“Sarà anche che il gioco si cambia da dentro, ma alla fine è giocare che ti cambia dentro. Sarà anche che spesso lontano dal centro, ognuno si scopre un nuovo talento. Magari fuggire non è la soluzione, magari fuggire è una resurrezione. È come sfidare il niente, stare qui. Io non so se ritornare. Quale vuoto sia peggiore. Se avrò forza per trattare e se il mio destino è stare fuori o dentro“, canta Niccolò Fabi.

Parole, quelle del brano Fuori o dentro, che ben si adattano ai contesti più disparati.

Quante volte, d’altronde, ci sentiamo come un pesce fuori dall’acqua, tanto da non sapere se continuare a rimanere in un posto oppure cambiare. Molte volte la decisione se proseguire o meno per una strada spetta a noi. Altre, invece, dipende da alcuni vincoli imposti “dall’alto”. Lo sanno bene tanti percettori del reddito di cittadinanza che a breve verranno esclusi da tale sussidio. Ma di chi si tratta e a partire da quando? Ecco cosa c’è da aspettarsi.

Riforma reddito di cittadinanza: la tabella che ti dice se sei dentro o fuori

Il 1° maggio 2023 il Consiglio dei Ministri ha approvato il cosiddetto decreto lavoro che ha segnato la fine del reddito di cittadinanza. Al suo posto debutteranno due nuove misure: una destinata a coloro che perderanno il reddito di cittadinanza a luglio; l’altra a favore dei nuclei famigliari con persone non occupabili all’interno che dovranno dire addio al sussidio a partire dal 2024. Ma chi ha ancora diritto e chi invece resta fuori dal diritto a percepire il sussidio targato Movimento 5 Stelle?

Ebbene, nell’anno in corso il reddito di cittadinanza verrà erogato per un periodo pari a massimo sette mesi a favore dei cosiddetti occupabili. Ovvero coloro aventi un’età compresa tra i 18 anni e i 59 anni che sono in grado lavorare.

Quest’ultimi, quindi, se hanno percepito il sussidio targato Movimento 5 Stelle in modo continuativo da gennaio, avranno diritto all’ultima mensilità in occasione del mese di luglio. Al posto del reddito di cittadinanza, a partire dal 1° settembre 2023, debutterà il Supporto per la formazione e il lavoro.

Le famiglie che presentano un minore, un disabile o una persona avente un’età superiore a 60 anni, invece, hanno diritto all’erogazione del reddito di cittadinanza fino alla fine dell’anno in corso. Tale discorso si estende anche a coloro che hanno sottoscritto il patto per l’inclusione sociale prima di luglio 2023. E sono stati presi in carico dai servizi sociali poiché considerati non attivabili al lavoro. Proprio i cosiddetti non occupabili avranno diritto, a partire da gennaio 2024, all’assegno di inclusione.

In attesa dell’assegno di inclusione e del Supporto per la formazione e il lavoro

Il 2024 segnerà l’addio al reddito di cittadinanza. Al suo posto sarà erogato l’assegno di inclusione. Ad averne diritto saranno le famiglie con all’interno non occupabili, a patto di presentare un Isee inferiore a 9.360 euro e reddito familiare pari a massimo sei mila euro. Tale limite si deve moltiplicare per il parametro di scala di equivalenza e pertanto può risultare più alto. L’importo dell’assegno, così come si evince dall’articolo 3 del decreto legge numero 48 del 4 maggio 2023:

“su base annua, è composto da una integrazione del reddito familiare, come definito nel presente decreto, fino alla soglia di euro 6.000 annui, ovvero di euro 7.560 annui se il nucleo familiare è composto da persone tutte di età pari o superiore a 67 anni ovvero da persone di età pari o superiore a 67 anni e da altri familiari tutti in condizioni di disabilità grave o di non autosufficienza, moltiplicata per il corrispondente parametro della scala di equivalenza”.

A tale importo si va ad aggiungere un contributo per chi abita in una casa in affitto.

 I cosiddetti occupabili, invece, diranno addio al reddito di cittadinanza già nell’anno in corso. Quest’ultimi potranno però beneficiare a partire da settembre 2023 del Supporto per la formazione e il lavoro, il cui importo sarà pari a 350 euro al mese. Per vedersi riconoscere tale sussidio, le persone interessate devono prendere parte a progetti di formazione, qualificazione e riqualificazione professionale, orientamento, accompagnamento al lavoro e politiche attive del lavoro.