Usando un termine molto diffuso nel sistema previdenziale e tra i politici, ovvero “flessibilità”, ecco come, per le pensioni anticipate del 2024 e 2025, anche il lavoratore può scegliere il momento della propria uscita. Sì, perché alcune misure si sposano perfettamente con le esigenze di alcuni lavoratori che possono decidere se ritirarsi subito o rimandare tutto al 2025.

Naturalmente, è essenziale fare bene i conti e comprendere i pro e i contro di questa scelta; ma già il fatto che si presenti come una scelta dimostra quanto un lavoratore possa decidere in base alle proprie necessità.

“Buonasera Gentile redazione di Investire Oggi. Ho un dubbio amletico perché potrei andare in pensione subito, con la quota 41 dei precoci e perfino con la quota 103. Ho 41 anni di contributi e sono una lavoratrice di 64 anni. Volevo capire se, sfruttando uno di questi due canali adesso, sia nettamente meno conveniente rispetto a una mia eventuale pensione nel 2025 con le anticipate ordinarie. Perché lavorando fino a febbraio 2025 potrei completare i 41,10 anni per le pensioni anticipate.”

Pensioni 2024 e 2025, l’età la scegli tu

Le pensioni anticipate, quota 41 e quota 103, sono tutte misure di pensionamento anticipato che necessitano, per essere sfruttate, di carriere lunghe con oltre 40 anni di contributi. È evidente che i lavoratori che vantano una carriera di questo tipo si trovano vicini alla pensione e possono sfruttare tutti e tre questi canali di uscita, uscendo un po’ prima o posticipando la pensione al raggiungimento di una carriera un po’ più lunga.

Naturalmente parliamo di soggetti in continuità di assunzione. E soprattutto, lavoratori che hanno già 41 anni di contributi oggi. Per loro, la scelta in alcuni casi è tra uscire nel 2024 o nel 2025.

Ecco chi ha la facoltà di scegliere tra l’anno 2024 e l’anno 2025 per andare in pensione

Per le donne soprattutto, la scelta c’è e può essere più semplice rispetto agli uomini.

Perché per le lavoratrici le pensioni anticipate ordinarie si possono prendere con un anno in meno di contributi da versare: da 42,10 anni che è la soglia per gli uomini, a 41,10 che è la soglia per le donne.

Quindi, una donna che ha 41 anni di contributi può scegliere di andare in pensione con la quota 41 per i lavoratori precoci (un anno versato prima dei 19 anni di età). Oppure può, nel caso in cui non rientri tra i precoci o in quelle particolari categorie della quota 41, passare a quota 103. Entrambe le misure permettono l’uscita dal lavoro subito, perché in entrambi i casi 41 anni è la soglia contributiva da centrare.

Da quota 41 a quota 103 e fino alle uscite ordinarie

Con 41 anni di contributi, chi rientra nelle categorie previste dalla quota 41 può andare in pensione. La prestazione si calcola senza penalizzazioni, tutto in base ai contributi accumulati e con le regole del sistema misto. Il disoccupato, però, deve essere privo di Naspi da almeno 3 mesi. E la Naspi presa interamente è obbligatoria, perché chi non è andato in disoccupazione indennizzata non può andare in pensione con la quota 41.

Chi invece assiste un parente stretto convivente e disabile grave da almeno 6 mesi può accedere alla quota 41 come caregiver. La stessa facoltà è concessa agli invalidi al 74% almeno, oppure a chi svolge un lavoro gravoso da 6 o 7 anni, rispettivamente negli ultimi 10 o 7 anni di lavoro. Se non si centrano questi requisiti, la quota 41 non può essere richiesta. E allora, ecco che con 41 anni di contributi si può scegliere la quota 103.

Il calcolo contributivo della pensione ma non solo, ecco le penalizzazioni della quota 103

In questo caso, nessun vincolo di platea, ma la pensione subisce un netto taglio per via del calcolo contributivo della prestazione. Inoltre, con quota 103 non si può andare in pensione con un trattamento maggiore di 4 volte il trattamento minimo INPS valido nell’anno di domanda.

Infine, sempre tra le penalizzazioni di quota 103, chi esce con questa misura deve rispettare il divieto di cumulo dei redditi da lavoro con i redditi da pensione. Infatti, l’unica attività che si può adottare per arrotondare la pensione è quella di lavoro autonomo occasionale. E solo se questa attività non supera i 5.000 euro di reddito per anno solare.

Per gli uomini pensioni anticipate più lontane, ecco perché

Per chi ha maturato 41 anni di contributi già oggi, queste due misure di cui abbiamo trattato nei paragrafi precedenti sono utilizzabili. Altrimenti, bisogna restare al lavoro e continuare a versare contributi (anche i figurativi vanno bene), per arrivare nel 2025 a 41 anni e 10 mesi di contributi.

Evidente che il 2025 diventa l’anno giusto di pensionamento solo per le donne. Perché per loro bastano 41 anni e 10 mesi di contributi per le pensioni anticipate ordinarie. E chi oggi ha 41 anni di versamenti, nel 2025 arriverebbe sicuramente a 41 anni e 10 mesi. Per gli uomini, le cui pensioni anticipate ordinarie si completano con 42 anni e 10 mesi di contributi, il 2025 diventa impossibile. E bisogna spostare l’attenzione a un eventuale pensionamento al 2026.