Uscire dal lavoro e centrare finalmente la pensione è l’aspirazione di ogni lavoratore. Su questo pochi dubbi, soprattutto per chi arriva a una certa età o si trova con molti anni di lavoro alle spalle. Ecco quindi che molti si chiedono come possono andare in pensione nel 2024. Una domanda sempre più frequente, anche perché non mancano le novità da parte del Governo con la nuova legge di Bilancio. Oggi diamo risposta a un quesito di una nostra lettrice nata nel 1958, e che quindi nel 2024 compirà 66 anni di età.

“Buonasera, mi chiamo Roberta e sono una lavoratrice di una azienda tessile del mantovano. Lavoro in questa azienda da ormai quasi 20 anni. Dopo essere diventata mamma ed essermi dedicata ai miei due figli e a mio marito, nel 2004 ho iniziato a lavorare. Volevo capire se potevo andare in pensione nel 2024 o se devo continuare a lavorare fino a maggio 2025, quando compirò 67 anni di età. Grazie mille per la vostra eventuale risposta. Cordiali saluti.”

Posso andare in pensione nel 2024 io che sono nato nel 1958?

La pensione per chi nel 2024 compie 66 anni è una cosa che può diventare realtà con diverse misure. A dire il vero 66 anni sono pochi per chi ha una carriera corta come la nostra lettrice. Che però per il solo fatto di essere donna, ha un vantaggio che gli consentirà di andare in pensione, se non a maggio, ovvero al compimento dei 66 anni di età, almeno entro la fine del 2024. Per lei infatti 67 anni di età non sono la soglia anagrafica obbligatoria da centrare. E dopo vedremo il perché. Anche chi ha maturato carriere contributive di un determinato spessore, non deve necessariamente attendere i 67 anni di età. Perciò, anche 66 anni vanno bene.

Infatti chi è nato nel 1958, e magari nel 2024 raggiungerà 42 anni e 10 mesi di contributi, potrà andare in quiescenza con la pensione anticipata ordinaria.

Perché questa misura non prevede alcun requisito anagrafico. Basta solo completare i 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e i 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne. Di questi però, 35 devono essere effettivi e non figurativi da malattia o disoccupazione.

La pensione anticipata per chi ha cominciato presto a lavorare

Se il lavoratore nato nel 1958 si trova in particolari condizioni, può accedere alla pensione anche con 41 anni di contributi. Le condizioni di cui parliamo sono:

  • soggetto invalido almeno al 74%;
  • soggetto con un familiare stretto disabile grave da assistere e col quale convive da almeno 6 mesi;
  • disoccupato che da tre mesi ha terminato di prendere la Naspi;
  • soggetto impegnato in lavori gravosi (15 categorie come da elenco INPS) per 6 degli ultimi 7 anni o per 7 degli ultimi 10 anni.

Per i soggetti che si trovano in una qualsiasi di queste condizioni, la via possibile anche nel 2024 è quella della quota 41 per i precoci. Servono 41 anni di contributi, i soliti 35 effettivi e un anno almeno deve essere stato versato prima di aver compiuto 19 anni di età. A prescindere dalla continuità con cui questo anno da precoce è stato racimolato (può essere frutto anche della somma di diversi periodo di lavoro).

Meglio le donne degli uomini per la pensione se sono nate nel 1958

La quota 41 per i precoci non distingue tra uomini e donne come invece distingue la pensione anticipata ordinaria di cui parlavamo in precedenza. Ma vantaggi in termini di pensionamento non mancano per le donne rispetto agli uomini. Basti pensare che anche nel 2024 dovrebbe restare attiva opzione donna. La misura consente il pensionamento a 4 tipologie di contribuenti che sono:

  • disoccupate a seguito di licenziamento;
  • invalide almeno al 74%;
  • lavoratrice con un familiare stretto disabile grave e convivente da assistere da almeno 6 mesi;
  • lavoratrice di aziende di interesse nazionale con tavoli di crisi avviati al Ministero del Made in Italy.

A fronte di un calcolo contributivo obbligatorio della prestazione (pensione penalizzata), per opzione donna 2024 bastano 35 anni di età e 59, 60 0 61 anni (in base alla categoria di appartenenza ed ai figli avuti).

Pertanto, nulla vieta a una donna di lasciare il lavoro a 66 anni nel 2024. Anche se a dire il vero la strada di Opzione donna è sconsigliabile, visto che rimandando l’uscita a 67 anni non si è assoggettate al ricalcolo completamente contributivo della prestazione.

Sconti sull’età pensionabile, ecco quando 66 anni possono bastare

Chi è alle prese con i lavori gravosi previsti anche per la quota 41 precoci, o chi svolge un lavoro usurante, se è nato nel 1958 ha discrete chance di andare in pensione senza dover attendere i 67 anni di età. Infatti, per coloro che possono vantare almeno 30 anni di contributi, l’uscita è a 66 anni e 7 mesi. Perché per gravosi e usuranti nel 2019 non è stato applicato lo scatto di 5 mesi legato alle aspettative di vita della popolazione.

Pertanto, mentre per tutti l’età pensionabile è salita da 66,7 a 67 anni, per questi lavoratori tutto è rimasto alla vecchia soglia anagrafica. Per le donne nate nel 1958, inoltre, si possono aprire spiragli di pensionamento anche con solo 20 anni di contributi. Purché versati dopo il 31 dicembre 1995. E la nostra lettrice sembra proprio una di queste.

Infatti, nel 2024 compie 66 anni di età a maggio, e completa anche i 20 anni di contributi. Avendo avuto 2 figli, ha diritto a 8 mesi di sconto sull’età pensionabile avendo lo status di contributiva pura (primo contributo a qualsiasi titolo versato non antecedente il 1996).

Per la pensione di vecchiaia per chi ha contribuzione solo nel regime contributivo, la regola prevede 4 mesi di sconto per ogni figlio avuto fino a massimo 12 mesi (3 o più figli quindi). La nostra lettrice uscirà quindi a settembre, all’età di 66 anni e 4 mesi, sempre che a settembre si trovi a soddisfare i 20 anni di contributi. Avesse avuto un figlio in più, poteva uscire, alle stesse condizioni, a maggio.

Invalidità pensionabile e ancora Ape sociale e quota 103

Chi è nato nel 1958 e ha una invalidità pensionabile (specifica per il lavoro svolto), pari o superiore all’80%, può avere accesso a una particolare misura che permette uscite già a 61 anni per gli uomini e a 56 anni per le donne. In questo caso bastano 20 anni di contributi. Ma bisogna passare per la visita all’INPS dopo il certificato introduttivo del medico di base (modello SS3).

Per i nati nel 1958, se alternativamente sono disabili, caregiver, invalidi o alle prese con i lavori gravosi, ovvero con le stesse categorie della quota 41 per i precoci, nel 2024 ci sarebbe anche l’Ape sociale. Che permette di lasciare il lavoro a 63 anni di età con 36 anni di contributi. Ma la misura offre una pensione fino a massimo 1.500 euro, senza tredicesima, senza maggiorazioni e senza assegni familiari. E anche senza rivalutazione Istat.

Ciò non toglie che può essere sfruttata da chi è nato nel 1958. Soggetti questi che con 41 anni di contributi, possono accedere anche alla quota 103, pur se nel 2024 avrà un penalizzante ricalcolo contributivo che rende la misura sfavorevole ai pensionati.

Il lavoro usurante del Dlgs n°67 del 2011

Ultima opportunità da segnalare, è lo scivolo usuranti. La misura infatti consente di accedere alla pensione con almeno 61 anni e 7 mesi di età e 35 anni di contributi. Purché si completi la quota 97,6 (data dalla somma di età e contributi usando anche le frazioni di anno). Ma per un soggetto nato nel 1958, la quota 97,6 con 35 anni di contributi è largamente superata.

Bisogna, comunque, rientrare in una delle attività di lavoro usurante previste dalla normativa vigente (Dlgs 67 del 2011). Oppure essere addetti alla linea a catena in fabbrica, autisti di mezzi di trasporto pubblici o lavoratori notturni. Qualsiasi sia l’attività tra quelle prima citate, devono essere state svolte per 7 degli ultimi 10 anni o per la metà dell’intera carriera lavorativa.