Se compri troppo rispetto a quello che guadagni devi stare attento! Alzi la mano chi non ha mai ricevuto questa raccomandazione dal proprio commercialista o anche da un semplice amico che ha avuto la sfortuna di finire sotto i controlli Agenzia Entrate.

Si perché se spendi poco sei tirchio e non fai girare l’economia. Se fai troppe spese il fisco può chiederti da dove provengono i soldi e come fai a mantenere un certo tenore di vita. Se ogni anno guadagni 100 e ne spendi 150 per il fisco devi giustificare questo scostamento.

Devi dirgli se quei 50 euro in più li avevi da parte, se te li ha dati tua mamma o tuo padre o semplicemente li hai vinto alle slot machine.

Ma non solo devi dirglielo, lo devi anche dimostrare (la prova resta del contribuente).

Ci sono, comunque, dei parametri che l’Agenzia delle Entrate segue per i controlli. La differenza tra entrate ed uscite deve superare un certo range. Ovviamente il punto di riferimento è il dato reddituale che l’Amministrazione finanziaria ha in suo possesso.

L’Agenzia delle Entrate di noi ormai conosce vita, morte e miracoli. Sa quanto guadagniamo (c’è la dichiarazione redditi che lo dice), conosce quanti soldi abbiamo in posta e in banca, se abbiamo casa a mare o in montagna. Insomma una radiografia “fiscale” fatta sulle nostre vite.

Ogni minima cosa che acquistiamo l’Agenzia lo sa. Apri un conto corrente, l’Agenzia Entrate lo sa. Hai acquistato una nuova auto, e pure questo lo sa. Hai concesso in affitto una casa di tua proprietà, l’Agenzia lo sa. Stai facendo lavori di ristrutturazione a casa, la notizia è già nel cassetto.

Controlli Agenzia Entrate, la percentuale di scostamento

Diciamo subito che i controlli Agenzia delle Entrate scattano quando la differenza tra quanto si guadagna e quanto si spende è oltre il 20%.

Quindi, le uscite devono superare le entrate di oltre 20 punti percentuali.

Diverse sono le voci di spesa che sono monitorate per verificare questo scostamento. Sono indicate in una relazione illustrativa del MEF (Ministero Economia e Finanze). Si tratta delle seguenti:

  • consumi (generi alimentari, bevande, abbigliamento e calzature; abitazione; combustibili ed energia; mobili, elettrodomestici e servizi per la casa; sanità; trasporti; comunicazioni; istruzione; tempo libero, cultura e giochi; altri beni e servizi)
  • investimenti (immobiliari e mobiliari)
  • risparmio
  • spese per trasferimenti.

I controlli, dunque, spaziano tra diverse voci di spesa. Abbigliamento ed auto di lusso, abitazioni, imbarcazioni, viaggi, cura della persona, fondi di investimento, ecc.

Se un semplice lavoratore dipendente ha la tendenza a comprare auto di lusso è più probabile che finisca nella rete dei controlli rispetto ad un imprenditore che ha fondato un colosso in cui girano miliardi di euro.

Come dimostrare le spese se ci sono controlli dell’Agenzia Entrate

E’ sulla base di un algoritmo matematico che sfrutta la c.d. “intelligenza artificiale”, che l’Amministrazione finanziaria riesce a ricostruire il reddito che un soggetto dovrebbe guadagnare in considerazione delle spese che si permette.

Laddove il calcolo restituisce uno scostamento superiore alla citata percentuale del 20%, scattano i controlli dell’Agenzia delle Entrate. Il fisco chiede al contribuente di dimostrare come ha fatto a coprire quelle uscite.

Il destinatario del controllo può dimostrare, ad esempio, che quei costo sono stati sostenuti grazie a:

  • risparmi messi da parte grazie a redditi guadagnati in passato
  • redditi di soggetti diversi (ad esempio il regalo di un genitore o di un fratello)
  • redditi esenti da imposte e che, quindi, non andava dichiarato al fisco.

Cosa succede se non si dimostrano le spese

Ovviamente il tutto deve essere documentato. Se è stata acquista una barca grazie ad una cospicua somma di denaro ricevuta in eredità, il contribuente deve esibire la dichiarazione di successione e dimostrare di essere l’erede legittimo.

Così come, se ad esempio, se si compra una casa al mare senza fare un mutuo bisogna dimostrare che i soldi sono stati presi da un fondo risparmi dove sono accumulati premi pagati in anni trascorsi grazie al lavoro svolto in quegli anni.

Il problema si pone, invece, quando non ci riesce a fornire alcuna prova a propria discolpa. In questi casi l’Agenzia delle Entrate presume che i redditi sono stati evasi e, quindi, chiede al contribuente di pagare imposte, sanzioni ed interessi sulla base del reddito ricostruito.