Vediamo perché senza la pensione anticipata il futuro di molti lavoratori rischia di diventare esasperante. Visto che già a 60 anni molti lavoratori sono letteralmente sfiniti. E nello stesso tempo non hanno maturato non solo il requisito contributivo, ma anche quello anagrafico per ritirarsi prima del lavoro.

Ad oggi, infatti, con 60 anni di età si resta senza la pensione anticipata. In altre parole, occorrono almeno altri 3 anni prima di poter valutare, per esempio, l’uscita dal lavoro con l’Ape Sociale.

Mentre con la Quota 102 gli anni di età che servono salgono a 64.

Senza la pensione anticipata il futuro di molti lavoratori rischia di diventare esasperante

Quindi, senza la pensione anticipata il futuro di molti lavoratori rischia di diventare esasperante. Perché molto spesso è quella dei 67 anni l’età utile di uscita dal lavoro. Quella con i requisiti per l’accesso alla pensione INPS di vecchiaia.

Chiarito perché senza la pensione anticipata il futuro di molti lavoratori rischia di diventare esasperante, c’è anche da dire che c’è una corsia preferenziale. Per ritirarsi dal lavoro prima dei 60 anni. Nella fattispecie, l’Opzione Donna per le lavoratrici dipendenti e per le lavoratrici autonome. Rispettivamente a 58 ed a 59 anni di età. Così come è riportato in questo articolo.

Ecco perché il futuro di molti lavoratori rischia di diventare esasperante

Inoltre, lo scenario potrebbe essere peggiore dal 2023 in Italia. Non senza la pensione anticipata, ma con il rischio di ritirarsi prima dal lavoro con un assegno INPS decisamente più basso rispetto alla prestazione INPS di vecchiaia. E questo nel caso in cui il Governo italiano dovesse introdurre dal prossimo anno le anticipate con il ricalcolo della prestazione effettuato interamente con il sistema contributivo. Questo, infatti, è quanto proposto dall’Esecutivo Draghi ai Sindacati di Cgil, Cisl e Uil nell’incontro tecnico che si è tenuto nei giorni scorsi.