Chi di noi, sempre dopo aver messo le mani avanti precisando di non essere razzista (“chi io? Per carità?”) non ha mai generalizzato sugli stranieri che “rubano il lavoro, già scarso, agli italiani” o che usufruiscono di privilegi che spetterebbero a noi cittadini? Ma sappiamo veramente quanto gli stranieri contribuiscono al sostentamento del nostro Paese?

 

UNA NUOVA TASSA: IL CONTRIBUTO PER IL PERMESSO DI SOGGIORNO

La notizia recente relativa alla tassa di Immigrazione mi ha portato a riflettere su questo punto.

Con l’introduzione della nuova tassa infatti emigrare in Italia avrà un costo (che può andare dagli 80 ai 200 euro). Si tratta di un tributo per il rilascio del permesso di soggiorno studiato ai tempi della loro carica dagli ex Ministri dell’Interno Roberto Maroni e dell’Economia Giulio Tremonti. Si parte da un minimo di 80 euro per chi intende restare al massimo un anno in Italia. Per permessi di soggiorno da uno a tre anni si pagano 100 euro. Si sale in maniera esponenziale per periodi più lunghi (per i quali è richiesta la carta di soggiorno).

Sono esclusi i minori, gli stranieri che emigrano per sottoporsi a cure mediche o che richiedono asilo politico.

Le entrate serviranno a compensare le spese sostenute dallo Stato per i rimpatri e parzialmente le spese di Ordine Pubblico e Sicurezza.

 

GLI STRANIERI PAGANO LE NOSTRE STESSE TASSE?

Ma limitando il discorso alle stesse tasse che ben conosciamo e paghiamo noi italiani: qual è il contributo fiscale degli immigrati? Ecco qualche dato interessante:

  • Il 4,1% del gettito fiscale si deve agli immigrati.

  • Il 64,9 % degli stranieri che presentano la dichiarazione dei redditi paga l’Irpef. La percentuale restante ne è esente per ragioni eterogenee (ma la detrazione si applica soprattutto per via del basso reddito). Gli immigrati pagano una media di 2810 euro a testa di Irpef, per un totale di circa 6 miliardi (essendo i contribuenti in Italia nati all’estero 2,1 milioni).  

La fondazione Leone Moressa ha dedicato uno studio (pubblicato a dicembre 2011) proprio alla pressione fiscale a carico degli stranieri che vivono in Italia e i risultati sono interessanti.

Rispetto agli italiani la media pro capite di tasse versate è inferiore (3 mila euro contro 4.865), essendo il loro reddito basso. La percentuale di collaborazione aumenta nel Nord Italia (soprattutto in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia), dove la presenza di lavoratori stranieri è maggiormente radicata.

Innegabilmente resta da regolare (e potenzialmente tassare) tutta la percentuale del lavoro in nero (molto alta tra gli stranieri).