Per quanto riguarda la riforma delle pensioni da molti ritenuta indispensabile e da molti auspicata, eravamo arrivati a un punto di stallo. Infatti per carenza di soldi e per difficoltà a varare la riforma, il Governo Meloni aveva messo tutto in stand-by. Addirittura, sembrava praticamente certo che nella Legge di Bilancio di fine anno l’unico spazio per novità previdenziali sarebbe stato destinato alla proroga della quota 103, dell’Ape sociale e di Opzione Donna. Ma una grande novità adesso potrebbe mischiare di nuovo le carte, rendendo possibili le misure ipotizzate per la riforma delle pensioni.

A partire dalla quota 41 per tutti.

“Buonasera sono un vostro lettore e vi chiedo a che punto siamo per la tanto attesa riforma delle pensioni. A inizio anno dopo diversi incontri tra Governo e sindacati sembrava che tutto andasse nella direzione di una quota 41 per tutti, ma non solo. Perché si parlava anche di alcune misure per consentire l’uscita a 62 anni di età con piccole penalizzazioni di assegno. Con il tempo non ho sentito più una novità sulle pensioni e addirittura su qualche giornale ho letto che la riforma delle pensioni è rimandata agli anni futuri. Dal momento che sono interessato alle misure di nuova generazione che si diceva potessero entrare nel sistema, secondo voi devo ammainare la bandiera e abbandonare qualsiasi aspettativa?”

Riforma delle pensioni torna fattibile con il cambio guida all’INPS, ecco le misure

Se c’è un argomento che interessa una moltitudine di persone è senza dubbio la riforma delle pensioni. Infatti comunemente l’Italia è considerata come un posto dove le regole per andare in pensione sono dure e aspre. E l’idea di riformare il sistema nasce con un obiettivo semplice, che è quello di superare la famigerata riforma Fornero. Una riforma che ha inasprito di molto i requisiti per andare in pensione.

Quando riferisce il nostro lettore è la verità perché ultimamente tutte le proposte e le ipotesi di riforma delle pensioni erano diventate una vera e propria chimera. La penuria di fondi a disposizione, i veti di Bruxelles hanno fatto da tappo a ogni velleità di riforma. E ultimamente perfino dall’INPS arrivavano segnali contrari al cambio delle regole pensionistiche. Perché ultimamente molti sostenevano che bisognasse lasciare inalterate le regole previdenziali oggi in vigore compresa la già citata riforma Fornero.

INPS, si cambia: si prepara la sostituzione del presidente Tridico

Adesso però i tempi tornano ad essere maturi, o almeno questa è la speranza di molti addetti ai lavori e di molti lavoratori compreso il nostro lettore. Il nuovo Governo pare sulla strada di andare a nominare un nuovo presidente dell’INPS in sostituzione di Pasquale Tridico. E adesso vedremo perché questa novità potrebbe aprire le porte alla riforma delle pensioni che fino a oggi è stata ingessata. Nonostante l’avvocatura dell’INPS sostenga che il mandato di Tridico doveva scadere nel 2024, l’avvocatura di Stato e quindi il Governo la pensano in maniera differente e fissano entro fine maggio 2023 la scadenza del mandato del presidente dell’INPS.

Con un decreto del Consiglio dei Ministri approvato il 3 maggio appena trascorso, il Governo ha deciso di cambiare sia il direttore dell’INAIL che quello dell’INPS. Addio a Pasquale Tridico, presidente che ha preso il posto a suo tempo, di Tito Boeri. Tridico fu nominato in quota al Movimento 5 Stelle, o almeno questo si dice. E il cambio altro non è che l’ennesimo colpo di spugna con il passato da parte del Governo attuale. In perfetta discontinuità con i governi che si sono succeduti nella precedente legislatura.

Tridico e la sua proposta di pensione in quota per la riforma

Ma di Pasquale Tridico ci si ricorda anche per una particolare proposta di riforma delle pensioni che partiva dai 62 o 63 anni di età con pensione divisa in due quote.

Una quota da liquidare al pensionarlo a 62/63 anni di età e calcolata esclusivamente con il sistema contributivo. La seconda quota invece solo a 67 anni, quando l’importo della pensione doveva tornare a comprendere quella quota retributiva precedentemente non conteggiata.

Eppure negli ultimi tempi proprio Pasquale Tridico come numero uno dell’INPS si era espresso più volte contrario ai discorsi di riforma del sistema previdenziale italiano che il Governo e la maggioranza di Governo a fasi alterne producevano. Infatti pochi giorni fa parlò espressamente di riforma improponibile. Soprattutto perché non partiva dal fatto che i pensionati in Italia sono più dei lavoratori. E secondo il numero uno dell’INPS dovrebbe essere esattamente il contrario.

Più pensionati che lavoratori, e dovrebbe essere il contrario

Infatti le pensioni sono pagate con i soldi che versano i lavoratori attivi durante la carriera. L’apparato non può funzionare se non è come diceva Tridico, cioè che i lavoratori devono essere più dei pensionati. Il cambio di presidenza dell’INPS apre quindi a scenari diversi e fino a poche settimane fa improponibili per quanto riguarda la riforma delle pensioni. Se va via il numero uno dell’Inps, che come dicevamo era contrario alla riforma delle pensioni, il Governo dovrebbe inserire a capo dell’Istituto un soggetto più in linea con i propositi della maggioranza. Perché dovrebbe essere in quota a Fratelli d’Italia il nuovo presidente dell’Istituto Previdenziale italiano.

La riforma delle pensioni resta complicata a prescindere dalla presidenza dell’INPS

Non appena le nomine saranno effettuate, sicuramente si tornerà di nuovo a parlare di quota 41 per tutti. Infatti la misura era e resta autentico cavallo di battaglia della Lega di Matteo Salvini. E probabilmente si tornerà a parlare anche di misure flessibili. Magari dotando il sistema di uscite anticipate dal lavoro e forse a partire dai 62 anni di età, ma con penalizzazioni che andranno meglio apparecchiate.

Certo, in risposta al nostro lettore dobbiamo anche essere onesti con il dire che visti i tempi ristretti tutto è abbastanza difficile.

Visto che in genere già a ottobre si comincia a delineare il campo della Legge di Bilancio, difficilmente questo cambio dell’INPS riuscirà a produrre quello scossone necessario a consentire la riforma. Una riforma delle pensioni che era e resta difficile, soprattutto se l’obbiettivo è quello di vararla con la prossima Legge di Bilancio. Difficile quindi che le istanze di quanti si aspettavano misure di pensionamento anticipato vengano esaudite semplicemente cambiando il numero uno dell’INPS.