Se si considerano due aspetti della pensione a 62 anni con Quota 103, si può giungere a una conclusione chiara: la misura non conviene, almeno per quanto riguarda l’importo della prestazione, meglio il bonus contributivo?

Andiamo con ordine: la prima considerazione riguarda le penalizzazioni connesse alla misura.

La seconda, invece, è il bonus contributivo offerto a chi decide di rinunciare alla pensione, nonostante abbia maturato i requisiti necessari. Questo significa avere uno stipendio maggiorato invece di una pensione, anche cinque anni in anticipo.

Molti potrebbero essere attratti dal bonus e scoraggiati dal pensionamento a causa delle penalizzazioni.

Tuttavia, sorgono dubbi su quando verrà erogato questo surplus di stipendio. Fortunatamente, un recente comunicato dell’INPS chiarisce ogni dubbio, collegando direttamente il meccanismo di finestra temporale di Quota 103 al bonus contributivo.

“Buonasera, ho chiesto all’INPS il Bonus contributivo perché sono arrivato a 41 anni di versamenti e 62 anni di età. Ma ho deciso di restare al lavoro. Prima di tutto perché per un paio di anni di lavoro in più evito il calcolo contributivo e maturo più pensione arrivando a 42,10 anni di contribuzione. E poi perché prendo più soldi di stipendio. Ma fino alla busta paga di marzo nulla. Lo stipendio è sempre lo stesso. Voi sapete quando arriveranno questi soldi in più?”

Stipendio più alto al posto della pensione, quando arriva il Bonus contributivo?

La Quota 103 nel 2024 è stata aggiornata dal Governo con diverse modifiche. Ormai è chiaro che il calcolo della prestazione per il 2024 è basato sul sistema contributivo. Questo significa che coloro che lasciano il lavoro avvalendosi della Quota 103, avendo soddisfatto i requisiti quest’anno, percepiranno un importo inferiore rispetto a chi ha maturato i requisiti nel 2023.

La misura stabilisce sempre i 62 anni come età minima e i 41 anni di contribuzione come requisito contributivo. Tuttavia, nel 2023 l’importo della prestazione era calcolato con il sistema retributivo fino al 1995 o al 2011 (a seconda dei contributi versati al 31 dicembre 1995, se superiori o inferiori a 18 anni) e successivamente con il sistema contributivo.

Dal 2024, invece, il calcolo è completamente contributivo, con evidenti penalizzazioni per chi aveva diritto al calcolo retributivo fino al 31 dicembre 2011. Inoltre, la pensione non può eccedere 4 volte il trattamento minimo, mentre nel 2023 il limite era fino a 5 volte. Un’altra novità penalizzante riguarda le finestre di decorrenza. La pensione con Quota 103 non viene erogata dal primo giorno del mese successivo al raggiungimento dei 62 anni d’età con 41 anni di contributi, ma si basa sulle finestre temporali che, nel 2024, sono più lunghe rispetto al 2023.

Infatti, per il settore privato, l’attesa nel 2023 era di 3 mesi, mentre nel 2024 è aumentata a 7 mesi. Nel settore pubblico, la finestra è passata da 6 mesi nel 2023 a 9 mesi nel 2024.

Il nuovo messaggio INPS sul Bonus per chi posticipa Quota 103

Con la conferma di Quota 103, il governo ha anche prorogato il bonus contributivo per chi decide di posticipare la pensione. Questo incentivo, rivolto a chi sceglie di continuare a lavorare nonostante abbia maturato i requisiti per Quota 103, ricorda il precedente Bonus Maroni ed è strettamente legato alle finestre temporali.

Il bonus, infatti, non viene erogato dal mese successivo alla domanda, ma dal mese in cui sarebbe dovuta iniziare la pensione, a cui il lavoratore ha volontariamente rinunciato. L’INPS ha evidenziato questo meccanismo nel messaggio n° 1107 del 14 marzo 2024, disponibile sul suo sito istituzionale. Chi opta per rinviare Quota 103 può richiedere all’INPS uno sgravio contributivo sulla quota a proprio carico.

I contributi pensionistici (IVS) a carico di un dipendente ammontano al 33% della retribuzione, di cui il 23,81% è coperto dal datore di lavoro e il restante 9,19% dal lavoratore stesso. Lo sgravio per chi posticipa la pensione corrisponde proprio a questo 9,19%. Di conseguenza, chi posticipa la pensione beneficerà di un aumento dello stipendio del 9,19% ogni mese, ma solo a partire dal mese in cui avrebbe dovuto iniziare a percepire la pensione.

Ad esempio, un lavoratore che ha maturato i requisiti di Quota 103 a marzo dovrà attendere fino a ottobre per ricevere il primo bonus sullo stipendio, poiché in ottobre avrebbe avuto diritto alla prima pensione dopo i sette mesi di attesa previsti per i lavoratori del settore privato. Pertanto, per i lavoratori che hanno diritto alla pensione anticipata flessibile ma scelgono di continuare a lavorare, il bonus viene quindi posticipato.