La Quota 100 sarà confermata almeno fino alla fine della sperimentazione oppure il 31 dicembre 2019 sarà il termine ultimo per perfezionare i requisiti? La prima strada sembra ad oggi quella più probabile. Tuttavia diversi sono gli interventi correttivi allo studio. Tra questi la maggior parte punta a contenere la spesa per la misura. In direzione opposta andrebbe la proposta di riforma Quota 100 voluta da Guglielmo Loy, presidente del Comitato di indirizzo e vigilanza Inps nazionale. L’obiettivo è garantire maggiore equità per le lavoratrici donne.

Queste ultime sono da sempre penalizzate da un sistema pensionistico che richiede un montante minimo di contributi senza però tenere conto della maggiore discontinuità nella carriera femminile, almeno mediamente.

Loy punta il dito contro la riforma pensioni Fornero ma, su questo punto, anche Quota 100 avrebbe riservato lo stesso trattamento sfavorevole alle donne: “le donne sono state massacrate dagli ultimi provvedimenti pensionistici, dalla Fornero e anche da Quota 100 che ha premiato i maschi, il pubblico impiego e il nord Italia“.

Quota 100 ma con meno di 38 anni di contributi: la proposta per le donne

La discriminante è rappresentata proprio dal requisito contributivo penalizzante. Associando ai 62 anni di età anche 38 anni di contributi, “è rimasta scoperta un’intera fascia di popolazione che non può accedere ai 38 anni di contributi. A queste persone va data una risposta con strumenti di flessibilità di uscita diversi dagli attuali“.

La questione della flessibilità in uscita non può essere affrontata considerando tutte le professioni e tutti i lavoratori allo stesso modo: “non tutti i lavori sono uguali, non tutti possono permettersi di arrivare con 42 anni di contributi a 63-64 anni. Ci sono lavori disagevoli, ci sono disoccupati a 63 anni che non hanno i loro anni di contribuzione e che rischiano di dover aspettare i 67 anni. A questa gente va data una risposta“.