Il contratto di espansione, che consente il prepensionamento, non si applica solo alle aziende private, ma anche a quella che prima erano dello Stato. In buona sostanza, a tutte quelle che sono state privatizzate e per le quali i dipendenti erano iscritti alle casse pensioni dipendenti pubblici.

Vi rientrano i dipendenti di tutte quelle aziende private che un tempo erano pubbliche, come le aziende municipalizzate. Ma anche i lavoratori degli enti pubblici economici (Eni, Enel, FS, Poste Italiane) e delle aziende speciali.

Restano fuori tutti quelli lavoratori direttamente dipendenti da Stato, amministrazioni pubbliche o enti locali.

Contratto di espansione anche per gli ex statali

A chiarire il concetto è una recente circolare Inps, la numero 3252 del 28 settembre 2021, con la quale si spiega che anche questo tipo di aziende privatizzate, i cui lavoratori erano dipendenti pubblici, hanno diritto a stipulare contratti di espansione con il Ministero del Lavoro.

Pertanto i lavoratori possono beneficiare dell’uscita anticipata dal lavoro fino a 5 anni prima l’età pensionabile, a condizione che siano rispettati alcuni paletti previsti dalla normativa per riqualificare l’organico e assumere nuovo personale.

Dal punto di vista economico, col contratto di espansione è riconosciuto un trattamento commisurato all’assegno pensionistico previsto a carico dell’azienda privatizzata. L’indennità è quindi corrisposta per 13 mensilità fino al perfezionamento della prima decorrenza utile della pensione di vecchiaia o anticipata.

In pensione a 62 anni

Chiarito quindi che anche i lavoratori appartenenti ad ex aziende pubbliche per le quali i versamenti contributivi avvengono nel Fondo Lavoratori Dipendenti (FPDL), vediamo chi può accedere ai contratti di espansione.

La legge di bilancio 2021 aveva abbassato il requisito dimensionale delle aziende da 1.000 a 250 unità. Il governo Draghi è però intervenuto ulteriormente a fine maggio 2021 (decreto Sostegni bis) abbassando ulteriormente il requisito dimensionale a 100 unità. Tale limite è però valido fino al 31 dicembre 2021, a meno che con la legge di bilancio 2022 non sia prorogato, come prevedibile.

Per i contratti di espansione, infatti, sono incrementate le disponibilità di fondi per consentire lo scivolo pensionistico. Si tratta nel complesso di 35 milioni di euro per il 2021, 91 milioni di euro per il 2022 e 50,5 milioni di euro per l’anno 2023.