“In questi giorni di emergenza Coronavirus onestamente ho paura anche della crisi bancaria. Personalmente stavo valutando di prelevare dal conto i pochi risparmi che ho, un po’ per volta ogni giorno. Rischio controlli e accertamenti fiscali?”

Sono in molti a scriverci con quesiti simili in questi giorni. Come per la spesa al supermercato non è il caso di generare allarmismi: beni alimentari e soldi al bancomat non sono in esaurimento. Ad ogni modo questa riflessione ha una valenza generale: siamo liberi di prelevare soldi dal conto oppure cifre alte potrebbero far scattare controlli fiscali?

Prelievo dal conto: giustificazione e accertamento fiscale. Chi rischia

I controlli riguardano più nello specifico gli imprenditori perché chiunque esercita un’attività commerciale è tenuto alla gestione di una contabilità separata.

I limiti di prelievi dal conto corrente oltre i quali può essere richiesto l’accertamento sono di:

  • 1.000 euro in un giorno;
  • oppure 5.000 euro nell’arco di un mese.

La separazione del conto personale da quello professionale serve ad evitare il rischio di investimenti in nero come il pagamento di collaboratori senza contratto. 

Diverso il discorso per i privati: non essendoci separazione tra spese personali e di famiglia, non sono previste giustificazioni per l’uso di contante prelevato dal conto.

In altre parole il cittadino privato può prelevare dal conto (dal bancomat o dallo sportello) la somma desiderata, senza incorrere in controlli o sanzioni. Scatta però l’antiriciclaggio per transazioni superiori a 10 mila euro in un mese. L’arco temporale è di un mese appunto quindi non serve a nulla fare operazioni di importi più bassi spalmati in più giorni.

Attenzione la segnalazione non implica automaticamente una presunzione di irregolarità o l’avvio di un procedimento penale o un controllo tributario.

Detto questo però, per stare più tranquilli e non avere alcun tipo di problema con il Fisco, è sempre bene sapere come giustificare un prelievo di contanti.

Per farlo è importante conservare la relativa documentazione (ad esempio scontrini o fatture che testimoniano la spesa).

Esiste peraltro un obbligo che anche il privato deve rispettare: quello di non fare pagamenti o passaggi di denaro che superino il tetto fissato dalla legge (attualmente a 1.999,99 euro); per importi superiori a 2.000 euro è necessario ricorrere a strumenti tracciabili come bonifici, assegni o carte. La soglia dovrebbe scendere a 999,99 a partire dal 1° gennaio 2022. Quindi, qualsiasi giustificazione deve innanzitutto tenere conto di tale aspetto.  

In caso di prestiti tra amici o parenti, è previsto l’onere della registrazione del contratto all’Agenzia delle Entrate con apposizione di data certa. 

Insomma in generale, quando possibile, preferendo metodi tracciabili, si evita il rischio di qualsiasi contestazione. Peraltro, visto che nel quesito si accenna all’emergenza coronavirus, ricordiamo che le banche hanno sconsigliato di recarsi presso la filiale per operazioni non necessarie (invitando i clienti ad utilizzare i servizi online), che alle Poste si entra a turni e che i soldi in contanti possono essere veicolo di trasmissione del virus se non si prestano le dovute attenzioni.