Nel sistema previdenziale italiano sono molti i paradossi con cui si devono interfacciare i contribuenti e i lavoratori. Infatti ci sono misure che consentono di andare in pensione anticipata con 20 anni di contributi versati. Mentre ci sono contribuenti che anche con una carriera di 30 anni non riescono a centrare i requisiti per anticipare la quiescenza. Analizzando il meccanismo previdenziale nostrano però tutto diventa più chiaro, perché fondamentalmente il sistema si regge sulle due misure pilastro mentre le altre sono solo misure in deroga ai requisiti vigenti e quindi che non vanno considerate come misure fisse per poter lasciare il lavoro.

“Gentili esperti della redazione di Investire Oggi, volevo chiedervi un consiglio per quanto riguarda la mia posizione assicurativa e contributiva. Sono un lavoratore che ha maturato 30 anni di contributi versati ed ho 64 anni di età già compiuti. Purtroppo però mi trovo a non poter accedere alla pensione anticipata a 64 anni che invece per esempio spetta a mio cugino che compie 64 anni nel 2024 e che ha lavorato soltanto 21 anni. In pratica lui può andare in pensione con 21 anni di contributi versati ed io non posso andarci con 30. Mi spiegate da cosa dipende questa evidente discriminazione a cui vado incontro?”

Pensione anticipata: c’è chi può andare a riposo con 20 anni di contributi e c’è ca chi non bastano 30 anni

Ripetiamo che il sistema previdenziale italiano ha solo due misure su cui i contribuenti devono necessariamente fare affidamento per poter andare in pensione. Da un lato c’è la pensione di vecchiaia ordinaria. Una misura che si centra una volta raggiunta la giusta età pensionabile. Parliamo di quella misura che permette il pensionamento a 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi versati. L’altra misura invece non prevede limiti anagrafici perché consente di andare in pensione una volta maturata la giusta anzianità contributiva.

Per gli uomini servono un minimo di 42 anni e 10 mesi di contributi per la pensione anticipata mentre per le donne servono 41 anni e 10 mesi. Tutte le altre misure previdenziali presenti nel sistema e attualmente in vigore sono misure in deroga ai requisiti vigenti e quindi bisogna capire bene come sfruttarle anche perché non riguardano la generalità dei lavoratori ma solo determinate categorie.

La quiescenza anticipata contributiva, ok a 64 anni ma non per tutti

Il nostro lettore si trova effettivamente in difficoltà di fronte ad un eventuale suo pensionamento anticipato a 64 anni di età cosa che invece il suo cugino può tranquillamente sfruttare. Questione di inizio carriera. Infatti esiste una misura che si chiama pensione anticipata contributiva che consente di uscire dal lavoro a 64 anni di età e con solo 20 anni di contributi. Ma riguarda solo i soggetti che hanno iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995 e che sono definiti contributivi puri. Basta anche un solo contributo versato prima di tale data, anche figurativo, da riscatto o volontario, e si perde lo status di contributivo puro. E come dicevamo, si tratta di quello status che dà diritto a questa prestazione.

Lo status di contributivo puro è fondamentale

Quindi il nostro lettore avendo 30 anni di contributi versati non rientra in questa fascia di contribuenti perché naturalmente avrà iniziato a lavorare prima del 1996. Suo cugino invece che ha 20 anni di contributi versati evidentemente ha iniziato coi versamenti dopo il 31 dicembre 1995. Quindi può andare in pensione anticipata anche con meno contributi. Un lavoratore però la pensione anticipata contributiva la centra solo ad una condizione. Che il lavoratore completa alla data di decorrenza, una pensione di importo pari a 2,8 volte l’assegno sociale, cioè sopra 1.210 euro al mese.