La sanatoria delle cartelle, meglio conosciuta come rottamazione quater è arrivata ormai in prossimità della prima scadenza utile ai pagamenti. Infatti scade il 31 ottobre la prima rata per quanti hanno deciso di pagare in maniera dilazionata. Ma sempre il 31 ottobre scade anche la rata unica per quanti hanno deciso invece di pagare in unica soluzione. Molti contribuenti però nelle lettere di risposta dell’Agenzia delle Entrate hanno trovato le prime rate piuttosto elevate di importo e, magari, si trovano nelle condizioni di difficoltà ad adempiere ai versamenti.

E come vedremo, tutto può accadere con la rottamazione quater tranne che perdere una scadenza perché si rischia di perdere l’intero diritto alla definizione agevolata delle cartelle esattoriali.

“Gentile redazione, ho appena ricevuto la risposta dell’Agenzia delle Entrate relativa alla mia domanda di definizione agevolata dei miei debiti. Purtroppo non credo di riuscire ad onorare le rate, perché la mia situazione economica è precipitata. Se mi impegno forse riesco a mala pena a pagare la prima rata. Secondo voi posso andare all’Agenzia delle Entrate a chiedere una dilazione maggiore o il posticipo delle prime rate? Sono davvero in difficoltà, aiutatemi.”

Rottamazione cartelle: cosa accade a chi non paga e come passare al piano B

Il quesito sopra citato mette in luce un problema che non è certo raro oggi con i contribuenti che si trovano, dopo una fase di sosta per via della necessità del Fisco di rispondere alle numerose istanza pervenute, alle prese coi pagamenti delle cartelle. Una cosa che riguarda quanti non hanno aderito alla rottamazione, e a cui l’Agenzia delle Entrate Riscossione sta adesso inviando le lettere con i preavvisi di fermo amministrativo se prosegue il mancato adempimento agli obblighi. Ma è una cosa che riguarda anche quanti hanno aderito alla definizione agevolata. Perché adesso è il momento di passare al pagamento.

Bisogna pagare le cartelle, scontate dalla rottamazione, ma sempre da pagare. O in unica soluzione o a rate, la data del 31 ottobre va segnata in rosso sul calendario.

Si tratta della prima scadenza utile per i pagamenti di chi ha deciso per la soluzione unica, ma anche per chi ha deciso per il piano rateale. A dire il vero esiste una fase di salvaguardia, ovvero una tolleranza sulle date di scadenza di ciascuna rata. Infatti è pari a 5 giorni la tolleranza che l’Agenzia delle Entrate Riscossione ha previsto per i contribuenti. Quindi più che il 31 ottobre, va segnata la data del 5 novembre. Ma cambia relativamente poco.

Le scadenze della rottamazione quater

Le rate vanno pagate entro i termini della tolleranza prima citata. La prima scade come detto il 31 ottobre, e la seconda a stretto giro. Infatti la sua scadenza è fissata il 30 novembre. Le altre rate scadranno il 28 febbraio, il 31 maggio, il 31 luglio e il 30 novembre degli anni 2024, 2025, 2026 e 2027. Le prime due rate a copertura del 20% totale del debito, le altre del 5% cadauna. Basta omettere un solo versamento e si perde il diritto alla definizione agevolata precedentemente concesso dall’Agenzia delle Entrate Riscossione. Chi paga la prima rata, ma omette la seconda, finisce con il decadere dai benefici della sanatoria. Il debito ritornerà quello originario, comprensivo cioè di interessi, aggi e sanzioni che la rottamazione ha eliminato. Le rate precedenti la decadenza, se pagate, diventano acconti sugli importi totali dovuti.

Ecco cosa accade a chi decade dalla rottamazione delle cartelle

Un esempio chiarirà meglio il tutto. Se il nostro lettore ha un debito totale di 15.000 euro, che dopo la definizione agevolata scende a 9.000, dovrà versare le prime due rate pari a 900 euro ciascuna. Le altre 16 rate (perché il piano di dilazione massimo è 18 rate), saranno pari a 450 euro. Ammettiamo che il lettore riesca a far fronte entro il 5 novembre alla prima rata, ma decada per omesso pagamento a partire dalla seconda.

Il debito residuo in rottamazione sarebbe stato pari a 8.100 euro, ma decadendo, i 900 euro della prima rata andranno sottratti ai 15.000 originari, portando il dovuto solo a 14.100 euro.

Il piano B, le rate ordinarie

Naturalmente il contribuente decaduto dalla rottamazione, ha tutti i diritti di andare all’Agenzia delle Entrate Riscossione o di collegarsi al sito istituzionale e chiedere le rate ordinarie. Infatti nulla vieta ai contribuenti di chiedere la rateizzazione ordinaria che produce rate mensili e non trimestrali come la rottamazione. E produce 72 rate, pari a 6 anni e non solo fino al 2027 come la sanatoria offriva. Anzi, in caso di dimostrabili e concrete difficoltà economiche del contribuente, si può arrivare anche a 120 rate e 10 anni di dilazione. Una cosa che forse pochi sanno è che probabilmente con la riforma del fisco, le 120 rate diventeranno quasi la prassi, perché potranno sfruttarle anche i contribuenti non propriamente in conclamate difficoltà economiche.