In Senato, poi di nuovo alla Camera per l’approvazione definitiva. Questo è l’iter della Legge di Bilancio 2024, con all’interno il classico pacchetto pensioni. E sono proprio le novità pensionistiche a tenere maggiormente banco. Perché l’attesa per gli interventi pensionistici era alta. Il tema della previdenza sociale è sempre caldo e non mancano le novità da sfruttare per poter andare in pensione l’anno venturo. Ecco una guida alle novità introdotte, che dovrebbero essere confermate tutte con l’approvazione definitiva della manovra.

Anche se non possiamo escludere cambiamenti e correttivi last minute. Oggi cerchiamo di fare il punto della situazione, rispondendo a diversi lettori che ci chiedono aggiornamenti riguardo alla novità che per le pensioni, verranno introdotte nel 2024.

Pensioni 2024: tra conferme e smentite, ecco tutte le novità, le misure e come andranno in pensione i lavoratori

Per le pensioni anticipate e di vecchiaia, ovvero per le cosiddette misure ordinarie, nulla cambierà nel 2024. Infatti si uscirà dal lavoro sempre a 67 anni di età con 20 anni di contributi con la quiescenza di vecchiaia. Invece, senza alcun limite anagrafico, si uscirà dal lavoro con le pensioni anticipate ordinarie una volta raggiunti i 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini ed esattamente un anno in meno per le donne. Nel 2024 ci saranno lavoratori che andranno in pensione con la nuova versione di quota 103. Parliamo sostanzialmente di persone che nel 2024 completeranno i 41 anni di contributi ed i 62 anni di età. Ma dovranno calcolare che la loro pensione sarà interamente contributiva, pertanto, fortemente penalizzata. Tuttavia ci sarà ancora chi godrà del privilegio di andare in pensione con la vecchia quota 103, cioè con un calcolo misto della prestazione. Parliamo di chi ha maturato entrambi i requisiti entro la fine del 2023.

La pensione in anticipo per i contributivi puri, ecco come nel 2024

Per i contributivi puri cambiano due regole di pensionamento.

Una novità li avvantaggia, un’altra li penalizza. Come tutti sanno, i contributivi puri sono coloro i quali hanno il primo contributo versato non antecedente il 1° gennaio 1996. Per loro la pensione di vecchiaia si centra a 71 anni di età con almeno 5 anni di contributi fino al 31 dicembre 2023. Perché sempre fino alla fine del corrente anno, per accedere alla pensione di vecchiaia alla pari dei contribuenti del sistema misto (primo versamento entro il 31 dicembre 1995), a 67 anni di età con 20 anni di contributi, bisogna raggiungere un importo della pensione pari a 1,5 volte l’assegno sociale, Un vincolo che verrà meno dal 2024. Pertanto, dal primo gennaio prossimo, tutti i lavoratori, a prescindere da quando hanno iniziato la carriera contributiva, potranno lasciare il lavoro raggiungendo almeno 67 anni di età ed almeno 20 anni di contributi.

Un requisito sale per chi non ha versamenti nel sistema retributivo

Per la pensione anticipata contributiva, anche questa, una misura destinata ai contributivi puri, succederà l’esatto opposto. Il vincolo della pensione minima che a 67 anni viene eliminato, a 64 anni si inasprisce. Infatti fino al 31 dicembre servirà una pensione pari ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale per poter uscire dal lavoro a 64 anni di età con 20 anni di contributi. Nel 2024 invece servirà una pensione pari ad almeno 3 volte l’assegno sociale. Solo per le donne con un figlio avuto, la pensione si centra a 64 anni di età se di importo pari a 2,8 volte l’assegno sociale. Se invece i figli sono 2 o più di 2, il limite scende a 2,6 volte l’assegno sociale.

Anticipo sociale, di cosa si tratta e come cambia la misura nel 2024

Ape sociale a 63 anni e 5 mesi di età nel 2024 e non a 63 anni. Questa la novità invece che accompagna l’Anticipo pensionistico sociale. Misura appannaggio sempre di disoccupati che hanno terminato la NASPI, invalidi civili in misura pari ad almeno il 74%, caregiver che assistono e convivono con un parente disabile grave da almeno 6 mesi e lavoratori addetti alle mansioni gravose da 6 degli ultimi 7 anni di carriera o da 7 degli ultimi 10 anni.

Serviranno per i lavori gravosi 36 anni di contributi, per le altre categorie 30 anni (anche se c’è sempre la possibilità che si arrivi ad un requisito contributivo unico di 36 anni per tutti).

Novità anche per le lavoratrici

Per la nuova opzione donna un anno in più di età anagrafica, questo ciò che viene introdotto con la manovra per il regime contributivo sperimentale per le lavoratrici. la conferma della misura infatti porta in dote un inasprimento dell’età minima di uscita. Possono lasciare il lavoro le lavoratrici che compiono entro la fine del 2023, almeno 61 anni di età. Età che si riduce a 60 anni per le donne che hanno avuto un figlio ed a 59 anni per quelle che hanno avuto almeno due figli. I contributi da completare, sempre entro la fine del 2023 sono pari a 35 anni. la misura si rivolge sempre a invalide civili in misura pari ad almeno al 74%, a caregiver che da almeno 6 mesi assistono parenti disabili con cui convivono, lavoratrice licenziate o dipendenti di imprese in crisi. la misura resta ancorata al calcolo interamente contributivo.