Godere di tre giorni di permesso al mese perché un parente disabile necessita di assistenza è uno dei vantaggi principali che la legge 104 offre. Ma non tutti sanno come fare e fin dove si possono spingere nelle richiesta. Come deve essere il familiare disabile, il grado di invalidità, i verbali delle commissioni mediche, il lavoro svolto e molto altro. Sono tutti argomenti spinosi che necessitano degli opportuni chiarimenti. A maggior ragione per il nostro lettore che ci chiede spiegazioni anche sul congedo retribuito di due anni.

“Buonasera, dopo la morte di mia sorella, casalinga, mio fratello disabile al 100% con tanto di indennità di accompagnamento, ha bisogno del mio aiuto. Volevo partire con la pratica della legge 104, per godere dei permessi di 3 giorni o eventualmente, per godere del congedo retribuito di 2 anni. Non so da che parte cominciare, che modulistica serve e tutto il resto. Potete spiegarmi voi come funziona il tutto?”

Chi può beneficiare dei permessi per la legge 104?

Si chiama esattamente legge 104 del 5 febbraio 1992 ed è il contenitore o il riferimento legislativo principale per le persone affette da handicap. Il nome della legge è eloquente, chiamandosi legge per “per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate”. All’interno di questo apparato normativo ci sono tutte le agevolazioni, i vantaggi e le misure destinate a soggetti affetti da invalidità e ai loro familiari, conviventi e non che svolgono quella funzione che oggi viene definita dei “caregiver”. Tra i principali e più utilizzati strumenti, ci sono senza dubbio i permessi retribuiti per il caregiver che lavora. Chi per necessità del parente disabile deve assentarsi dal lavoro, può godere di permessi in misura pari a 3 giorni al mese. Ma può godere, come il nostro lettore ci chiede, anche di due anni di congedo retribuito.

Per godere dei 3 giorni di permesso bisogna rispettare determinati requisiti come stabilito nel dettaglio, dall’articolo 33 della legge n° 104 del 1992.

I permessi possono essere goduti direttamente dal disabile se lavora, ma anche da:

  • genitori dell’invalido grave (anche in caso di adozione o affido);
  • coniuge;
  • parte di un’unione civile;
  • parenti e affini di terzo grado.

Conviventi o non per godere dei permessi retribuiti con legge 104?

In genere è richiesta la convivenza anagrafica, ma questo fattore può essere escluso in casi specifici. Infatti se il richiedente i permessi è un parente o un affine entro il terzo grado, è necessario che il disabile non abbia genitori o coniuge. Oppure che questi soggetti siano di età superiore a 65 anni oppure a loro volta invalidi. La convivenza anagrafica in questi casi viene meno. Per godere dei permessi serve che nel verbale della commissione medica invalidità civili delle ASL, abbia riportato che il disabile abbia diritto ai vantaggi previsti dall’articolo 3 comma 3 della legge 104/92. I permessi vengono meno nel caso in cui il disabile sia ricoverato presso strutture sanitarie che prestano assistenza continuativa.

In alcuni rari casi anche con invalido ricoverato i permessi sono fruibili. Per esempio nel caso in cui il disabile necessita di uscire anche temporaneamente dalla struttura, per passare visite specialistiche e particolari. Oppure quando la struttura che lo detiene in ricovero certifichi la necessità della presenza del familiare in struttura.

Via al referente unico, adesso permessi anche per più familiari ma sempre nel vincolo dei 3 giorni

Per i permessi sulla legge 104 recentemente sono state introdotte delle novità. Parliamo del famoso referente unico. Infatti fino a prima di queste novità, i permessi potevano essere sfruttati da un solo familiare del disabile. Con il DL n° 105 del 2022 invece è venuta meno la figura del referente unico. La richiesta dei permessi può essere effettuata anche da più soggetti e più parenti, ma resta fissato in 3 giorni il numero massimo di permessi da prendere e non per singolo richiedente.

Resta valida la possibilità di godere dei permessi anche in misura frazionata

La procedura di richiesta e cosa serve per inoltrare domanda all’INPS

La richiesta dei benefici va fatta all’INPS. E tramite un Patronato. Serve la copia del verbale da cui si evince la dicitura del già citato articolo 3 comma 3 della legge 104/92. Inoltre servono i due documenti di riconoscimento, dell’invalido e di chi richiede i permessi. Inoltre serve una autocertificazione con cui il richiedete indica di rispettare i requisiti richiesti e la busta paga del datore di lavoro che dovrà concedere i permessi. Perché serve anche la matricola aziendale.

Congedo straordinario, cosa serve per sfruttarlo?

Il congedo straordinario fino a due anni sempre in collegamento alla legge 104/1992, è un periodo di assenza dal lavoro ma retribuito. In pratica è una specie di aspettativa durante la quale al lavoratore spetta una retribuzione e la conservazione del posto di lavoro.
Il congedo straordinario alla pari dei canonici permessi di 3 giorni al mese, è ad appannaggio di lavoratori dipendenti sia del settore privato che del settore pubblico. La durata massima del congedo può arrivare a 24 mesi nell’arco dell’intera vita lavorativa. Serve la convivenza però da parte del lavoratore dipendente con il disabile.

Infatti, essendo un congedo straordinario dettato da particolari e gravissime condizioni del disabile, la convivenza tra i due soggetti diventa requisito fondamentale. Quindi, se il nostro lettore non abita con il fratello disabile, per i permessi nulla da eccepire, perché i 3 giorni al mese spettano lo stesso. Per il congedo straordinario invece no. Solo ai genitori di un figlio disabile non è richiesta la coabitazione. Ma questa può essere esclusa anche in altre due circostanze. La prima è richiedendo la dimora temporanea, ma solo se i due soggetti vivono effettivamente in Comuni diversi. Se il Comune è lo stesso infatti la dimora temporanea non è richiedibile. Inoltre possono ovviare a questo obbligo coloro i quali vivono nello stesso stabile, ma in interni diversi.