cittadino non dovrà fare nessuna richiesta. L’operazione sarà fatta direttamente dall’agente di riscossione alla data del 31 marzo 2023.

Nella previsione c’è però una distinzione. Le cose sono diverse a seconda che il debito del cittadino sia verso le amministrazioni centrali oppure locali.

Se il debito è verso le amministrazioni centrali, l’annullamento interesserà tutto il debito fino a 1.000 euro. Quindi, quota capitale (imposta omessa), sanzione ed interessi. Questo significa che un debito IRPEF di 600 euro, più sanzione di 150 euro più interessi di 50 euro, sarà stralciato completamente per complessivi 800 euro.

Alle amministrazioni locali invece sono date regole diverse.

Parliamo dei comuni, province e regioni. Per loro lo stralcio non sarà totale, ma parziale.

La norma prevede che per i tributi di loro competenza (ad esempio, IMU, TARI, TASI, ecc.), l’annullamento riguarderà solo interessi e sanzioni. Non, dunque, la quota capitale che dovrà essere, comunque, pagata.

Se poi trattasi di sanzioni per violazioni del codice della strada (multe), lo stralcio debiti interesserà solo la quota interessi.

Il comune può tirarsi fuori dall’annullamento

Accogliendo le richieste degli enti locali, il legislatore nella stessa manovra 2023 ha inserito la possibilità per loro di decidere la non applicazione dello stralcio debiti. Ciò ha generato una corsa alla convocazione dei consigli comunali. Infatti, la decisione deve essere formalizzata con apposito provvedimento e comunicata all’ente di riscossione entro il 31 gennaio 2023.

In mancanza di decisione, l’ente di riscossione procederà secondo la citate regole all’annullamento del debito del cittadino. Quindi, se ad esempio, si tratta di debito IMU di 400 euro, oltre sanzione di 100 euro ed interessi di 20 euro, l’ente farà lo stralcio per 120 euro. Non si annulla, come detto, la quota capitale.

Il problema però si pone per quei crediti che il comune ha verso il cittadino e che per la cui riscossione non si è affidato ad alcun ente di riscossione. Quindi, quelli per il cui recupero il comune ha deciso di gestire internamente senza affidarsi a terzi. La norma della finanziaria, infatti fa riferimento, solo ai crediti affidati “all’ente di riscossione”. Il legislatore non contempla ipotesi diverse.