Dal 1 gennaio 2023 scattano gli aumenti delle pensioni in base all’inflazione. Gli assegni salgono del 7,3%, dato provvisorio, ma non per tutti. C’è chi prenderà subito i soldi e chi invece dovrà attendere.

E’ una conseguenza della perequazione automatica ridimensionata che il governo ha attuato per contenere la spesa pensionistica. Solo coloro che percepiscono fino a 4 volte l’importo del trattamento minimo godranno della rivalutazione piena dell’assegno. Per tutti gli altri sono previsti dei tagli.

La rivalutazione pensioni da gennaio

Poiché il provvedimento di rimodulazione della fasce di rivalutazione delle pensioni è ancora in fase di approvazione in Parlamento, gli aumenti del 7,3% sono garantiti solo fino a 2.101,52 euro lordi di pensione.

Lo spiega bene l’Inps con la circolare n. 135 del 22 dicembre 2022.

Per gli importi di pensione superiori a tale cifra bisognerà aspettare più avanti, quando lo schema di perequazione automatica sarà definitivo e tutti i calcoli potranno essere svolti correttamente senza incorrere nel rischio di indebiti pensionistici.

Ricordiamo che dal 1 gennaio 2023 subentrano sei nuove fasce di rivalutazione che prevedono incrementi percentuali come da schema seguente:

  • 100% fino a 4 volte il trattamento minimo
  • 85% da 4 a 5 volte il trattamento minimo
  • 53% da 5 a 6 volte il trattamento minimo
  • 47% da 6 a 8 volte il trattamento minimo
  • 37% da 8 a 10 volte il trattamento minimo
  • 32% oltre le 10 volte il trattamento minimo

Aumenti provvisori e trattamenti esclusi

Si precisa che gli incrementi pari al 7,3% sono corrisposti al loro degli anticipi già erogati nel 2022 in base a quanto previsto dal decreto Aiuti bis. Nei mesi di ottobre, novembre e dicembre è stato corrisposto il 2% in più come acconto sulla rivalutazione 2023 per tutti i pensionati con redditi non superiori a 35mila euro.

Pertanto la rivalutazione finale per i pensionati fino a 4 volte il trattamento minimo sarà leggermente inferiore al 7,3% decretato dal governo. Gli importi del cedolino di gennaio sono per tutti consultabili accedendo al sito Inps con le proprie credenziali digitali.

Gli aumenti sono di natura provvisoria in quanto il 7,3% non è definitivo. Come ogni anno, i dati definitivi sull’inflazione 2022 saranno resi noti in primavera e i relativi conguagli corrisposti a gennaio 2024.

Non tutte le prestazioni di natura pensionistica sono rivalutate nel 2023. Sono esclusi gli assegni straordinari a carico dei fondi di solidarietà (es. credito bancario, cooperativo o assicurativo), l’indennità mensile nel contratto di espansione, l’ape sociale e l’isopensione.