Si allungano i termini di avvio e forse si riduce la portata di una parte del provvedimento. Ma la sanatoria delle cartelle esattoriali è ormai in fase di partenza. Lo ha stabilito la Legge di Bilancio che però ha tirato dentro come importanza anche i Comuni e gli altri enti diversi da quelli statali. Il che inevitabilmente ha prodotto un rigonfiamento dei termini di avvio che si spostano a dopo gennaio 2023. E che ha ridotto il provvedimento producendo una netta distinzione tra debiti, sia in base alla loro data di passaggio a ruolo sia in base alla loro natura.

Presto però i contribuenti avranno a che fare con stralcio, cancellazione e rottamazione. Sono tre parole che rappresentano tre provvedimenti che fanno parte integrante della tregua fiscale, cioè della sanatoria che il Governo Meloni ha varato.

“Spettabile redazione di Investire Oggi, sono una contribuente che è alle prese con una situazione debitoria non facile. Ho cartelle per IMU, TARI, IRPEF, bollo auto, IVA. Qualcuna vecchia, altre più nuove. Mi spiegate come funziona questa pace fiscale del Governo Meloni? Cosa posso sfruttare per abbassare i miei debiti tra stralcio, cancellazione e rottamazione.”

Stralcio, cancellazione e rottamazione, cosa sono?

Tre provvedimenti, diversi tra loro, che riguardano sempre le cartelle, ma con differenze sostanziali. Tutte le cartelle esattoriali che riguardano somme affidate all’agente della riscossione tra il 2000 e il 2015 finiscono dentro due di questi tre provvedimenti. Si tratta della cancellazione automatica e dello stralcio. La differenza tra i due provvedimenti è notevole perché la cancellazione d’ufficio azzera automaticamente l’intero ammontare di una cartella di pagamento se è inferiore a 1.000 euro e se è diventata cartella del concessionario della riscossione entro il 2015. Con lo stralcio invece si cancellano solo le somme dovute a titolo di interessi e sanzioni. In pratica con lo stralcio restano da versare le somme che il contribuente deve a titolo di capitale (l’imposta o la tassa evasa) e a titolo di rimborso spese per procedure di notifica della cartella e di esecuzione forzata.

Differenza netta quindi tra i due provvedimenti.

Il ruolo dei Comuni e i dubbi che restano

Oltre alla differenza strutturale dei due provvedimenti, entra in campo anche quello che viene definito “regime differenziato”. In pratica si scindono le cartelle e i debiti dei contribuenti tra quelli che riguardano i carichi affidati al concessionario della riscossione da enti quali le amministrazioni statali, le agenzie fiscali e gli enti pubblici previdenziali, e quelli affidati da enti diversi come i Comuni, le Regioni e le Casse previdenziali private. Per i primi la cancellazione d’ufficio è ormai definitiva (si attende solo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Manovra). Quindi spariranno tutte le cartelle relative a questi carichi, se diventate tali tra il 2000 e il 2015, anche se va detto che per quelle dal 2000 al 2010 una cancellazione automatica era stata già effettuata nel 2019. Per le altre cartelle, come per esempio quelle dei tributi comunali o delle multe della Polizia Locale, conterà la volontà dei singoli enti.

Cosa possono fare i Comuni sulle cartelle esattoriali

Il Comune, non si sa ancora se tramite delibera di Giunta o di Consiglio Comunale (la Giunta composta dagli assessori di maggioranza, il Consiglio Comunale da tutti i consiglieri, anche quelli di minoranza), potrà scegliere. Queste cartelle verranno azzerate d’ufficio solo per la parte che riguarda le somme dovute a titolo di interessi per ritardata iscrizione a ruolo, a titolo di sanzioni e di interessi di mora. Ma resta la facoltà dei Comuni di non aderire. Entro il 31 gennaio prossimo i Comuni devono manifestare l’interesse all’Agenzia delle Entrate Riscossione, di aderire allo stralcio. Oppure di non aderire. Sempre le Entrate presto comunicheranno ai Comuni le modalità con cui devono operare la scelta.

Stralcio, cancellazione e rottamazione quindi sono provvedimenti diversi tra loro che i contribuenti possono sfruttare distintamente.

Le date dei provvedimenti, cosa cambia?

La cancellazione delle cartelle che doveva partire già a gennaio viene così posticipata al 30 marzo. Una soluzione mirata e indirizzata per dare tempo ai Comuni di calcolare ciò che accadrebbe con lo stralcio sui loro conti e sui loro bilanci. Che poi è il motivo per cui il Governo ha concesso loro questa facoltà di scelta. Al momento non si vedono all’orizzonte altre vie diverse dall’ok allo stralcio o dal rifiuto allo stesso. Va detto comunque che in passato sono state adottate vie diverse che differenziavano i contribuenti dei Comuni in base alle loro condizioni reddituali.

Cancellazione cartelle e saldo, quando se ne saprà di più?

Il punto della situazione sulle cartelle più piccole e più datate è questo. Per quelle che riguardano tra le altre cose l’IRPEF, i contributi INPS, le imposte di registro o le imposte di successione, cancellazione automatica e senza adempimenti per i contribuenti. Tutto azzerato dopo il mese di marzo 2023. Per le altre, quelle relative per esempio a IMU, TARI, tassa sui rifiuti e così via, bisogna attendere le delibere e le decisioni degli enti locali. Ma resterà su questi balzelli il versamento del capitale con le spese di notifica e di esecuzione.

Le cartelle più grandi come importo, o escluse dalla cancellazione rientrano nella rottamazione. Che resta il provvedimento più chiaro di questa tregua fiscale. E’ da ricordare che anche i residui delle cartelle già inserite in vecchie sanatorie e rottamazioni, o semplicemente in vecchi piani di rateizzazione, se scendono sotto i 1.000 euro sono da considerarsi rientranti nella cancellazione o nello stralcio.

Rottamazione delle cartelle esattoriali

La rottamazione delle cartelle invece è un provvedimento completamente diverso che riguarda tutte le cartelle dal primo gennaio 2000 al 30 giugno 2022. In questo caso le cartelle esattoriali vengono ridotte come sempre di interessi per ritardata iscrizione a ruolo e sanzioni.

Il resto sarà da pagare o in soluzione unica o in rate fino a 18. E nulla è automatico perché servirà una domanda da parte dei contribuenti interessati. Si chiama anche Definizione agevolata delle cartelle e bisogna presentare istanza sul sito dell’Agenzia delle Entrate Riscossione.

Una volta fatta la richiesta e ottenuto il piano di dilazione, l’interessato può scegliere se pagare tutto in unica soluzione oppure in 18 rate e in cinque anni di tempo. La prima rata del piano di dilazionamento o la rata unica, è da versare entro il 31 luglio 2023. La seconda rata invece scade il 30 novembre sempre del 2023. In entrambi i casi si tratta di rate che devono essere pari al 10% cadauna del debito complessivo. Le altre rate invece scadono il 28 febbraio, il 31 maggio, il 31 luglio e il 30 novembre del 2024, 2025, 2026 e 2027.