Il passaggio dal reddito di cittadinanza di dicembre all’assegno di inclusione a partire da gennaio 2024 non è automatico e neanche per tutti. In primis bisogna fare domanda. Poi chiariamo che non tutti i beneficiari del Rdc avranno sicuramente diritto al nuovo sussidio. Stando alle stime di Bankitalia ben 900 mila nuclei familiari resteranno in un limbo senza aiuti. Dati che, secondo il ministro Calderone, è stato calcolato in eccesso. Quel che è certo è che ci saranno famiglie, e non poche, che terminato il reddito di cittadinanza non avranno accesso all’assegno di inclusione.

Questo può dipendere da diversi fattori ma l’elemento discriminante principale è il reddito.

Quale reddito dava diritto al rdc ma esclude dall’assegno di inclusione

Ad un prima lettura il requisito reddituale per Reddito di cittadinanza e Assegno di inclusione è identico. Nei requisiti si legge infatti che spettano a coloro che:

  • hanno un Isee pari a 9.360 euro;
  • hanno un reddito familiare entro i 6.000 euro annui, limite da moltiplicare per il parametro di scala di equivalenza.

Ecco l’inghippo è proprio in quella formula finale che per molti passa inosservata “da moltiplicare per il parametro di scala di equivalenza“. Nel passaggio dal rdc all’assegno di inclusione 2024, la scala di equivalenza è stata modificata. Questo significa che una persona potrebbe avere un reddito che gli dava diritto al rdc ma che lo taglia fuori dal nuovo assegno anti povertà.

La ratio conferma la volontà del governo di considerare l’assegno di inclusione come una misura a sostegno delle famiglie inoccupabili. E infatti la scala di equivalenza dell’assegno di inclusione va a penalizzare i nuclei in cui ci sono componenti  di età compresa tra i 18 e i 59 anni (che dunque sarebbero nella condizione di poter lavorare).

Sotto i 6 mila euro di reddito l’assegno di inclusione spetta sempre?

Chiariamo che non corrono questo tipo di pericolo le famiglie che hanno un reddito inferiore a 6.000 euro: queste accedono alla nuova misura.

Tuttavia l’applicazione della nuova scala di equivalenza potrebbe comportare una riduzione dell’importo.

Sopra i 6 mila euro di reddito, invece, pur non essendo ovviamente benestanti, si rischia proprio di perdere l’assegno. Facciamo l’esempio pratico di un nucleo composto  da due persone, una over 60enne e l’altra under 60. La secondo è considerata occupabile. Ora ipotizziamo un reddito appena superiore alla soglia garantita, ossia di 7.000 euro.

Può sembrare assurdo ma non prenderebbe l’Assegno di inclusione: il nuovo parametro di scala è infatti pari a 1, il che vuol dire che il limite di reddito entro il quale stare è pari a 6.000 euro.

Discorso analogo per le famiglie con figli minori: ad esempio, se con due minori (rispettivamente di 4 e 5 anni) al parametro di scala si doveva aggiungere uno 0,4, con il limite di reddito che arrivava a 2.400 euro annui, per l’Assegno di inclusione l’incremento è dello 0,2 e quindi di appena 1.200 euro.

A pochi giorni dal debutto della misura di inclusione ci sembra che il problema degli esclusi sia invece tutto da risolvere.