In merito alla pensione per i lavoratori part-time, l’ultimo intervento in materia è stato disposto dalla legge di bilancio 2021. A tal proposito, sono state individuate nuove modalità di calcolo dell’anzianità contributiva, maturata appunto nei rapporti di lavoro subordinato a tempo parziale (di tipo verticale o ciclico). Intervenendo con apposita circolare, infatti, l’Inps ha ufficializzato la valorizzazione, ai fini del diritto pensionistico, del tempo non lavorato, come già avviene nel part-time orizzontale.

Vediamo nello specifico quali sono le nuove indicazioni Inps: tenendo conto delle stesse, quando potrà andare in pensione chi lavora part time?

Lavoro part time e pensione: le nuove indicazioni Inps

Con la circolare n.

74 del 4 maggio 2021, l’Inps si è espresso in merito alla gestione ai fini pensionistici del lavoro part time disciplinando:

  • l’applicazione della norma nel settore privato;
  • i nuovi adempimenti per i datori di lavoro;
  • le posizioni assicurative dei lavoratori dipendenti diversi dagli operai agricoli.

Le pensioni liquidate in applicazione delle seguenti disposizioni sono state erogate decorrenze dal 1° gennaio 2021. Chi attualmente è un lavoratore part time, quindi, ai fini pensionistici – per il futuro – dovrà tenere conto di questa nuova disciplina.

Anzianità lavorativa per avere accesso alla pensione: le regole per il lavoro part time

Come disposto dalla legge di bilancio 2021 (legge n. 178/2020): “Il periodo di durata del contratto di lavoro a tempo parziale che prevede che la prestazione lavorativa sia concentrata in determinati periodi è riconosciuto per intero utile ai fini del raggiungimento dei requisiti di anzianità lavorativa per l’accesso al diritto alla pensione”.

A tal fine, il numero delle settimane da assumere ai fini pensionistici si determina rapportando:

  • il totale della contribuzione annuale;
  • col minimale contributivo settimanale.

Il riconoscimento dei periodi non interamente lavorati, tuttavia, è subordinato alla presentazione di apposita domanda dell’interessato.

Fino al 2021, la disciplina previdenziale non ha consentito all’Inps di riconoscere, per le gestioni private, l’accredito pieno delle settimane di contribuzione.

Infatti, fino al quel momento si teneva conto della “settimana retribuita”. Con la legge 178/2020, però, viene superata la questione. Pertanto, il riconoscimento dei periodi utili esclusivamente ai fini del diritto alla pensione, trova applicazione per i contratti di lavoro part-time di tipo verticale o ciclico in corso oppure esauriti. Da qui ne discende che:

  • in caso di rapporto di lavoro a tempo parziale, tutte le settimane nell’ambito della durata dello stesso saranno valutate per intero;
  • per l’anzianità di diritto vale la condizione che la retribuzione accreditata nel periodo annuale di riferimento sia almeno pari all’importo minimale di retribuzione previsto per l’anno considerato;
  • in difetto, verrà riconosciuto un numero di contributi;
  • il numero di contributi sarà pari al rapporto fra l’imponibile retributivo annuo e il minimale settimanale pensionistico vigente nello stesso anno (come previsto dalle leggi precedenti).

Conseguentemente l’anzianità contributiva dei periodi di attività svolta in part-time, ai fini della misura della prestazione pensionistica, va imputata proporzionalmente all’orario di lavoro svolto. La somma sarà determinata dal rapporto fra:

  • le ore retribuite in ciascun anno solare;
  • il numero delle ore settimanali previste dal contratto per i lavoratori a tempo pieno.

Se il rapporto di lavoro era attivo al 1° gennaio 2021 oppure era esaurito alla predetta data, il beneficio è comunque riconosciuto retroattivamente. L’assicurato, però, deve presentare apposita istanza all’Inps.

Come funziona il calcolo dell’anzianità contributiva in caso di lavoro part time

Ora, come abbiamo visto, la legge n. 178/2020 non ha fatto altro che riconoscere il diritto all’anzianità “piena” anche per i lavoratori in part time (verticale o ciclico) nel rispetto del minimale contributivo. Tali periodi, sono riconosciuti per intero e come tali devono essere calcolati.

Di conseguenza, un lavoratore part time potrà andare in pensione al raggiungimento dell’età corrispondente all’uscita per anzianità.

Se, inoltre, è in possesso di determinati requisiti, potrebbe ricorrere a qualche particolare tipo di pensione anticipata.

In ogni caso, ad oggi, per la pensione di vecchiaia è necessario:

  • 35 anni di contributi;
  • 67 anni di età.

Tale condizioni valgono per entrambi i sessi e i settori lavorativi dipendenti privati e autonomi. Al contrario, l’anzianità contributiva per la pensione anticipata è di 41 anni e 10 mesi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini, indipendentemente dall’età.

Lavoratori part time in pensione anticipata

Esistono diverse possibilità di uscita anticipata dal lavoro. Tra queste, vanno citate:

In questi casi, la domanda va presentata all’Inps tramite gli appositi canali. Oppure rivolgendosi direttamente ad un patronato convenzionato.