Il calcolo della pensione, soprattutto nel sistema contributivo non è difficile da capire, anzi. Infatti basta sommare tutti i versamenti contributivi effettuati anno dopo anno per arrivare al montante contributivo. Questo deve essere poi rivalutato al tasso di inflazione che è stato registrato sempre anno dopo anno.

Infine il risultato del montante rivalutato andrebbe moltiplicato con il coefficiente di trasformazione diverso in base all’età di pensionamento. Un meccanismo che evidentemente favorisce chi lascia il lavoro più tardi. Basta anche un solo anno di rinvio e la pensione può salire di parecchio.

“Salve, mi chiamo Renato e sono un dipendente che a maggio compirà 67 anni di età. Mi trovo con un dubbio. Ho 23 anni di contributi e il mio datore di lavoro vorrebbe tenermi in servizio ancora un anno. Io non avrei difficoltà a restare ancora. Ma voglio capire se mi cambia il calcolo della pensione, cioè cosa ci guadagno effettivamente. So che più tardi esco più prendo di assegno. Se davvero sono utile, potrei anche chiedere un ultimo anno di stipendio maggiorato se capisco bene cosa finirò con il recuperare in più di pensione. Mi aiutate? Vi informo che ho iniziato a lavorare nel 1996 a febbraio e quindi sono un contributivo. E che la mia retribuzione è stata sempre di 40.000 euro annui.”

Posticipare la pensione di 12 mesi? Ecco cosa si guadagna a 68 anni rispetto ai 67

Un lavoratore che ha iniziato a versare contributi in epoca contributiva non ha diritto a calcoli di pensione diversi da questo sistema. Quindi il conteggio da fare è semplice.

Per il lettore che ha già 23 anni di contributi, possiamo dire che a carriera costante al lordo di una rivalutazione che possiamo produrre in maniera generica e non precisa, si troverà con un montante di circa 320.000 euro (303.600 euro solo moltiplicando 40.000 euro di retribuzione per 23 anni di carriera).

Uscendo dal lavoro subito a 67 anni, come la normativa vigente gli consentirebbe di fare, godrebbe di una pensione pari a 18.314 euro annui, più o meno 1.400 euro al mese per tredici mesi.

Evidente che per il lettore conta molto la retribuzione utile ai fini previdenziali che, essendo elevata, ha garantito una contribuzione elevata. Infatti nel Fondo Pensioni lavoro Dipendente si versa il 33% di aliquota contributiva sulla retribuzione. Il coefficiente usato a 67 anni è del 5,723%.

Ecco i calcoli e come funziona il meccanismo adottato dall’INPS

Se accetta l’offerta del datore di lavoro, semplicemente prendendo un altro anno di stipendio a 40.000 euro di retribuzione, verserebbe nel montante altri 13.200 euro. Un montante che passerebbe da 320.000 euro almeno a 340.000 euro con un altro anno di rivalutazione.

Uscendo poi a 68 anni il coefficiente di trasformazione passerebbe da 5,723% a 67 anni a 5,931% a 68 anni. La sua pensione passerebbe quindi dalla già citata cifra di 18.314 euro annui a 20.165 euro sempre all’anno.

La pensione mensile per 13 mesi passerebbe così da circa 1.400 euro a 1.550 euro. Sempre che non riesca a spuntare una retribuzione maggiore di 40.000 euro come lui stesso dice di poter fare. In questo caso la sua pensione salirebbe ancora di più.