Indeciso se accettare la proroga del contratto a termine (magari la quinta)? Giovane precario che considera il sussidio di disoccupazione come un’alternativa a contratti di lavoro instabili?

Riportiamo la testimonianza di una lettrice di cui indicheremo solo le iniziali per tutelarne la privacy. Il suo non è di certo un caso unico e isolato ma la sua lettera c’è sembrata emblematica.

Scrive M.L.
Vorrei parlarle un po’ di me per farle capire che il mondo del lavoro, per noi giovani adulti, è diventato una giungla.
Dopo anni di studi universitari, i miei progetti di vita si sono sgretolati a causa della crisi economica. Dopo 4 anni di ricerca assidua per un posto di lavoro, qualsiasi posto di lavoro, attualmente lavoro con un contratto a termine in prossima scadenza come segreteria amministrativa. Ho due anni di esperienza lavorativa in tre aziende che mi hanno sempre proposto contratti a tempo determinato. Ciò crea instabilità nella mia vita, ho uno stipendio basso e lavoro come un mulo senza pausa pranzo con straordinari giornalieri non pagati. Ora, che si avvicina il termine naturale dell’attuale contratto a termine, l’azienda mi propone la quinta proroga di pochi mesi, poi non si sa. Mi creda che l’idea della disoccupazione mi alletta molto. Vivo nella speranza di poter essere assunta con un contratto stabile ma vedo passare davanti di me sempre gli amici di…e colleghi di sesso maschile.
Chiedo delle delucidazioni:
– il disoccupato ha più possibilità di essere assunto rispetto al dipendente a termine?
– conviene sempre accettare tutte le proroghe o andarsene pretendendo di meglio?
Mi scuso per lo sfogo e grazie per i suoi articoli, sempre interessanti ed esaustivi”.

Proroga contratto, quando conviene accettare?

Abbiamo già analizzato perché, come purtroppo la statica conferma, spesso per i datori di lavoro i contratti a termine restano più convenienti di quelli a tempo indeterminato.

Tanto che alcuni analisti hanno definito le assunzioni a termine, nate idealmente per far fronte ad esigenze occasionali e di natura eccezionali dell’azienda, come la nuova piaga del mondo del lavoro.

Non bastano gli sgravi fiscali sulle assunzioni a tempo indeterminato a convincere i datori di lavoro evidentemente (al termine del contratto basta non rinnovare senza bisogno di licenziare), anche se qualcosa in questo senso si è mosso. Tuttavia il numero di persone che cerca lavoro e quello dei posti vacanti cela ancora un gap troppo vistoso.

E’ bene conoscere i propri diritti in merito al numero massimo di proroghe del contratto a termine: in questo senso per il settore pubblico si sono espresse in modo chiaro sia la Corte di Giustizia Europea(causa C-494/16) che la Corte di Cassazione ( sentenza 5072/2016). Ma i paletti frenano gli abusi anche per i dipendenti privati: la durata di un contratto a tempo determinato non può essere superiore ai 36 mesi. Ne consegue che un contratto con termine fissato a 3 anni, quindi, non può essere mai rinnovato. Se invece la durata dell’accordo è inferiore ai 3 anni il contratto può essere rinnovato ma per un numero massimo di 5 volte; alla sesta proroga scatteranno in automatico le sanzioni con possibilità di risarcimento del danno e diritto all’assunzione a tempo indeterminato.

Assunzioni: meglio essere disoccupati o a termine?

L’altro spunto di riflessione che ci offre questa e-mail è: “chi ha più possibilità di essere assunto in azienda un disoccupato o un dipendente con contratto a termine?”. In altre parole: il datore di lavoro, dopo la quinta proroga del contratto a termine, avrà maggiore convenienza ad assumere una risorsa nuovo o a stabilizzare quella già a disposizione a tempo determinato?

Il rischio per chi accetta più proroghe del contratto a tempo determinato è di arrivare all’ultima possibile e trovarsi di fronte all’assunzione a tempo indeterminato di un’altra risorsa esterna.

Questo perché per quest’ultima il datore di lavoro ha diritto agli sgravi fiscali per tre anni. E’ vero che gli sgravi sui contributi valgono anche per la stabilizzazione ma resta fermo il requisito anagrafico di 35 anni al momento della conversione in contratto a tutele crescenti e, dopo più rinnovi, purtroppo molti lavoratori sforano questo limite anagrafico restando tagliati fuori (sono giovani ma troppo vecchi per beneficiare delle agevolazioni sui contributi).

La scadenza di un contratto di lavoro a termine viene considerata tra le ipotesi di “perdita involontaria dell’occupazione”, e costituisce dunque un requisito per ottenere l’indennità di disoccupazione. Ecco perché molti “giovani adulti” si chiedono se accettare o meno la proroga oppure guardarsi intorno approfittando del sussidio per selezionare offerte di lavoro a tempo indeterminato e avere maggior tempo a disposizione per fare colloqui. E’ una scelta ovviamente molto personale che deve tener conto di diversi fattori. Probabilmente un parametro da considerare è la possibilità di restare effettivamente in azienda dopo la proroga del contratto a termine, che sia la seconda, la terza, la quarta o la quinta. Il datore di lavoro “recidivo” nella proroga dei contratti a tempo determinato forse non è intenzionato ad assunzioni stabili e quindi per il lavoratore accettare potrebbe solo significare “perdere tempo” e rinviare il problema. Con questo non si vuole di certo incentivare al parassitismo né tantomeno mettere in discussione la validità dell’esistenza di un sussidio sociale come l’indennità di disoccupazione ma è giusto che ognuno, nella precarietà della situazione generale, abbia consapevolezza del quadro completo e delle alternative e dei suoi diritti.

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“Restare intrappolati” nella rete dei contratti a tempo determinato è rischioso dunque anche perché nel frattempo si potrebbero perdere occasioni di lavoro interessanti in altre aziende. Non è un caso infatti che, nel calcolo del risarcimento del danno per più di cinque proroghe del contratto a termine, si tiene conto anche del danno procurato per la perdita di chance lavorative (se il lavoratore è in grado di dimostrarlo).