Anche se sono sparite diverse misure previdenziali rispetto al 2023, non mancano le possibilità di accedere alle pensioni con qualche anno di anticipo. Certo, il governo non ha usato la mano leggera per consentire ai lavoratori di andare in pensione. Tutto è peggiorato drasticamente rispetto al passato. Ed anche una misura strutturale nel sistema previdenziale è stata modificata in peggio. Infatti il governo ha deciso di peggiorare la situazione per chi aspira ad andare in pensione con l’anticipata contributiva. Non cambiano i requisiti per l’accesso alla pensione anticipata per i contributivi, perché età e contributi restano fissi a quelli di oggi.

Ciò che cambia è il terzo requisito che è quello dell’importo della pensione. Ed un nostro lettore lo sa bene, anche perché ci dimostra di temere che per poco non riuscirà ad andare in pensione.

“Salve, sono Renato, lavoratore del comparto servizi alla persona e compio 64 anni di età nel 2024. Avendo 28 anni di contributi versati, mi sono fatto fare delle simulazioni sulla mia pensione futura ed il sindacato a cui mi sono rivolto mi ha detto che potrei ricevere con 29 anni di contributi completati nel 2024, una pensione pari a 1.500 euro al mese. Ero convinto di poter andare in pensione tranquillamente, anche se l’assegno sociale salirà di importo per via dell’inflazione come voi ci avete spiegato in altri articoli. Ma adesso con il governo che ha deciso di portare la pensione minima a 3,3 volte l’assegno sociale per poter essere assegnata la pensione anticipata contributiva, non vi rientro più. Secondo voi ho ragione?”

Pensione a 64 anni, ecco come si esce oggi

La pensione a 64 anni di età è una misura che ormai è strutturale nel sistema pensionistico italiano. Infatti la misura rientra dentro le pensioni anticipate dell’INPS. Proprio sul portale ufficiale dell’Istituto infatti, nell’area dedicata alle pensioni anticipate ordinarie c’è la parte dedicata a chi non ha contributi versati prima del 1° gennaio 1996.

E per questi lavoratori c’è una misura in più da poter sfruttare. La pensione anticipata contributiva infatti si centra con:

  • 20 anni almeno di contributi;
  • assenza di contribuzione al 31 dicembre 1995;
  • almeno 64 anni di età;
  • una pensione pari ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale.

Proprio l’ultimo requisito è quello più delicato. Infatti serve che il lavoratore quando è il momento di andare in pensione, prenda dall’INPS un assegno non inferiore a 1.409 euro al mese. Perché nel 2023 l’assegno sociale è pari a 503,27 euro al mese.

Pensione anticipata contributiva nel 2024, sarebbe cambiato molto anche senza interventi del governo

Settimane fa, quando la legge di Bilancio non era stata ancora licenziata positivamente dal Consiglio dei Ministri, avevamo parlato di un inasprimento per la pensione anticipata contributiva. Infatti aumentando l’assegno sociale, cosa inevitabile visto l’alto tasso di inflazione, sarebbe aumentato pure il requisito del trattamento minimo da centrare. Infatti stando alle ipotesi, l’assegno sociale potrebbe aumentare del 5,9% o addirittura superare il 6%. Questione di inflazione e dei dati sull’aumento del costo della vita certificati dall’ISTAT. Significa che l’assegno sociale nel 2024 ha tutte le carte in regola per arrivare a 532 euro o più. Dal momento che la pensione anticipata contributiva si centra solo a fronte di un trattamento liquidato per importo non inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale, è evidente che tale cifra salirà. Significa che anche soltanto per via dell’indicizzazione dell’assegno sociale, la pensione minima da centrare per in contributivi non può essere inferiore a 1.490 euro circa.

Il governo ci ha messo del suo, il requisito sale esponenzialmente

Il nostro lettore rischia seriamente di restare con un pugno di mosche in mano nel 2024. Infatti se tutto restava come da ipotesi, cioè con il solo aumento derivante dalla perequazione dell’assegno sociale, lui avrebbe potuto centrare la pensione.

Invece il governo ha deciso di intervenite. Infatti ha deciso di portare il limita da 2,8 volte l’assegno sociale a 3,3 volte. Significa un netto inasprimento. In effetti se si passa a 3,3 volte l’assegno sociale, anche senza perequazione, la pensione minima da raggiungere saliva a 1.660 euro circa al mese. Nettamente meno dei 1.500 euro che il suo sindacato ha confermato. Con la perequazione va ancora peggio. I contributivi puri rischiano di andare in quiescenza a 64 anni con 20 di contributi solo se arrivano a prendere una trattamento da 1.755 euro al mese.