“Lo sconto è un atto d’amore del venditore per il compratore. In un paese veramente civile lo sconto dovrebbe essere obbligatorio e diverso da persona a persona“, affermava Luciano De Crescenzo. Effettivamente le necessità di ognuno di noi sono diverse da quelle altrui.

Per questo motivo sarebbe bello se per ogni bene o servizio di nostro interesse si potesse beneficiare di agevolazioni ad hoc. In tale ambito si inseriscono le ritenute d’acconto che possono essere presentate al commercialista al fine di pagare meno tasse.

Ecco come funziona.

Ritenute su reddito lavoro autonomo: cosa sono e aliquote

La ritenuta di acconto si presenta come un anticipo sulle tasse dovute per i redditi derivanti da lavoro autonomo occasionale. Tale anticipo viene versato direttamente dal committente allo Stato per conto del lavoratore. Entrando nei dettagli, come si legge sul sito dell’Agenzia delle Entrate:

“Per i redditi di lavoro autonomo corrisposti a soggetti residenti, la ritenuta, effettuata a titolo d’acconto, è pari al 20%. Se, invece, i compensi sono corrisposti a soggetti non residenti per prestazioni svolte sul territorio dello Stato, si applica una ritenuta a titolo di imposta in misura del 30% dell’ammontare corrisposto”.

La ritenuta di acconto viene applicata sui compensi ricevuti dal lavoro autonomo occasionale. Si annovera a titolo di esempio gli utili che arrivano direttamente dai contratti di associazione in partecipazione oppure per collaborazioni occasionali. Il tutto fermo restando il fatto che la ritenuta di acconto non viene applicata sui compensi di importo inferiore a 25,82 euro.

Ritenute d’acconto, quando vanno presentate al commercialista per ottenere sconti sulle tasse

Grazie alla ritenuta d’acconto lo Stato può incassare un acconto dell’Irpef che verrà poi calcolato in via definitiva in sede di dichiarazione dei redditi. Questo tenendo conto dei redditi complessivi e dell’aliquota inerente il proprio scaglione di reddito.

 Si ricorda che è compito del committente versare l’acconto Irpef entro il giorno 16 del mese successivo a quello in cui ha corrisposto i compensi al professionista.

Sempre il committente, che ricopre il ruolo di sostituto d’imposta, inoltre, deve inviare al lavoratore autonomo occasionale la Certificazione Unica. In questo modo, il lavoratore interessato potrà utilizzare tali dati per compilare la propria dichiarazione dei redditi e trasformare gli importi versati in eccesso in crediti d’imposta da utilizzare in compensazione o da richiedere come rimborso.

Quest’ultima opzione è ideale in assenza di altre imposte da versare nell’anno. Per beneficiare dell’accredito del rimborso sul conto corrente, però, bisogna attendere mediamente un anno. Il credito Irpef, invece, può essere usato utilizzato tramite modello F24 per compensare altre imposte. In entrambi i casi il commercialista deve provvedere ad indicare il credito Irpef maturato nel Quadro RX del modello Redditi PF. Un dato importante grazie al quale abbattere l’importo delle tasse da pagare.