Chi perde il lavoro in maniera involontaria viene tutelato dal punto di vista reddituale attraverso una particolare prestazione denominata Naspi. Questo ammortizzatore sociale, erogato dall’INPS, copre la metà delle settimane lavorate negli ultimi quattro anni. Pertanto, la durata della Naspi è limitata nel tempo e, alla fine, questa si esaurisce.

In passato, al termine della Naspi o di altre indennità di disoccupazione, esistevano bonus aggiuntivi che potevano estendere il periodo di copertura. Oggi, tali bonus sono meno disponibili, ma esistono ancora dei canali privilegiati di accesso alle pensioni per chi ha determinati requisiti dopo aver esaurito la Naspi.

Senza lavoro e senza Naspi ma in pensione, ecco chi può farcela

Affrontare la perdita del lavoro dopo i 60 anni è particolarmente complicato, non solo per chi scrive ma anche per i legislatori che devono trovare soluzioni a queste situazioni critiche. Perdere il lavoro in età avanzata complica significativamente la ricerca di una nuova occupazione. Coloro che hanno terminato di percepire la Naspi, o stanno per farlo, si trovano di fronte a poche alternative, dato che non sono disponibili ulteriori ammortizzatori sociali.

Quali sono le soluzioni fattibili?

La soluzione ideale sarebbe trovare un nuovo lavoro, anche a tempo determinato, per poter riaccedere alla Naspi e avvicinarsi quanto più possibile all’età pensionabile. Misure di favore per i disoccupati esistono, ma avere 62 anni non sempre è sufficiente per accedervi.

Il nostro lettore sembra trovarsi in questa situazione. Per fornire una risposta più accurata sulle possibilità di pensionamento, sarebbe essenziale conoscere la sua storia contributiva, che però non ci è stata data. Tuttavia, possiamo spiegare quali sono le misure pensionistiche di favore disponibili per chi proviene da un periodo di beneficio della Naspi.

Ammortizzatori sociali, sussidi o pensioni, cosa resta da fare dopo la Naspi

Attualmente, non esistono ammortizzatori capaci di prolungare la durata della Naspi.

Una possibile alternativa è l’Assegno di Inclusione, accessibile a chi presenta un ISEE entro i 9.360 euro e un reddito personale non superiore a 6.000 euro. Questi parametri determinano l’accesso al sussidio, che dal primo gennaio ha sostituito il reddito di cittadinanza.

Per il nostro lettore, si ipotizza che possa avere un ISEE elevato, considerando che nel 2022 lavorava o percepiva la Naspi. Tuttavia, potrebbe considerare l’ISEE corrente una volta terminata la percezione della Naspi, per riflettere la situazione reddituale attuale e non quella dei 24 mesi precedenti.

Assegno di Inclusione ma non solo per chi ha finito di prendere l’indennità per disoccupati

Se l’Assegno di Inclusione non risulta accessibile, restano le opzioni pensionistiche. A 62 anni, con 41 anni di contributi, si può accedere alla pensione con quota 103, che è però una pensione contributiva e quindi penalizzante, ma rimane un’opzione valida per chi non ha alternative. Se tra i 41 anni di contributi, almeno uno è stato versato prima di compiere 19 anni, si ottiene lo status di lavoratore precoce, il quale dà diritto alla quota 41 per i precoci in qualità di disoccupato.

È necessario aver percepito interamente la Naspi e, dopo tre mesi dall’ultima disoccupazione, è possibile presentare domanda di pensione senza limiti di età. Bisogna anche considerare che dei 41 anni di contribuzione richiesti, almeno 35 devono essere stati effettivi. Escludendo i periodi di disoccupazione o malattia, che sono considerati contributi figurativi.

Per chi non raggiunge i 41 anni di contributi e sta uscendo dalla Naspi, esiste l’opzione dell’Anticipo pensionistico sociale (Ape sociale), accessibile con 30 anni di contributi. Tuttavia, per il 2024, è anche necessario avere almeno 63 anni e 5 mesi di età, rendendo i 62 anni insufficienti. L’Ape sociale offre una pensione temporanea fino ai 67 anni, con un massimo di 1.500 euro al mese, senza tredicesima, maggiorazioni, assegni familiari o indicizzazione.

Al momento, non sono disponibili altre opzioni specifiche per i disoccupati che hanno esaurito la Naspi.