“È strano come valgano poco i soldi degli altri, e moltissimo i nostri. Se diamo mille lire, ci sembra di offrire un tesoro; se riceviamo un milione, ci pare niente“, affermava Vittorio Buttafava. Non tutti in effetti concepiscono il denaro allo stesso modo. In genere chi ne ha tanti non presta nemmeno caso alle varie uscite mensile.

Coloro che hanno una disponibilità limitata, invece, tendono a prestare attenzione anche alla più piccola spesa. Una vera e propria necessità, volta a far quadrare i conti e cercare così di arrivare alla fine del mese.

 Non sempre, però, le cose vanno come desiderato. Lo sanno bene, purtroppo, i tanti percettori del reddito di cittadinanza che non si sono visti accreditare la mensilità di giugno 2023. Ma per quale motivo? Ecco cosa è successo.

Sussidio targato Movimento 5 Stelle: rivoluzione in atto

Il governo Meloni ha deciso di apportare importanti cambiamenti al reddito di cittadinanza che si avvicina al suo addio definitivo. Al suo posto faranno il proprio debutto due nuove misure, ovvero il Supporto per la formazione e il lavoro e l‘assegno di inclusione. Quest’ultimo verrà corrisposto a partire da gennaio 2024 a favore dei nuclei famigliari che presentano un minore, un disabile o una persona con un’età superiore a 60 anni.

A partire da settembre 2023, invece, verrà erogato il Supporto per la formazione e il lavoro a favore di coloro che perderanno il sussidio targato Movimento 5 Stelle già quest’anno. Si tratta in pratica dei cosiddetti occupabili, ovvero coloro che hanno un’età tra i 18 e 59 anni che possono lavorare.

Reddito di Cittadinanza non pagato a giugno: i motivi

Diversi i percettori che dovranno dire addio al reddito di cittadinanza nel corso del 2023. Molti ne avranno diritto per ancora qualche mese, altri invece hanno già dovuto fare i conti con il mancato accredito della misura a giugno.

Ma per quale motivo? Ebbene, bisogna innanzitutto sottolineare che il mancato accredito non ha nulla a che fare con la riforma del reddito di cittadinanza.

Questa mancanza, infatti, ha avuto luogo semplicemente perché alcuni beneficiari non soddisfano più i requisiti richiesti per accedere al Reddito di Cittadinanza. Entrando nei dettagli, tra i motivi di esclusione si cita la “Domanda terminata“. Ovvero il soggetto interessato ha già ricevuto tutte e 18 le mensilità previste dalla legge. Vi sono poi dei casi in cui il diritto al reddito di cittadinanza decade. Tra questi si annoverano:

  • Componenti del nucleo familiare già inseriti in un’altra domanda in fase di elaborazione. Se si presenta più di una domanda con lo stesso membro, l’Istituto di previdenza provvede a far decadere una delle due richieste;
  • Mancata comunicazione all’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale di eventuali variazioni economiche all’interno della famiglia;
  • Mancata partecipazione alla convocazione presso il Centro per l’Impiego, il Comune di residenza o i Servizi Sociali senza un giustificato motivo;
  • Inizio di una nuova attività lavorativa che comporta la perdita dei requisiti economici necessari per accedere al Reddito di Cittadinanza, ovvero ISEE pari a massimo 9.360 euro e reddito familiare annuo non superiore a 6 mila euro.

Nel caso in cui si rientri in uno dei casi poc’anzi citati, quindi, il reddito di cittadinanza non è erogato.