“La sera lenta di luglio sta cadendo sul mare vicino. In questa lunga fuga della luce, solo la brace della sigaretta e la brezza che muove i due gerani appassiti sembrano svincolarsi dalla pace minerale“, afferma Jon Juaristi. Manca poco all’arrivo di luglio. Un mese particolarmente amato sia da grandi che piccini, i quali possono finalmente trascorrere dei giorni all’insegna del relax, mentre vengono baciati dal sole.

Non tutti, però, accoglieranno positivamente l’arrivo di luglio. Proprio il settimo mese dell’anno in corso, infatti, segnerà per molti attuali percettori del reddito di cittadinanza l’addio definitivo al sussidio.

Questo non vuol dire che debbano dare tutto per perso. Anzi sono diverse le alternative d cui potranno beneficiare. Ecco di quali si tratta.

Addio definitivo al sussidio targato Movimento 5 Stelle

L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha apportato importanti modifiche al reddito di cittadinanza. Quest’ultimo verrà erogato nel 2023 per un periodo pari a massimo sette mesi a favore dei cosiddetti occupabili. Si tratta in pratica dei soggetti con un’età compresa tra i 18 anni e i 59 anni che possono lavorare. Proprio quest’ultimi pertanto, se hanno percepito il sussidio targato Movimento 5 Stelle in modo continuativo da gennaio, avranno diritto all’ultima mensilità in occasione del mese di luglio.

Potranno continuare a beneficiare del reddito di cittadinanza fino alla fine di dicembre 2023, invece, i nuclei famigliari che vedono la presenza di un minore, un disabile o una persona con un’età pari ad almeno 60 anni. Quest’ultimi dovranno dire definitivamente addio al reddito di cittadinanza a partire da gennaio del 2024. A partire dal prossimo anno potranno beneficiare dell’assegno di inclusione.

Reddito di cittadinanza, stop a luglio: cosa fare dopo l’addio al sussidio

In seguito alla riforma del reddito di cittadinanza, quindi, gli occupabili dovranno dire addio al sussidio già a partire dal mese di luglio.

Sono ben 400 mila le famiglie interessate, che potranno però beneficiare di alcune misure alternative. Entrando nei dettagli i nuclei famigliari che presentano maggiorenni di età inferiore a 21 anni possono presentare domanda per l’assegno unico.

Quest’ultimo è riconosciuto a patto che i soggetti interessati frequentino un corso di formazione scolastica o professionale. In alternativa devono svolgere un tirocinio oppure lavorare e percepire un reddito complessivo pari a massimo otto mila euro. Ma non solo, gli occupabili che perderanno il reddito di cittadinanza potranno beneficiare a partire da settembre 2023 del Supporto per la formazione e il lavoro. Come riportato dall’articolo 12 del decreto legge numero 48 del 4 maggio 2023:

“Al fine di favorire l’attivazione nel mondo del lavoro delle persone a rischio di esclusione sociale e lavorativa, è istituito, dal 1° settembre 2023, il Supporto per la formazione e il lavoro quale misura di attivazione al lavoro, mediante la partecipazione a progetti di formazione, di qualificazione e riqualificazione professionale, di orientamento, di accompagnamento al lavoro e di politiche attive del lavoro comunque denominate. Nelle misure di Supporto per la formazione e il lavoro rientra il servizio civile universale”.

Per beneficiare di tale misura è necessario avere un Isee pari a massimo 6 mila euro l’anno e non presentare i requisiti per accedere all’Assegno di inclusione. Vi è un’eccezione. Ovvero: possono usufruire del Supporto per la formazione e il lavoro anche i membri di nuclei famigliari che percepiscono l’assegno di inclusione, a patto che non siano considerati nella scala di equivalenza. L’importo sarà pari a 350 euro mensili, erogati per massimo un anno.