Come abbiamo già ricordato in diversi articoli precedenti,  a breve sarà vietato pagare gli stipendi in contati. Il divieto varrà anche per retribuzioni di piccoli importi e l’unico modo per l’azienda di dare la retribuzione ai propri dipendenti e collaboratori, sarà quella del bonifico bancario e postale.

In questo modo si vuole evitare che il lavoratore venga posto nella condizione di accettare una somma inferiore a quella effettivamente indicata nella busta paga.

Ovviamente il pericolo non si scongiura del tutto poichè la aziende per pagare meno di quanto dichiarato un dipendente potrebbero anche chiedere la restituzione in contanti di una parte di quanto bonificato, ma grazie alla tracciabilità del prelievo il lavoratore potrebbe facilmente dimostrarlo.

Divieto pagamento stipendi in contanti

A prevedere il divieto del pagamento delle retribuzioni in contanti è una proposta di legge presentata nel 2013 e che nelle ultime settimane è all’esame delle comissioni della Camera. Tramite la proposta la retribuzione dei dipendenti potrà essere corrisposta soltanto tramite bonifico bancario o postale o, in alternativa, in contanti ma tramite lo sportello di un istituto creditizio o, ancora, con un assegno emesso da banca o posta e consegnato al lavoratore. In questo modo, quindi, il pagamento degli stipendi sarà in ogni caso tracciabile. La normativa, inoltre, stabilisce che la firma della busta paga da parte del dipendente non costituisce una prova dell’avvenuto pagamento della stessa da parte del datore di lavoro.

Con questa proposta di legge si vuole dare una risoluzione al problema che sempre più spesso interessa i lavorartori dipendenti, ovvero il ricatto, da parte del datore di lavoro, di accettare una retribuzione minore a quella riportata in busta paga, un vantaggio illecito per il datore di lavoro e un danno gravissimo per i lavoratori costretti ad accetare il ricatto, pena il licenziamento.

La pluralità dei pagamenti contemplati dalla normativa consente al lavoratore di non dover obbligatoriamente aprire un conto corrente.

Gli unici datori di lavoro non obbligati a pagare lo stipendio in maniera tracciabile sono quelli privi di partita Iva, che spesso, tra l’altro, non sono neanche titolari di un conto corrente: si prende ad esempio il lacoro domestico, il lavoro di colf e badanti presso persone anziane o i rapporti di lavoro instaurati con piccoli condomini per la pulizia delle scale e delle parti comuni.