Il divario di genere resta una piaga attuale. Non solo per gli stipendi. Si riflette inevitabilmente anche sulle pensioni future. Le donne prendono mediamente 754 euro mentre gli uomini arrivano a 1440 euro. Un gap non indifferente. Leggermente meno distanti i due importi per i lavoratori autonomi: 976 euro le donne contro 1381 dei colleghi maschi. Ma perché gli uomini prendono una pensione più alta delle donne?

Mio marito può permettersi di andare in pensione e io no!

“Mi dicono che noi donne siamo avvantaggiate perché possiamo andare in pensione prima.

Già a parole, peccato che per arrivare a percepire un assegno dignitoso devo aspettare almeno due o tre anni più di mio marito. Ad oggi lui si gode la pensione e io lavoro ancora. Questa è la verità. E siamo quasi coetanei!”

Ci scrive molto amareggiata la signora Antonietta da Viterbo.

A pesare, soprattutto nel caso di lavoratori e lavoratrici dipendenti, è la continuità nel versamento dei contributi. Le donne lavorano per meno anni e con buchi contributivi nel mezzo. “Lo sconto” sulla pensione non basta assolutamente a compensare questa differenza. Insomma è matematica e non discriminazione sociale ma sta di fatto che bisognerebbe chiedersi il motivo di questa situazione. E la risposta la conosciamo tutti sebbene ci piacerebbe convincerci di vivere in un mondo in cui finalmente sia possibile conciliare vita privata e carriera senza ostacoli.

La pensione di Anna e quella di Marco

Immaginiamo due colleghi con carriere simili, se non per il fatto che Anna ha fatto due figli. Quanto prenderanno di pensione e a che età potranno andarci?

L’Osservatorio sui flussi di pensionamento dell’Inps ha analizzato le pensioni liquidate nel 2023 (comprese vecchiaia, anticipate, invalidità e superstiti) stimando un assegno medio di 1.153 euro pro capite. Poco sopra i mille euro. Difficile sopravvivere all’inflazione con queste cifre. Ma distinguendo tra uomini e donne scorgiamo una realtà diversa.

La media è fuorviante: se per gli uomini l’assegno medio è di 1.381 euro per le donne si ferma a 976 euro al mese con una differenza pari a circa il 30%.

Mi viene in mente il titolo di una commedia di Oscar Wilde “l’importanza di chiamarsi Ernesto”. In questo caso, in Italia, l’importante è chiamarsi con qualsiasi nome purché maschile se si vuole avere una pensione dignitosa!

Pensione donne e uomini a confronto: non basta anticipare per colmare il gap

Ma continuiamo a “dare i numeri”. Nel 2021 il reddito medio lordo mensile delle circa 3 milioni di pensionate italiane era di 1.321,14 euro, a fronte dei 1.970,19 euro dei circa 5 milioni di pensionati uomini. Il cd “differenziale di genere” raggiunge il 32,9: in altre parole significa che, rispetto alla media del totale delle pensioni di vecchiaia, gli uomini portano a casa il 32,9% in più delle donne.

La chiave sarebbe “non preoccuparsi delle pensionate”. In che senso? Non certo ignorando il problema ma agendo prima. Inutile sforzarsi di prevedere correttivi alla pensione anticipando l’uscita. Il gap va risolto a monte. Come ha sottolineato in un recente intervento sul tema l’ex ministro Elsa Fornero “E un riflesso condizionato, quando pensi al welfare, pensi alle pensioni perché, fra l’altro, è la parte di spesa sociale ben più rilevante. In realtà il welfare riguarda tutta la vita lavorativa. Il compito del welfare dello Stato sociale è di cominciare a ridurre le disparità dall’inizio