Con un recente messaggio l’INPS ha comunicato una cattiva notizia a molti pensionati. E ha confermato quanto molti di questi pensionati hanno già scoperto via email da parte dell’Istituto previdenziale. Infatti si parla di revoca di alcune prestazioni e di restituzione di somme indebitamente percepite. Il pensionato a cui arriva questa comunicazione, si trova a dover restituire soldi indietro all’INPS e a perdere una parte, spesso considerevole, di pensione. E si renderanno conto del taglio con il rateo di pensione di giugno.

Lo specifica bene il patronato Enasc che pubblica il messaggio “INPS.HERMES.09/05/2023.0001661”.

“Buonasera, mi è stato comunicato che a giugno la mia pensione sarà sonoramente tagliata perché ho preso somme aggiuntive non spettanti. Si tratta di somme che avrei percepito per il mio reddito basso e per la mia pensione altrettanto bassa. Effettivamente è così, perché non ho redditi oltre alla pensione e questa è pari a 600 euro al mese. Adesso pare che l’INPS mi abbasserà la pensione futura per diversi mesi perché vuole i soldi che mi ha versato in più a rate. Ma di che soldi parla l’INPS? Io non l’ho ancora capito.”

Il messaggio INPS n° 1661 del 9 maggio scorso e la restituzione delle somme indebitamente percepite

Per somme indebitamente percepite si fa riferimento a soldi che un pensionato ha ricevuto dall’INPS ma che non gli spettavano. A dire il vero l’oggetto del messaggio INPS n° 1661 del 9 maggio 2023 non parla espressamente di somme indebitamente percepite, ma piuttosto di somme percepite nonostante una carenza di comunicazione da parte del pensionato. Infatti i pensionati con assegni bassi e con redditi altrettanto bassi sono chiamati annualmente a produrre all’INPS le comunicazioni reddituali. In mancanza di queste comunicazioni, l’INPS può stabilire che le somme erogate come maggiorazioni su una pensione bassa, non sono spettanti a prescindere.

Infatti sta al pensionato ogni anno comunicare all’INPS i propri redditi. Un obbligo che riguarda i pensionati non tenuti a presentare le dichiarazioni dei redditi all’INPS o i pensionati che hanno redditi che non entrano del modello 730 o nel modello Redditi PF.

Soldi indietro all’INPS da giugno, ecco i pensionati che subiranno il taglio

La revoca definitiva delle somme erogate al pensionato nel 2019 e nel 2020. Sarà questo ciò che determinati pensionati subiranno a partire dal mese di giugno, con il nuovo rateo di pensione. Infatti nel messaggio INPS n° 1661/2023 si parla proprio di revoca definitiva per gli importi aggiuntivi collegati al reddito dei pensionati appartenenti alle gestioni private. Revoca che riguarda le quattordicesime del 2019 e 2020 oltre che le maggiorazioni sociali percepite in forza della Legge di Bilancio 2001 (legge 338 del 2000). Per la quattordicesima restituzione prevista in 24 rate mensili di pensione e, quindi, da giugno 2023 a giugno 2025. Per le maggiorazioni invece, 12 rate sempre a partire da giugno 2023.

Perché adesso si parla di revoca e non più di sospensione

L’effetto di ciò che adesso subiranno i pensionati nasce da un cambiamento radicale di quello che a tutti gli effetti può essere considerato il regime sanzionatorio che l’INPS adotta per la restituzione delle somme indebitamente percepite. Chi pur essendo obbligato non ha comunicato i redditi come normativa vuole, deve restituire i soldi. E finisce nel meccanismo della revoca delle prestazioni. Revoca che è definitiva, con un inasprimento netto rispetto al passato.

Non ci sono più i canonici 60 giorni di tempo cui i pensionati avevano diritto per le comunicazioni dopo la comunicazione di omesso ricevimento delle dichiarazione da parte dell’INPS. Il preavviso di sospensione delle prestazioni che concedeva due mesi per mettersi in regola, adesso non si applica più. La riduzione della pensione è praticamente immediata, perché arriva con il sollecito a mettersi in regola con le dichiarazioni reddituali.

E se decorre il termine indicato nella missiva di sollecito, ecco che la revoca diventa irreversibile.

La salvaguardia per i pensionati con assegni integrati al minimo dalla restituzione somme indebitamente percepite

Quando si parla di maggiorazioni e di somme aggiuntive su determinate prestazioni pensionistiche si parla di pensioni basse. Pertanto esistono salvaguardie che tutelano il pensionato da trattenute troppo onerose che possono mettere in difficoltà il malcapitato nel poter andare avanti dignitosamente. Togliere troppo ad un pensionato che già prende poco di pensione non è ammesso dalle norme di salvaguardia. Infatti la trattenuta mensile su un trattamento al di sotto del trattamento minimo non può eccedere i 13,69 euro. Resta ammesso però per il pensionato, il possibile reintegro di quanto tagliato dall’INPS e perfino con arretrati.

Una volta subita la revoca delle prestazioni e una volta iniziati i tagli, il pensionato che ha diritto alle somme aggiuntive può presentare domanda di ricostituzione all’INPS. E nello specifico si parla di ricostituzione per motivi reddituali. Presentando questa domanda all’Istituto, il pensionato potrà tornare a percepire la pensione effettivamente spettante. Quella con le maggiorazioni che dopo la revoca non ci sono più. La domanda di ricostituzione prevede l’inserimento dei redditi anche degli anni precedenti. Evidentemente, se questi redditi sono in linea con i dettami normativi utili alla fruizione delle pensioni con maggiorazioni, il pensionato potrà riottenere anche le somme di tutte le rate degli arretrati che l’INPS da giugno prossimo inizierà a trattenere al malcapitato.