“È possibile andare in pensione con quota 96,7? Molti si pongono questa domanda, visto che diversi siti indicano tale quota come idonea per il pensionamento, con domanda da presentare a partire dal primo maggio. Tuttavia, la risposta a una simile questione è negativa. Infatti, la quota 96,7 rappresenta semplicemente la somma algebrica dell’età e dei contributi per la pensione in regime di lavoro usurante; la quota effettiva necessaria per accedere al diritto di pensione usurante è superiore.”

“Buonasera, ho letto che entro il primo maggio dovrei fare domanda di pensione con la quota 96,7.

Io sono nato ad aprile del 1964 e quindi a novembre del 2025 completo i 61 anni e 7 mesi per la pensione come addetto alla linea a catena. Tra l’altro proprio a novembre dovrei completare pure i 35 anni di contributi utili alla misura per noi usuranti. Devo presentare domanda dal momento che completo la quota a novembre 2025? Non ho capito bene la scadenza delle istanze. E non ho compreso bene perché adesso si parla di quota 96,7 mentre io sapevo che bisognava arrivare a 97,6. Mi chiarite questi dubbi?”

Posso andare in pensione con quota 96,7? Ecco perché non basta

Le notizie riguardanti la quota 96,7 sono errate perché tale cifra rappresenta unicamente la somma algebrica dei due requisiti minimi necessari per un lavoratore affinché possa accedere ai benefici previsti per chi è soggetto a lavoro usurante.

Infatti, sommando 61,7 anni di età a 35 anni di contributi, si ottiene proprio 96,7. Tuttavia, per poter andare in pensione usufruendo dello scivolo specifico per il lavoro usurante, è necessario raggiungere la quota 97,6. Anche le frazioni di anno sono rilevanti, poiché i requisiti di 61 anni e 7 mesi di età, unitamente ai 35 anni di contributi, rappresentano solamente il punto di partenza.

Pertanto, per accedere alla pensione nel 2025, gli interessati devono prima completare entro la fine dell’anno i suddetti requisiti di età e contributivi e, successivamente, raggiungere la quota 97,6.

Ricordiamo che la pensione in regime di lavoro usurante è riservata esclusivamente a determinate categorie professionali:

  • Gli addetti ai lavori in galleria, cave o miniere;
  • I lavoratori degli altiforni o coloro che sono costantemente esposti ad alte temperature;
  • Gli addetti ai lavori in cassoni ad aria compressa;
  • Gli addetti al trattamento e all’asportazione dell’amianto;
  • I lavoratori addetti al vetro cavo;
  • I palombari;
  • Gli addetti ai lavori svolti in spazi angusti e ristretti.

Altre categorie

Inoltre, si aggiungono a queste categorie i lavoratori notturni che:

  • Svolgono l’attività per almeno 6 ore tra le 24:00 e le 05:00 e per un minimo di 64 giorni all’anno;
  • Lavorano per almeno 3 ore tra le 24:00 e le 05:00 ma per l’intero anno.

Infine, rientrano nello scivolo anche gli operai di fabbrica, a patto che siano addetti alla linea a catena con lavoro ciclico e ripetitivo in postazione, e gli autisti di mezzi di trasporto pubblico con capienza di almeno 9 persone.

Per essere considerate idonee allo scivolo, tutte queste attività lavorative devono essere state svolte per almeno la metà della vita lavorativa dell’individuo. In alternativa, è sufficiente dimostrare che tale attività lavorativa sia stata la prevalente per almeno 7 degli ultimi 10 anni di lavoro.

Perché domande entro il primo maggio per la pensione in regime usuranti

La pensione in regime di lavoro usurante richiede la presentazione di una domanda preventiva, la quale deve essere inoltrata entro il primo maggio dell’anno successivo, coincidente con l’anno in cui si maturano i requisiti.

L’INPS stabilisce che, per coloro che completano età, contributi e quota entro il 31 dicembre 2025, la domanda di certificazione del diritto alla pensione usurante deve essere presentata entro il primo maggio del 2024. Tale richiesta vale anche per coloro che hanno completato i requisiti per la pensione in regime di lavoro usurante nell’anno corrente e che hanno dovuto presentare la loro domanda di certificazione entro il primo maggio 2024.

La presentazione tempestiva della domanda è fondamentale per evitare diversi rischi per i richiedenti, dato che la pensione usurante è soggetta annualmente al calcolo delle dotazioni finanziarie disponibili, essendo una misura che viene finanziata su base annua.

Cosa si perde a ritardare la domanda

Chi inoltra la domanda entro il primo maggio accede alla pensione come previsto, con decorrenza dal primo giorno del mese successivo al completamento dei requisiti. In caso di ritardo nella presentazione della domanda di certificazione, si verifica una perdita di mesi di pensione. La decorrenza viene posticipata in modo proporzionale, da uno a tre mesi, a seconda del ritardo accumulato.

Pertanto, un ritardo di 30 giorni con una domanda presentata dopo il 1° giugno 2024 comporta un posticipo di un mese nella decorrenza della prestazione. Un ritardo di due mesi causa un posticipo di due mesi, e per ritardi ancora maggiori, la decorrenza della prestazione viene posticipata di tre mesi.

La quota da centrare per la pensione con il regime usuranti è 97,6

Il nostro lettore, pur potendo presentare la domanda di certificazione, non avrà diritto all’accesso alla pensione poiché non raggiunge la quota 97,6. Completando i 61,7 anni di età a novembre e avendo 35 anni di contributi, al massimo, lavorando fino al 31 dicembre, si troverebbe a 61 anni e 8 mesi di età con 35 anni e un mese di contributi.

Ciò comporta il raggiungimento di una quota pari a 96,9, insufficiente come anticipato. Nonostante ci siano opinioni che considerino valida la quota 96,7 per l’accesso alla pensione, le normative prevedono combinazioni diverse. Le quali tuttavia richiedono sempre un’età minima di 61,7 anni e un minimo di 35 anni di versamenti contributivi.