Un’altra rottamazione fiscale potrebbe essere alle porte. Nessuno lo esclude, nemmeno il governo che è alle prese con la riforma fiscale da attuare nel 2021 attraverso la rimodulazione delle aliquote irpef.

A spingere nella direzione di una quarta rottamazione fiscale è il Covid-19 che ha paralizzato l’attività di riscossione da parte dell’Agenzia delle Entrate. Cartelle esattoriali, ingiunzioni di pagamento, avvisi di accertamento, procedure esecutive e di pignoramento sono tutte congelate fino al 15 ottobre 2020. La legge ha stoppato lì attività del fisco diverse volte e ora si appresta a far ripartire la macchina fiscale.

Ma, a differenza che in passato, questa volta sarà un fiume in piena: circa 9 milioni di lettere stanno per essere recapitate ai contribuenti, già sotto pressione a causa dell’emergenza sanitaria. A queste missive vanno poi aggiunte quelle relative all’ordinaria amministrazione tributaria non bloccate dai decreti del governo. Il rischio è che in autunno si formi un ingorgo fiscale di proporzioni bibliche.

Quarta rottamazione fiscale in arrivo?

Da una parte commercialisti, consulenti e contribuenti avranno difficoltà a fronteggiare i pagamenti rinviati da mesi, dall’altra lo Stato avrà enormi difficoltà a incassare i soldi. Col rischio che la campagna fiscale d’autunno possa trasformarsi in un inferno fiscale con notevoli disagi per tutti. Monta così l’idea di proporre una quarta rottamazione delle cartelle esattoriali pendenti. L’idea sarebbe gradita alla maggioranza delle forze politiche e avrebbe il merito di alleviare il contribuente del carico fiscale accumulato. Si tratterebbe dell’ennesimo condono mascherato, ma che in tempi di emergenza non può essere assolutamente scartato come soluzione finale. Una sorta di nuova versione della «pace fiscale» varata l’anno scorso da Salvini e Di Maio.

Una nuova pace fiscale

La rottamazione fiscale, atto quarto, che coinvolgerà sia i singoli contribuenti che le imprese fiaccate dal coronavirus, è quindi un’ipotesi più che concreta.

Il provvedimento potrebbe vedere la luce il prossimo anno, inserendo la pace fiscale come cornice del quadro della più ampia riforma fiscale che prevede la rimodulazione delle aliquote Ipref. Del resto, il contesto appare più che favorevole: da un lato c’è il contesto emergenziale che ha messo in ginocchio imprese e famiglie, dall’altro la necessità di rivedere l’intero sistema fiscale italiano e chiudere, grazie alla riforma, tutti i conti col passato. Crediti fiscali che valgono complessivamente 1.000 miliardi e che per due terzi non sono esigibili, ma che per legge dovranno essere perseguiti con notevole aggravio per l’attività fiscale ordinaria. Servirà, però, un altro stop all’attività di riscossione, bloccata adesso fino al 15 ottobre2020.

La riforma dell’Irpef

La riforma Irpef con conseguente rottamazione fiscale appare tutt’altro che semplice, soprattutto se si considera che bisognerà mettere mano anche all’Iva per rimodulare le aliquote evitando al contempo l’aumento delle imposte. Il Ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha spiegato più volte che la riforma dell’Irpef dovrebbe essere modulata su tre punti chiave: semplificazione, alleggerimento della pressione fiscale per il ceto medio e progressività. Difficile fare delle previsioni, anche perché servono almeno 15 miliardi di euro per riordinare il sistema fiscale italiano in tal senso. Non è poi esclusa, fino all’ultimo, l’ipotesi di una patrimoniale.

Le ipotesi di riforma fiscale

Pur tenendo conto della progressività dell’imposizione fiscale in base ai livelli di reddito, sono due le ipotesi di riforma sul tavolo. Da una parte c’è quella fortemente caldeggiata dal PD e che vorrebbe la realizzazione di tre scaglioni, oltre alla no tax area, così come segue:

  • No Tax Area fino a 8.000 euro;
  • 1° scaglione Irpef: aliquota al 27,5% per redditi fino a 15.000 euro;
  • 2° scaglione Irpef: aliquota al 31,5% per redditi fino a 28.000 euro;
  • 3° scaglione Irpef: aliquota al 42/43% per redditi oltre i 28.000 euro.

Dall’altra, invece, ci sarebbe la riforma Irpef prospettata dal Movimento 5 Stelle che alzerebbe il livello della no tax area, ma preserverebbe maggiormente i redditi superiori a 100.000 euro rispetto al disegno predisposto dal PD:

  • No Tax Area fino a 10.000 euro di reddito;
  • 1° scaglione Irpef: aliquota al 23% per i redditi tra 10.000 e 28.000 euro;
  • 2° scaglione Irpef: aliquota al 37% per i redditi tra 28.000 e 100.000 euro;
  • 3° scaglione Irpef: aliquota al 42% per i redditi superiori a 100.000 euro.